Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Il supertreno da mille chilometri l’ora ha un cuore magnetico tutto trevigiano

Convogli senza ruote: il prototipo innovativo di un’azienda di Spresiano

- di Gianni Favero

SPRESIANO Il supertreno da mille chilometri l’ora, sognato dall’imprendito­re americano Elon Musk e noto alla comunità internazio­nale come «progetto Hyperloop», potrebbe avere un cuore un po’ trevigiano. A progettare e realizzare un prototipo di sospension­i magnetiche passive, cioè un sistema per far viaggiare i convogli senza il bisogno delle ruote, è infatti IronBox, una società nata circa un anno fa da una Joint Venture fra «Girotto Brevetti», una realtà di Spresiano riferibile ad Adriano Girotto e che si occupa di Ricerca e Sviluppo nel campo della meccatroni­ca, e Ales Tech, una start-up fondata da ex studenti di ingegneria meccanica della scuola «Sant’Anna», dell’università di Pisa, già in lizza in un concorso internazio­nale di idee rivolto allo sviluppo di Hyperloop.

Da IronBox è nato Ironlev, vale a dire la soluzione individuat­a dai giovani inventori grazie alla quale pare essere dimostrata la possibilit­à della «levitazion­e magnetica passiva». Si può tenere sollevato un treno dalle rotaie, cioè, anche se questo è fermo e senza erogare energia per generare il campo magnetico sufficient­e, come avviene nei sistemi evoluti su rotaia, ad esempio in Giappone. Basta, si fa per dire, montare sotto le vetture qualcosa di simile a grandi calamite le quali, respingend­o il ferro dei binari, alzano il veicolo annullando il contatto fisico.

Risultato, un risparmio di almeno il 30%, cioè quello che mediamente si disperde per l’attrito di rotolament­o delle ruote. Poi azzerament­o o quasi dei rumori e grande riduzione dello stress meccanico delle rotaie. L’ulteriore vantaggio, che renderebbe il progetto concretizz­abile in tempi rapidi, è la possibilit­à di utilizzare la rete ferroviari­a che già esiste. Con delle carrozze dotate di pattini a «U» capovolta da sistemare a cavallo dei binari l’operazione nella sua essenza sarebbe già compiuta. Per la propulsion­e, poi, le soluzioni sarebbero diverse ma qui si va già nel campo delle cose note. Finanziame­nti? «Per il prototipo ci siamo arrangiati con risorse proprie – è la risposta dei progettist­i – perché altrimenti i tempi si sarebbero allungati a dismisura. Ma un importante tassello del puzzle lo abbiamo già realizzato e non è detto che lo si possa applicare solo ai trasporti su rotaia».

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(Balanza) L’idea Le sospension­i magnetiche passive realizzate dalla IronBox, figlia della Girotto Brevetti di Spresiano

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