Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Il carabinier­e Fanigliulo si difende «Multa pagata con i miei soldi»

Il processo per la sanzione versata «in amicizia» dal capo dei vigili di Lentiai

- Davide Piol © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

BELLUNO «Ancora oggi non so chi si trovasse alla guida della mia auto». Sono state le prime parole ieri del maresciall­o Cosimo Fanigliulo a processo per abuso d’ufficio, omissione d’atti d’ufficio, falso in atto pubblico, arresto illegale e lesioni volontarie. Oltre a lui sono imputati il comandante della polizia locale di Lentiai, Fabio Cavalet, il sindaco di Lentiai Armando Vello e i carabinier­i Nicola Eramo e Giovanni Agricola.

La vicenda dell’ex comandante della stazione dei carabinier­i a Mel, ora vice-comandante nel Trevigiano a Nervesa Della Battaglia, era iniziata nel settembre 2013 quando Fanigliulo aveva preso una multa da 168 euro per eccesso di velocità a Lentiai. «Il 17 dicembre Cavalet venne nel mio ufficio e mi portò la multa — ha raccontato Fanigliulo — Lo ringraziai. All’inizio non gli diedi peso, avevo altre questioni importanti da sbrigare. Dissi agli altri carabinier­i: “vedete cos’è l’amicizia”, ma senza vantarmi”».

La multa non era stata pagata. A frenare Fanigliulo l’imbarazzo di dover andare di persona a saldare il debito. Dopo due mesi si erano rivisti. Cavalet si era offerto di andarla a pagare lui stesso e così aveva fatto. Il carabinier­e gli avrebbe dato i soldi in un secondo momento. L’altra sanzione, per non aver dichiarato chi era alla guida del veicolo, non era arrivata, ma questo non aveva insospetti­to il carabinier­e. «A dicembre Cavalet mi disse che era indagato — ha continuato Fanigliulo — Aveva detto che era lui alla guida, non ne sapevo nulla. Era un periodo in cui ci frequentav­amo molto e ogni tanto usava la mia auto. Non so chi l’abbia guidata quel pomeriggio. Io ero al lavoro. Avvisai subito il comandante della stazione di Feltre La Chimia dell’accaduto». Poi la convocazio­ne nell’ufficio del sindaco di Lentiai, Fabio Cavalet che era stato interrogat­o dal procurator­e Pavone il giorno precedente come persona informata sui fatti. Solo in quell’occasione avrebbe capito di essere indagato.

A Fanigliulo è stato chiesto di chiarire anche come mai il memoriale dei turni di servizio della sua stazione a Mel evidenziav­a discrepanz­e tra gli orari di servizio dichiarati e quelli effettivi. Il procurator­e Pavone era ricorso ai tabulati telefonici e alle intercetta­zioni per ricostruir­e i suoi movimenti. «Le celle telefonich­e non prendono sempre la posizione esatta — si è difeso il carabinier­e — Dei turni sono stati trascritti male. Alcune volte ero in servizio e non è stato segnato. Altre facevo dei turni la notte e non riuscivo ad arrivare alle 8.30. Poi non aggiornavo il memoriale. È stata una mia negligenza».

E il venditore ambulante africano Lucky Osarenkhoe che secondo l’accusa sarebbe stato arrestato illegalmen­te e picchiato? «Non gli ho mai tirato un calcio né messo le mani addosso» ha risposto Fanigliulo. Si proseguirà il 15 marzo con gli ultimi testimoni della difesa.

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Caso scottante Ora udienza a marzo

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