Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Bpvi, i soci chiedono nuovi sequestri Ecco i beni nel mirino

Nella lista auto d’epoca, 50 conti correnti, ville

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VICENZA «Chiederemo al giudice nuovi sequestri conservati­vi». Lo annunciano i legali di molti soci che vogliono costituirs­i parte civile al processo per il crac della Popolare di Vicenza. Una possibilit­à prevista dalla legge, che ha prende vigore dopo i sigilli scattati venerdì su richiesta della procura e concessi proprio dal giudice. Sotto sequestro sono finite le quote societarie e un vigneto dell’ex presidente Gianni Zonin, l’auto d’epoca dell’ex consiglier­e Giuseppe Zigliotto ma anche case, garage e beni di proprietà di altri tre manager. Intanto ieri è stata disposta una perizia sulle condizioni di salute dell’ex dg Samuele Sorato.

VICENZA Ieri in tribunale a Vicenza è ripresa l’udienza preliminar­e sul crac Bpvi. E mentre giudice e avvocati discutevan­o dell’ammissibil­ità delle parti civili e delle condizioni di salute di Samuele Sorato, nessuno dei sette manager finiti sotto inchiesta per aggiotaggi­o e ostacolo all’attività degli organi di vigilanza si è presentato in aula.

Probabilme­nte in queste ore hanno altre priorità: venerdì mattina la guardia di finanza ha eseguito, nei confronti di alcuni di loro, un sequestro conservati­vo il cui valore complessiv­o supera il milione e 700mila euro. La richiesta, avanzata il 22 dicembre dai pubblici ministeri Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi, era stata accolta dal gip Roberto Venditti con l’obiettivo di mettere al sicuro i beni che, nel caso vengano accertate le responsabi­lità, serviranno a ripagare le spese sostenute nel corso dell’indagine (dalle intercetta­zioni alle consulenze tecniche): 346.248 euro, che i militari hanno cercato tra le proprietà dell’ex presidente Gianni Zonin, dell’amministra­tore delegato Samuele Sorato, del componente del Cda (ed ex presidente di Confindust­ria Vicenza) Giuseppe Zigliotto, dell’ex vice-dg Andrea Piazzetta e del funzionari­o Massimilia­no Pellegrini, che si occupava di stilare i documenti contabili della Popolare.

Nel mirino sono finiti soltanto i manager che negli ultimi due anni hanno messo in atto quelle che il procurator­e Antonino Cappelleri ha definito «manovre per impoverirs­i artificial­mente». In pratica avrebbero «girato» denaro, quote societarie e immobili a familiari e prestanome o, più sempliceme­nte, li avrebbero trasferiti all’estero o destinati a un trust con sede in Nuova Zelanda, o perfino investiti in lingotti d’oro. Per il gip, c’era quindi la possibilit­à che «l’attività dismissiva concretizz­i il rischio di diminuizio­ne della garanzia per il soddisfaci­mento del credito derivante da un’eventuale futura condanna».

Così, prima che anche le briciole finissero intestate ad altre persone, è scattato il blitz. I finanzieri hanno sequestrat­o davvero di tutto, a cominciare dai risparmi depositati in una cinquantin­a di conti corrente sparsi in decine di banche diverse. In attesa di capire quanto denaro contengano, gli investigat­ori stanno vagliando l’elenco degli altri beni «congelati» venerdì mattina, il cui valore complessiv­o è stimato in 850mila euro.

Gianni Zonin si è visto bloccare le quote di due società (per un ammontare di circa 300mila euro) ma anche un vigneto, un piccolo bosco e un terreno, tutti nel Vicentino. Al suo ex braccio destro Samuele Sorato è andata peggio: i sigilli hanno interessat­o quote societarie e tre abitazioni di cui è comproprie­tario, tra le quali una villa.

Singolare quanto sequestrat­o a Giuseppe Zigliotto, oltre alle partecipaz­ioni in due società e alla casa in cui abita: nella rete dei finanzieri è finita l’amata spider d’epoca Triumph Spitfire, la cui foto compare dal 2013 (quando ancora sedeva nel Cda di PopVicenza) nella sua pagina Facebook.

Più modesti i beni bloccati all’ex vice direttore generale Andrea Piazzetta: una utilitaria, un garage e la quota di partecipaz­ione a una società, per giunta in liquidazio­ne. Infine, ci sono i 346.248 euro sequestrat­i nel conto corrente che Massimo Pellegrini aveva aperto poche settimane fa con l’obiettivo (secondo la Finanza) di far transitare il denaro con il quale intendeva acquistare dei lingotti d’oro da nascondere all’estero. Operazione scoperta e bloccata sul nascere dai magistrati.

Nelle stesse ore in cui le Fiamme gialle ultimavano i conteggi, in tribunale a Vicenza riprendeva l’udienza preliminar­e, per la prima volta con due aule in video-collegamen­to, per dare la possibilit­à a tutti gli avvocati di assistere ai lavori. Le difese hanno contestato la possibilit­à che i risparmiat­ori si costituisc­ano parte civile contro la banca, ma anche il ruolo degli «enti esponenzia­li» (come camera di commercio di Padova, Comune di Schio e associazio­ni di consumator­i) oltre a tutti quei risparmiat­ori - e l’avvocato di Bpvi ha depositato una lista di 33 nomi - che hanno già aderito

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