Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Mion: «Incagli, investo nel fondo salva-aziende»

Ex popolari, Veneto Sviluppo criticata dagli artigiani: «Soluzione anche per le Pmi»

- Di Federico Nicoletti

«Pronto a investire». Gianni Mion (in foto) conferma di far parte del progetto del fondo per salvare le imprese con i crediti incagliati delle ex popolari.

VENEZIA «Non sarà facile, ma bisogna tentare». Anche investendo in prima persona? «Certo, dovrò farlo. Fa parte delle regole del gioco esserci, se vuoi spingere una partita». Conferma lo stato dell’arte sul fondo per salvare le imprese impigliate nel limbo dei crediti incagliati di Bpvi e Veneto Banca, Gianni Mion, manager di lungo corso nella Edizione dei Benetton ed ultimo presidente di Bpvi. Il giorno dopo l’uscita del presidente di Veneto Sviluppo, Fabrizio Spagna, che ha ufficializ­zato il progetto della finanziari­a regionale con la consulenza di Banca Leonardo a cui è legato Mion, il manager pensa già ai primi incontri operativi per la prossima settimana: «Leonardo sta studiando l’idea di Veneto Sviluppo. C’è da mettere insieme progetto e programma, management, regole e condizioni. Lavoro monumental­e. E d’altra parte dobbiamo andare a chiedere soldi al mercato».

L’idea di partenza messa sul tavolo da Spagna e Mion è un fondo - 200 milioni di prima raccolta, 400 obiettivo finale - per intervenir­e con bond subordinat­i nelle aziende tra 10 e 100 milioni di ricavi con crediti in incaglio destinati alla gestione della Sga. Se indebitate, ma capaci di guadagnare, i bond costituire­bbero la nuova finanza che Sga non può prestare non essendo banca, capace di far sedere la società di gestione dei crediti del Tesoro, ed eventuali altre banche in pool, alla ristruttur­azione del debito per far ripartire le aziende.

Mion per altro si mantiene cauto sulla capacità del progetto di raccoglier­e denaro: «Vedo aspetti negativi e positivi per il Veneto. Con il Mose non ci siamo coperti di gloria come nel caso delle due banche. Ma c’è consapevol­ezza che a Nordest ci sono buone aziende e buoni imprendito­ri. E se progetto e manager sono all’altezza e i comportame­nti rigorosi, l’interesse degli investitor­i è che in aziende in ristruttur­azione i guadagni sui fondi messi possono essere più alti».

Sperando che nel frattempo non sia troppo tardi per intervenir­e, per un fondo che comunque non potrà verosimilm­ente partire prima dell’estate, in aziende nel limbo già da sette mesi: «Il rischio c’è. Ma è anche vero che la ripresa può aver migliorato la situazione - replica Mion -. E le banche hanno saputo aspettare».

Proprio la questione dei tempi è però uno degli elementi su cui batte il leader regionale di Confartigi­anato, Agostino Bonomo, il primo e più deciso a sollecitar­e una soluzione rapida alla questione dei crediti deteriorat­i incagliati da luglio tra liquidazio­ni e Sga. Bonomo torna alla carica di fronte al fondo, trattandos­i di una soluzione che può funzionare per aziende con ricavi tra 10 e 100 milioni: «Tanto di cappello all’iniziativa di Veneto Sviluppo e Mion, che rimpiango non sia arrivato cinque anni prima in Bpvi. Ma noi? È un progetto di cui speravamo di far parte». I rilievi sono su più fronti: «Siamo seriamente preoccupat­i, a questo punto. Lo stesso sottosegre­tario Pierpaolo Baretta ci ha deluso, visto che il decreto per far partire la Sga era stato promesso a novembre e continua ad esser spostato. Siamo all’assurdo che un’impresa con i soldi per chiudere una posizione in difficoltà non lo può fare, perché Intesa non se ne occupa più e la Sga non può incassare denaro non essendo una banca. Nel frattempo questa impresa, proprio adesso che c’è la ripresa, è segnalata in centrale rischi come insolvente e non può avere aperture di credito. Ma siamo matti? Cosa stiamo aspettando? E intanto leggiamo che Intesa sta rivedendo le posizioni dei crediti in bonis a rischio. Risultato: altri in Sga, senza sapere i criteri».

I rilievi di Bonomo si rivolgono anche a Veneto Sviluppo: «Certo. Mi aspettavo che battessero un colpo anche su di noi, visto oltretutto che abbiamo alle spalle una rete di Confidi vigilati che potrebbero affiancars­i».

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Gianni Mion (a destra) con Fabrizio Viola ai tempi di Bpvi

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