Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Massimo e l’imprudenza fatale «Metà dei morti senza cinture»
L’appello della polizia dopo la tragedia del 18enne di San Fior
Non sono ancora stati fissati i funerali di Massimo Pizzol, il 18enne di San Fior rimasto ucciso nel tremendo schianto frontale avvenuto all’alba di domenica lungo la Pontebbana. E mentre, fortunatamente, migliorano le condizioni dell’amico Riccardo Covre, che viaggiava con lui, è stata chiarita la dinamica dell’incidente, provocato da una brusca sterzata di Massimo che, mentre viaggiava lungo via Europa, ha improvvisamente portato la sua Fiat Punto al centro della carreggiata opposta. Probabilmente voleva svoltare nel parcheggio di un locale di kebab aperto tutta la notte, ma ha calcolato male i tempi: ha sterzato troppo presto, finendo con lo scontrarsi frontalmente con una Peugeot 208 condotta da un 28enne di Pordenone.
L’impatto è stato inevitabile, le due auto, a causa dell’urto, sono rimbalzate all’indietro di qualche metro ruotando su loro stesse. Ad avere la peggio è stato Massimo Pizzol che, come accertato dagli agenti della polizia stradale, non indossava le cinture di sicurezza. E questa imprudenza potrebbe essergli costata la vita. La violenza dell’impatto, infatti, lo ha scagliato in avanti facendogli sbattere la testa contro il parabrezza, infrannegli gendolo. Un colpo violentissimo che gli ha provocato lesioni che lo hanno ucciso praticamente all’istante. A nulla, infatti, sono valsi i soccorsi del Suem 118. Riccardo Covre, coetaneo e amico di sempre che viaggiava accanto a lui, la cintura invece la indossava e questo gli ha salvato la vita. È stato ricoverato all’ospedale di Conegliano per un grave politrauma e la prognosi è riservata, ma non corre pericolo di vita. Ferito in modo grave anche il 28enne, ricoverato a Vittorio Veneto e non in pericolo di vita. Anche il friulano indossava la cintura.
Ed è proprio questo elemento ad indurre il dirigente della Polizia stradale di Treviso a lanciare un appello: «Di tre persone coinvolte, le due che indossavano regolarmente la cintura sono sopravvissute, e questo è un dato incontrovertibile – spiega Alessandro De Ruosi -. Purtroppo il mancato uso delle cinture di sicurezza sta diventando una delle principali cause di mortalità nei sinistri stradali. In provincia di Treviso, il 50 per cento delle vittime degli incidenti verificatisi nel 2017 non le indossava. Mentre se valutiamo il dato relativo ai feriti incidenti, vediamo che la percentuale di chi non le indossava scende all’8 per cento (45 su 650 incidenti): questo significa che indossare le cinture ha salvato molte vite».
Nello stesso modo è morta, a dicembre, Federica Brollo la 20enne nuotatrice sincronette di Caerano San Marco che viaggiava con il fidanzato Francesco Zilio. La giovane ha sbattuto la testa contro il parabrezza, proprio come Massimo. Così come Cristina Bolgar e Odilia Rusti, ballerine 30enni del Lap Dance di Oderzo, decedute per il trauma cranico provocato dai colpi contro il montante della loro auto, uscita di strada a Ponte di Piave il 30 marzo scorso.
Anche il padre di Massimo, Flavio Pizzol, ha voluto lanciare un appello ai giovani e agli amici del figlio: «Ragazzi, non rischiate. Allacciate sempre le cinture di sicurezza».
Il 18enne, che studiava all’Ipsia di Vittorio Veneto, lascia anche la mamma Sabrina e il fratello maggiore Marco. L’incidente mortale di San Fior è stato solo uno dei tanti che hanno funestato il fine settimana nel Trevigiano, con dieci persone ferite (fra cui una mamma con il figlio di 15 anni) fortunatamente non gravi.