Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Blitz di Padrin: ricorso su Sappada «Un danno all’identità bellunese»
In Provincia richiesta ufficiale alla Corte Costituzionale: «Dubbi sull’iter legislativo»
BELLUNO Il nuovo consiglio provinciale gioca l’ultima carta per frenare il passaggio di Sappada al Friuli Venezia Giulia. E lo fa con un ricorso alla Corte Costituzionale. La legge 182 del 5 dicembre scorso sembrava aver eliminato ogni dubbio. Il comune sappadino sarebbe stato annesso alla provincia di Udine.
Ieri il colpo di scena: dopo la nomina ufficiale dei nuovi consiglieri, l’inquilino di Palazzo Piloni Roberto Padrin ha sorpreso tutti aggiungendo un nuovo punto all’odg e affrontando la questione Sappada.
«È un orizzonte che inquieta e che indebolisce l’obiettivo di raggiungere in tempi brevi un forte autogoverno della provincia di Belluno», ha spiegato Padrin. Una disgregazione del territorio indebolirebbe la corsa all’autonomia iniziata dopo l’esito favorevole del referendum del 22 ottobre in cui si era recato alle urne il 52,25% degli aventi diritto al voto.
«Non va dimenticato – ha continuato Padrin – che la Regione ha approvato la legge regionale 25 del 2014 sulla specificità dei comuni montani come Sappada e sull’autonomia amministrativa della Provincia di Belluno la cui attuazione potrebbe portare interessanti ricadute anche alla realtà sappadina».
Ma i motivi sono anche storici e territoriali. Sul monte Peralba, nel comune di Sappada, nasce il fiume Piave, «simbolo del Bellunese e del Veneto che vuole farne patrimonio naturale dell’Unesco e che costituisce uno spartiacque naturale che non dovrebbe essere modificato artificialmente».
Nel suo primo atto, il neo consiglio provinciale chiede così alla Regione di verificare la legittimità costituzionale della legge 182 sul passaggio di Sappada al Friuli e avvia il ricorso alla Corte Costituzionale. «Vogliamo chiarezza – ha concluso Padrin – Per decidere il passaggio di Sappada occorrono una legge costituzionale, e non solo ordinaria, e un parere formale della Regione nell’iter legislativo che in questo caso è mancato. Non vogliamo rinnegare il referendum che i sappadini hanno svolto nel 2008. Solo chiedere se tutto quello che è stato fatto nel percorso parlamentare sia corretto. Da parte nostra, esprimiamo la forte preoccupazione per le ricadute che questo distacco avrà verso gli altri comuni referendari. Il ricorso permetterà anche di chiarire per il futuro quali strumenti legislativi saranno necessari per affrontare decisioni così delicate».
Durante il consiglio provinciale di ieri sono state ripartite anche le funzioni che spetteranno ai consiglieri: Calogero Matteo Trinceri (Bilancio e Risorse umane), Massimo Bortoluzzi (Difesa del suolo), Francesca De Biasi (Welfare e identità territoriale), Gianluca Lorenzi (Trasporti e mobilità), Franco De Bon (Caccia e pesca), Pierluigi Svaluto Ferro (Urbanistica e demanio idrico), Alessandro Dalla Gasperina (Politiche energetiche e rifiuti), Serenella Bogana (Istruzione), Ivan Minella (Innovazione tecnologica), Sisto Da Roit (Edilizia scolastica e fondi dei confini confinanti).
A Padrin rimangono Turismo, viabilità-infrastrutture e polizia provinciale.