Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
La sua compagna è morta Lui è indagato ma libero per un «errore» del giudice
Omicidio preterintenzionale, Furlan scarcerato dopo 17 giorni
VITTORIO VENETO Prima sbaglia la procura. Così per un mese, mentre Elda Tandura agonizzava in ospedale, nessuna indagine veniva svolta. Poi sbaglia il gip, che accoglie la richiesta di arresto per il suo presunto assassino, ma lo fa con troppi «copia–incolla» nell’ordinanza.
Per questo ieri, Luca Furlan, 49enne di Preganziol, dopo 17 giorni di carcere, è stato scarcerato. Indagato dalla procura per omicidio preterintenzionale per la morte della compagna 66enne, ma libero. Nonostante il gip Angelo Mascolo, nell’ordinanza che il 22 gennaio scorso aveva portato in cella l’uomo accusato di aver picchiato violentemente Elda, il 28 settembre scorso, avesse stabilito che sussiste: «Il rischio di reiterazione del reato».
Il tribunale del Riesame, ha però annullato la sua ordinanza, accogliendo il ricorso dell’avvocato Alessandra Nava, che, in dieci pagine, ha motivato la nullità del provvedimento: «Il pubblico ministero ha presentato una richiesta di custodia cautelare con indizi accusatori che – spiega -, comunque, non si confrontano con un quadro indiziario che non è certo. E il gip avrebbe dovuto fare una valutazione critica di quegli elementi, come prescrive la legge. Ma non l’ha fatta, ha ripreso le conclusioni della procura senza dimostrare di averle vagliate. L’unica nota critica è rappresentata dal rimprovero agli inquirenti per non aver fatto di più nell’immediatezza del fatto».
Alla base della richiesta di annullamento presentata dall’avvocato Nava, anche una contestazione sul merito: «Manca la prova certa che il mio assistito abbia spinto Elda facendola cadere a terra. La donna potrebbe essere caduta da sola. Lei stessa, dopo aver detto a un’infermiera che era stato lui, ha ritrattato, e abbiamo depositato vari documenti attestanti le accuse poi ritrattate dalla signora che purtroppo, era spesso poco attendibile».
La notte della lite, Elda era stata ricoverata in prognosi riservata ed era iniziato il suo calvario, con due interventi chirurgici e il coma. Mentre il suo compagno era sempre rimasto libero, anche di presentarsi in ospedale e chiedere di vederla. Colpa di un’indagine partita male, con la segnalazione dei carabinieri, rimasta ferma per giorni in procura e poi finita in un fascicolo per maltrattamenti che ha preso la strada ordinaria, non urgente. Intanto la donna agonizzava fino alla morte, il 24 ottobre.
Solo allora, il fascicolo era stato riassegnato al sostituto procuratore Mara Giovanna De Donà che, in ventiquattro ore ha indagato Furlan e dato il via alle indagini.
La svolta è arrivata con la perizia sull’autopsia, dalla quale è emerso che la donna sarebbe stata spinta. Questo, aggiunto alle testimonianze dei vicini di casa e delle infermiere, ha portato Furlan in carcere.
Fino a ieri. Ora lui è libero e l’indagine sull’omicidio di Elda, ritorna su una strada tortuosa e in salita.