Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

A Venezia la musica di Etnoborder Ritmi senza confini

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Al via Etnoborder, il nuovo festival veneziano che racconta le diverse declinazio­ni della musica etnica contempora­nea. In scena oggi alle Sale Apollinee del teatro La Fenice il quintetto guidato dai due giovani fratelli tunisini Amine M’raihi (oud) e Hamza M’raihi (kanoun), con il violinista indiano Baiju Bhatt, il sassofonis­ta svizzero Valentin Conus e il suonatore di tabla indiano Prabhu Edouard (ore 18, info www.venetojazz.com).

I due fratelli, accomunati dalla passione per gli strumenti a corda della tradizione musicale araba, hanno sviluppato uno stile che incrocia la musica tradiziona­le del loro Paese con la musica classica occidental­e, jazz, flamenco, musica tradiziona­le indiana, persiana e di molte altre tradizioni.

Amine e Hamza (nella foto), diplomati in musica orientale, hanno ottenuto il premio nazionale di oud, il liuto arabo, e kanoun, strumento a corde pizzicate come il salterio. Suonano sia composizio­ni classiche che originali, riferendos­i alla musica arabo-andalusa che nelle diverse aeree del Maghreb acquisisce particolar­ità espressive e nomi differenti. L’ultimo album «Fertile paradoxes» è in vetta alle classifich­e internazio­nali di world music.

L’appuntamen­to successivo di Etnoborder è fissato il 3 febbraio alle 17.30 nel museo di Palazzo Grimani e avrà protagonis­ta il Trio Squelini in scena con la violoncell­ista Ditta Rohmann.

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 ??  ?? A sinistra, Amine M’raihi (oud) e Hamza M’raihi (kanoun), protagonis­ti oggi di «Etnoborder» alle Sale Apollinee A destra, Luciano Zarotti «La stanza» (1974)
A sinistra, Amine M’raihi (oud) e Hamza M’raihi (kanoun), protagonis­ti oggi di «Etnoborder» alle Sale Apollinee A destra, Luciano Zarotti «La stanza» (1974)

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