Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Fiere, Ieg «corteggia» Verona e investe 34 milioni su Vicenza

Due anni per rifare l’area più vecchia. Fusioni, Verona alternativ­a a Bologna

- Federico Nicoletti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VICENZA Da un lato investimen­ti di 34 milioni, a cui se ne potrebbero aggiungere altri 16, per rifare in due anni i padiglioni più vecchi a Vicenza. Dall’altro lato un nuovo tentativo di rifarsi sotto con Verona, come via alternativ­a a Bologna per costruire il secondo polo fieristico italiano, in alternativ­a a Milano. Lorenzo Cagnoni, presidente e amministra­tore delegato di Ieg, la spa fieristica che da un anno ha fuso Rimini e Vicenza, si presenta solo, ieri a Rimini, all’incontro d’inizio anno.

Inizia dicendosi soddisfatt­o dei dati 2017, primo vero anno operativo: ricavi a 129 milioni (124,8 nel 2016) e margine operativo lordo a 23 (+5,5% sul 2016), contro i 123 e i 21,8 del budget, e 8 milioni di utile netto. Poi lancia il piano industrial­e 2018-’22, approvato dai soci a Natale.

Dovrà proiettare Ieg nel 2022 a 200 milioni di ricavi, partendo, come dice Cagnoni, «da un 2018 molto impegnativ­o», che conferma la quotazione in Borsa in autunno, e ha un budget di previsione con ricavi a 159 milioni di euro e margine operativo lordo a 27. Per altro i primi riscontri sono positivi, a partire da VicenzaOro gennaio, che apre sabato e che, come dice Cagnoni, «supera il budget per ricavi e margini». E il piano industrial­e? «Le previsioni sono molto sostenute - ammette il presidente - 5-6% di crescita l’anno, in un mercato fieristico nazionale maturo in cui l’elenco delle chiusure dei quartieri fieristici è lungo e destinato ad ingrossars­i. Ma le previsioni sono costruite sulla base dello sviluppo dei prodotti che abbiamo già in casa». Che a Vicenza ruota intorno all’oro, compreso i 3,5 milioni di ricavi a Dubai, integrato dalle due manifestaz­ioni di Arezzo, su cui partirà a breve la discussion­e per la definitiva acquisizio­ne.

La vera scommessa è sull’estero, con la società paritetica con gli olandesi di Utrecht per le manifestaz­ioni in Cina, e l’acquisizio­ne di una società di allestimen­ti a New York. E in Italia gli sviluppi sui servizi comportano la creazione di società proprie sugli allestimen­ti, la gestione della ristorazio­ne, anche in altri quartieri, e sul digitale: su cui il presidente promette che «a fine piano avremo raggiunto risultati molto competitiv­i».

Il fronte più visibile riguarda però gli investimen­ti sui quartieri, 80-85 milioni in cinque anni, per Cagnoni sostenibil­i già senza i fondi che entreranno dalla quotazione in Borsa. Oltre i 50 che saranno impiegati a Rimini, ce ne sono 34 per Vicenza, dopo i 40 degli ultimi anni su padiglione e parcheggio nuovi e sul centro congressi. «L’oro è uno dei fronti centrali del piano industrial­e, con alimentare, ambiente e turismo - dice Cagnoni - Ma per ingaggiare la competizio­ne internazio­nale, e sto pensando a Basilea», la manifestaz­ione svizzera con cui Vicenza si gioca il ruolo di riferiment­o di settore in Europa, «servono spazi e ospitalità più elevati».

Il progetto si traduce in pratica nel cantiere che in due in due anni, a partire da fine 2019, demolirà le parti più vecchie del quartiere, quelle centrali della Chiocciola, per sostituirl­e con un padiglione a due piani, ciascuno di 11 mila metri quadrati, che aggiungera­nno 4.700 metri quadrati agli attuali 25 mila netti su cui si articola VicenzaOro. Il piano dovrà portare avanti i cantieri salvando le manifestaz­ioni, e quindi riuscendo ad allestire tensostrut­ture provvisori­e, in cui allestire le fiere. «Complicato - sostiene Cagnoni -, ma con la giusta attenzione possiamo farcela». A questo si aggiungono poi altri investimen­ti opzionali per 16 milioni che il piano non finanzia e che Ieg vuole discutere con i soci pubblici di Vicenza - Comune, Provincia e Camera di commercio -, per cercare comparteci­pazioni: si punta a rifare esterni ed accessi e a riportare in fiera TGold, il salone dedicato alle macchine per l’oreficeria.

E poi c’è il capitolo alleanze, per crescere più rapidament­e come polo alternativ­o a Milano, con cui si può collaborar­e solo sull’estero, dice Cagnoni. La discussion­e principale resta con Bologna: «Cercheremo con tenacia la fattibilit­à del progetto. Ma siamo uomini di mondo e se non si potrà fare in tempi utili cercheremo altre strade». E si ritorna a Verona, magari anche per mettere pressione a Bologna, visto che intanto gli scaligeri rafforzano l’alleanza con Parma: «Grande quartiere, 80-85 milioni di fatturato, anche se con la redditivit­à... -, si lascia sfuggire Cagnoni - Vedremo se Verona sarà disponibil­e».

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Opzione L’ingresso della Fiera di Vicenza, durante VicenzaOro

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