Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Il carabiniere Fanigliulo si difende «Multa pagata con i miei soldi»
Il processo per la sanzione versata «in amicizia» dal capo dei vigili di Lentiai
BELLUNO «Ancora oggi non so chi si trovasse alla guida della mia auto». Sono state le prime parole ieri del maresciallo Cosimo Fanigliulo a processo per abuso d’ufficio, omissione d’atti d’ufficio, falso in atto pubblico, arresto illegale e lesioni volontarie. Oltre a lui sono imputati il comandante della polizia locale di Lentiai, Fabio Cavalet, il sindaco di Lentiai Armando Vello e i carabinieri Nicola Eramo e Giovanni Agricola.
La vicenda dell’ex comandante della stazione dei carabinieri a Mel, ora vice-comandante nel Trevigiano a Nervesa Della Battaglia, era iniziata nel settembre 2013 quando Fanigliulo aveva preso una multa da 168 euro per eccesso di velocità a Lentiai. «Il 17 dicembre Cavalet venne nel mio ufficio e mi portò la multa — ha raccontato Fanigliulo — Lo ringraziai. All’inizio non gli diedi peso, avevo altre questioni importanti da sbrigare. Dissi agli altri carabinieri: “vedete cos’è l’amicizia”, ma senza vantarmi”».
La multa non era stata pagata. A frenare Fanigliulo l’imbarazzo di dover andare di persona a saldare il debito. Dopo due mesi si erano rivisti. Cavalet si era offerto di andarla a pagare lui stesso e così aveva fatto. Il carabiniere gli avrebbe dato i soldi in un secondo momento. L’altra sanzione, per non aver dichiarato chi era alla guida del veicolo, non era arrivata, ma questo non aveva insospettito il carabiniere. «A dicembre Cavalet mi disse che era indagato — ha continuato Fanigliulo — Aveva detto che era lui alla guida, non ne sapevo nulla. Era un periodo in cui ci frequentavamo molto e ogni tanto usava la mia auto. Non so chi l’abbia guidata quel pomeriggio. Io ero al lavoro. Avvisai subito il comandante della stazione di Feltre La Chimia dell’accaduto». Poi la convocazione nell’ufficio del sindaco di Lentiai, Fabio Cavalet che era stato interrogato dal procuratore Pavone il giorno precedente come persona informata sui fatti. Solo in quell’occasione avrebbe capito di essere indagato.
A Fanigliulo è stato chiesto di chiarire anche come mai il memoriale dei turni di servizio della sua stazione a Mel evidenziava discrepanze tra gli orari di servizio dichiarati e quelli effettivi. Il procuratore Pavone era ricorso ai tabulati telefonici e alle intercettazioni per ricostruire i suoi movimenti. «Le celle telefoniche non prendono sempre la posizione esatta — si è difeso il carabiniere — Dei turni sono stati trascritti male. Alcune volte ero in servizio e non è stato segnato. Altre facevo dei turni la notte e non riuscivo ad arrivare alle 8.30. Poi non aggiornavo il memoriale. È stata una mia negligenza».
E il venditore ambulante africano Lucky Osarenkhoe che secondo l’accusa sarebbe stato arrestato illegalmente e picchiato? «Non gli ho mai tirato un calcio né messo le mani addosso» ha risposto Fanigliulo. Si proseguirà il 15 marzo con gli ultimi testimoni della difesa.