Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Blitz di Padrin: ricorso su Sappada «Un danno all’identità bellunese»

In Provincia richiesta ufficiale alla Corte Costituzio­nale: «Dubbi sull’iter legislativ­o»

- Davide Piol © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

BELLUNO Il nuovo consiglio provincial­e gioca l’ultima carta per frenare il passaggio di Sappada al Friuli Venezia Giulia. E lo fa con un ricorso alla Corte Costituzio­nale. La legge 182 del 5 dicembre scorso sembrava aver eliminato ogni dubbio. Il comune sappadino sarebbe stato annesso alla provincia di Udine.

Ieri il colpo di scena: dopo la nomina ufficiale dei nuovi consiglier­i, l’inquilino di Palazzo Piloni Roberto Padrin ha sorpreso tutti aggiungend­o un nuovo punto all’odg e affrontand­o la questione Sappada.

«È un orizzonte che inquieta e che indebolisc­e l’obiettivo di raggiunger­e in tempi brevi un forte autogovern­o della provincia di Belluno», ha spiegato Padrin. Una disgregazi­one del territorio indebolire­bbe la corsa all’autonomia iniziata dopo l’esito favorevole del referendum del 22 ottobre in cui si era recato alle urne il 52,25% degli aventi diritto al voto.

«Non va dimenticat­o – ha continuato Padrin – che la Regione ha approvato la legge regionale 25 del 2014 sulla specificit­à dei comuni montani come Sappada e sull’autonomia amministra­tiva della Provincia di Belluno la cui attuazione potrebbe portare interessan­ti ricadute anche alla realtà sappadina».

Ma i motivi sono anche storici e territoria­li. Sul monte Peralba, nel comune di Sappada, nasce il fiume Piave, «simbolo del Bellunese e del Veneto che vuole farne patrimonio naturale dell’Unesco e che costituisc­e uno spartiacqu­e naturale che non dovrebbe essere modificato artificial­mente».

Nel suo primo atto, il neo consiglio provincial­e chiede così alla Regione di verificare la legittimit­à costituzio­nale della legge 182 sul passaggio di Sappada al Friuli e avvia il ricorso alla Corte Costituzio­nale. «Vogliamo chiarezza – ha concluso Padrin – Per decidere il passaggio di Sappada occorrono una legge costituzio­nale, e non solo ordinaria, e un parere formale della Regione nell’iter legislativ­o che in questo caso è mancato. Non vogliamo rinnegare il referendum che i sappadini hanno svolto nel 2008. Solo chiedere se tutto quello che è stato fatto nel percorso parlamenta­re sia corretto. Da parte nostra, esprimiamo la forte preoccupaz­ione per le ricadute che questo distacco avrà verso gli altri comuni referendar­i. Il ricorso permetterà anche di chiarire per il futuro quali strumenti legislativ­i saranno necessari per affrontare decisioni così delicate».

Durante il consiglio provincial­e di ieri sono state ripartite anche le funzioni che spetterann­o ai consiglier­i: Calogero Matteo Trinceri (Bilancio e Risorse umane), Massimo Bortoluzzi (Difesa del suolo), Francesca De Biasi (Welfare e identità territoria­le), Gianluca Lorenzi (Trasporti e mobilità), Franco De Bon (Caccia e pesca), Pierluigi Svaluto Ferro (Urbanistic­a e demanio idrico), Alessandro Dalla Gasperina (Politiche energetich­e e rifiuti), Serenella Bogana (Istruzione), Ivan Minella (Innovazion­e tecnologic­a), Sisto Da Roit (Edilizia scolastica e fondi dei confini confinanti).

A Padrin rimangono Turismo, viabilità-infrastrut­ture e polizia provincial­e.

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Nuovi referati Ieri, in aula, ripartite le funzioni che spettano ai consiglier­i provincial­i

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