Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Con noi salvi da euroscettici straccioni»
VENEZIA «Gli elettori riconoscono maggiore serietà alla coalizione del centrodestra su temi come la sicurezza, il contrasto all’immigrazione clandestina e la pressione fiscale. E però, non fingiamo di non vedere i difetti di questa coalizione. Non ci entriamo quindi col cappello in mano bensì con il coraggio di ribilanciare alcune posizioni errate». Così Enrico Zanetti di Scelta Civica, ora in Noi per l’ItaliaUdc e, per inciso, ex sottosegretario all’economia di Renzi. Il proseguo è persino più pepato: «Noi saremo garanzia, all’interno della coalizione, di interventi come la semplificazione per le imprese, per dirne una, senza portarsi dietro sciocchezze come quelle sulle politiche dei dazi o la tassazione dei robot. Il nostro appello è di votarci per evitare, ad esempio, certo antieuropeismo straccione di altre componenti». E il riferimento, cristallino, è a Matteo Salvini.
La risposta, invece, appartiene a Toni Da Re, segretario nathional della Lega in Veneto, Lega che, per inciso, aveva già mal digerito quel seggio padovano ceduto ad Antonio De Poli e alla quarta gamba. De Poli che dice, sfumando: «Sì, noi siamo sempre stati un elemento di moderazione ed equilibrio».
Da Re, noto per non mandarle a dire, invece, risponde quasi stancamente: «Del resto fino a qualche settimana fa questi erano dall’altra parte. Un compito hanno: intercettare i voti del centrosinistra. Loro sono il famoso centro che riesce benissimo nell’attività di portare a casa poltrone». Ecco, cortesie fra alleati, verrebbe da dire. «Rispediamo al mittente quello che dice questo signore - conclude Da Re - e del resto la coerenza non è certo il suo forte. Che cerchino di portar via voti al centrosinistra, sono gli unici a poterlo fare, che spieghino bene le loro ragioni. Le ragioni che li spingono a cambiare schieramento dopo il fallimento totale di 5 anni nel centrosinistra. Dalla Fornero all’immigrazione passando per la pressione fiscale, loro sono corresponsabili». E non sarà un caso, forse, che lo slogan scelto da De Poli sia «Più autonomia, meno tasse», un equilibrio mirabile fra un cavallo di battaglia leghista, l’autonomia, e un evergreen come «meno tasse». Va detto che la proposta di De Poli, però, si traduce in una ricetta concreta: flat tax a favore di quel «ceto medio», che, spiega il senatore uscente, era la «cartina di tornasole di quanto l’Italia stava bene». Recita il programma: «aliquota unica al 27 % fino a 75 mila euro e la riduzione di 6 punti del cuneo fiscale».