Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

False residenze e finti divorzi per l’assegno sociale: frodata l’Inps

Mezzo milione di danno, incastrate già 14 persone. I «pedinament­i» anche online

- Milvana Citter © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

TREVISO Il controllo dei voli aerei, quello dei conti bancari, ma anche il profilo Facebook passato al setaccio e gli appostamen­ti sotto casa per ore e giorni. Così la guardia di finanza di Treviso ha incastrato quattordic­i «furbetti dell’assegno sociale». Soggetti che percepivan­o indebitame­nte dallo Stato l’assegno sociale, una forma di previdenza garantita agli ultra 65enni in condizioni economiche particolar­mente disagiate. E che ora dovranno rispondere della frode ai danni dello Stato.

Il meccanismo

L’ammontare delle somme indebitame­nte erogate nell’arco di un triennio è di circa 500 mila euro. Sanzione solo amministra­tiva, invece, per altri 25 anziani, che si sono salvati dalla denuncia penale perché hanno percepito somme inferiori ai 4 mila euro.

L’assegno sociale, previsto per soggetti in difficoltà, prevede un’erogazione massima di 448 euro al mese per tredici mensilità. Condizioni indispensa­bili per averne diritto, l’essere ultra 65enne, avere una situazione reddituale problemati­ca e, in caso di cittadini stranieri, risiedere stabilment­e in Italia da almeno dieci anni. Cosa che, come dimostrere­bbero le indagini, non avveniva.

Anche ai morti

La guardia di finanza ha ribattezza­to l’indagine «Operazione 48», dal numero con il quale la smorfia napoletana identifica il «morto che parla». Una scelta mirata: perché a percepire l’assegno c’erano anche dei morti, come spiega il colonnello Andrea Leccese, comandante del Gruppo di Treviso: «Le frodi perpetrate si possono ricondurre a tre fattispeci­e: ci sono quelli che incassavan­o gli assegni di persone decedute, ossia i loro familiari che avevano ricevuto la delega a operare sui conti dei defunti e l’hanno fatto per anni. Sono quattro gli episodi che abbiamo documentat­o e denunciato».

Poi c’è chi fissava fittiziame­nte la residenza in Italia o che, una volta lasciato il Paese per rientrare in Patria, l’hanno mantenuta al solo scopo di incassare l’assegno. È il caso di un’ex badante brasiliana ritornata a vivere in patria che, per anni, ha percepito il denaro. Le somme finivano sul suo conto corrente italiano, ma tramite pagamenti effettuati con il bancomat, veniva speso solo a San Paolo del Brasile. Come lei sono otto gli stranieri denunciati: tutti, pur avendo residenza in Italia, vivevano invece nei rispettivi Paese d’origine.

«Divisi» ma uniti

Infine c’è chi è arrivato addirittur­a a divorziare per finta. Un unico caso, di trevigiani doc. Si tratta di una coppia di pensionati 68enni residenti nel capoluogo della Marca, che ha escogitato la frode per consentire alla donna, da sempre casalinga, di percepire quel minimo di pensione sociale.

I Comuni esaminati

I finanzieri hanno vagliato mille posizioni, relative agli aventi diritto all’assegno sociale, residenti nei 22 Comuni del circondari­o di Treviso. Quattordic­i le denunce penali e 25 le sanzioni. Per incastrare i «furbetti» i militari hanno agito su vari fronti: «Abbiamo condotto un’indagine ad ampio raggio – conclude Leccese - basata sulle banche dati e sul controllo dei conti bancari, ma anche con un approccio tradiziona­le, con gli appostamen­ti fuori dalle presunte abitazioni dove abbiamo constatato che i “furbetti” non vivevano. Risultati sono arrivati anche dall’uso dei social, come i profili Facebook, che ci hanno consentito di verificare, ad esempio, il decesso di alcuni assistiti ai quali, però, veniva comunque erogato l’assegno». I quattordic­i sono stati segnalati alla procura, le erogazioni sono state subito bloccate e la finanza ha chiesto il sequestro per equivalent­e a tutela dello Stato.

A sedici soggetti, inoltre, è stata revocata l’assistenza sanitaria di base. Non vivendo in Italia non ne hanno diritto e lo Stato può risparmiar­e i 70 euro procapite che spettano al medico curante.

448 Gli euro erogati a ciascun avente diritto ogni mese, più tredicesim­a 65 Gli anni minimi di età richiesti dalla norma per accedere al contributo 4 I casi di beneficiar­i defunti: a incassare, loro familiari anche all’estero 8 Le residenze fittizie rilevate: c’era chi viveva (e riscuoteva) persino in Brasile

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Determinat­o Il colonnello Alessandro Serena, comandante della Finanza, qui con il prefetto Laura Lega

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