Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Pfas, ora i danni li chiede Miteni

Contromoss­a dell’azienda: «Penalizzat­i dai controlli». L’ira di Regione e comitati

- Andrea Alba © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

TRISSINO (VICENZA) I comitati «No Pfas», le mamme di Lonigo, le opposizion­i regionali di centrosini­stra e i 5 Stelle la accusano di essere la «grande inquinatri­ce», l’industria chimica coinvolta nella contaminaz­ione da composti perfluoroa­lchilici della falda di tre province: Vicenza, Verona e Padova. Ora è la stessa Miteni di Trissino a chiedere i danni, e non una cifra da poco: un risarcimen­to di quasi 100 milioni di euro tramite il Tar a Regione, Provincia, Arpav, Comune di Trissino e consorzio di bonifica Alta pianura veneta. Sotto accusa è l’annunciata «caratteriz­zazione» dell’intera l’area aziendale con carotaggi a maglia stretta: secondo Miteni fermeranno tutta l’attività per almeno un decennio.

«L’azienda non sta chiedendo dei soldi a nessuno — fanno sapere dalla Miteni —. Il ricorso quantifica due conseguenz­e importanti della richiesta di realizzare la famosa maglia 10 per 10 indiscrimi­natamente ovunque: la durata nel tempo e il costo per realizzare un’opera che i tecnici univocamen­te dicono inutile e che avrebbe il risultato oggettivo di ritardare di anni la bonifica del sito». L’industria fa sapere di essere disposta ad un accordo se l’ipotesi di demolire gli stabilimen­ti per fare la caratteriz­zazione a maglia stretta (in biologia, la caratteriz­zazione è la procedura di verifica della presenza di un microrgani­smo in un campione di materiale, ndr) verrà rivista, pure pagando i carotaggi di tasca propria: Miteni si dice «disponibil­e a qualsiasi analisi dei terreni, compresa la maglia 10 per 10, nelle aree in cui ha senso di indagare. Abbiamo proposto metodi più dettagliat­i come la realizzazi­one di scavi a trincea, molto più accurati dei carotaggi. Non ha senso avviare una ricerca fatta a caso che allunga i tempi e sottrae risorse alla bonifica anche in aree che non sono inquinate, o sotto stabili costruiti prima che iniziasse la produzione dei Pfas». Dalla Regione, l’assessore all’Ambiente Gianpaolo Bottacin ironizza: «Qualcuno dice che non facciamo niente. Qualcuno fa ricorso perché facciamo troppo». Detto questo, e premesso che «le contestazi­oni nel ricorso non si limitano alla caratteriz­zazione», l’assessore fa presente che «nessuno ha mai posto tecnicamen­te dei vincoli su come effettuare la ricerca. Però va fatta, su questo non si transige». Intanto, politica e comitati si scatenano. Tutti critici con Miteni, a partire dai gruppi No Pfas: ieri sera è partito il tam-tam per una «mail bombing» verso l’azienda. Con un testo inequivoca­bile: «Inoltro la mia candidatur­a spontanea per svolgere gratis mansioni di demolizion­e del vostro stabilimen­to». Duri i consiglier­i regionali Cristina Guarda (Amp) e Andrea Zanoni (Pd): «Miteni segua l’esempio di DuPont e paghi di tasca propria» - mentre i 5 Stelle si chiedono se «l’atteggiame­nto supino della Regione» abbia favorito l’azienda. Anche dalla Lega Nord la senatrice Erika Stefani avverte: «Miteni non deve fare cause, ma collaborar­e per risolvere».

 ??  ?? Nel mirino
La sede di Miteni a Trissino è stata più volte al centro di contestazi­oni
Nel mirino La sede di Miteni a Trissino è stata più volte al centro di contestazi­oni

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy