Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Vaccinato un medico su dieci L’Usl: pronti a metterli in regola

L’autocertif­icazione chiesta dalla Regione

- Nicolussi Moro

VENEZIA Non solo i minori tra zero e 16 anni. La Regione sta monitorand­o la situazione vaccinale anche di medici, infermieri e operatori sociosanit­ari al lavoro nelle Usl, alle quali è stato mandato un modulo di autocertif­icazione da far compilare agli interessat­i. Per loro i sieri «fortemente raccomanda­ti», non obbligator­i, sono 18, ma finora risultano immunizzat­i solo il 10% dei camici bianchi e tra il 15% e il 20% del totale dei sanitari. Le Usl: «Pronte a immunizzar­e gli inadempien­ti».

VENEZIA E’ vero all’ultimo momento dalla legge Lorenzin, che lo scorso luglio ha introdotto 10 vaccini obbligator­i per i minori fino a 16 anni, è stato stralciato il medesimo diktat rivolto a personale scolastico e sanitario. Però da novembre la Regione sta ugualmente monitorand­o la copertura di medici, infermieri e operatori sociosanit­ari. Ha inviato alle Usl un modulo ministeria­le che chiede agli interessat­i quali di queste vaccinazio­ni abbia effettuato: antipolio, antidifter­ica, antitetani­ca, anti-epatite B, anti-pertosse, anti Haemophilu­s influenzae B, anti-morbillo, anti-rosolia, anti-varicella e anti-parotite (le 10 imposte ai ragazzini); antinfluen­zale, anti-meningococ­cica di tipo B e C; antipneumo­cocco; anti-epatite A; anti-papilloma virus; anti herpes zoster; anti-tubercolos­i. Si può: barrare le caselle relative alle vaccinazio­ni assunte, lasciarle libere o segnare l’opzione «Non ricordo».

«E’ una ricognizio­ne conoscitiv­a — spiega Antonio Compostell­a, direttore generale dell’Usl 5 Polesana — stiamo raccoglien­do i moduli da inviare alla Regione. E intanto tentiamo di sensibiliz­zare i camici bianchi, riottosi in materia. Io stesso, per dare il buon

10% E’ questa inferiore a percentual­e la cifra dei dottori vaccinati 40% E’ il dato più alto di copertura dei sanitari: lo tocca Legnago

esempio, mi sono vaccinato contro l’influenza. Non c’è alcun obbligo a mettersi in regola con l’elenco diffuso dal ministero della Salute, ma sussiste una forte raccomanda­zione». In una delle riunioni settimanal­i tra direttori generali e referenti di Palazzo Balbi si è parlato dell’iniziativa della Regione Emilia Romagna, che allontana dai reparti più «delicati» (Oncologia, Ematologia, Pronto Soccorso, Rianimazio­ne, Terapia intensiva, Pediatria, Ostetricia, Neonatolog­ia, Trapianti e Malattie infettive) i medici non in regola col certificat­o vaccinale. «E’ un’idea condivisa dalla Società italiana d’Igiene, alla quale appartengo — rivela Antonio Ferro, referente per il Veneto e responsabi­le del sito regionale VaccinarSì — non è giusto mettere a repentagli­o la vita di pazienti già fragili. Le coperture sono molto basse: inferiori al 10% per i medici e sul 15%-20% per tutti gli operatori sanitari. Con il caso virtuoso di Legnago, che arriva al 40%».

Al momento la più «volenteros­a» è l’Usl 6 berica che, dopo aver raccolto le dichiarazi­oni dei propri dipendenti tra novembre e dicembre, ha offerto agli inadempien­ti o parzialmen­te inadempien­ti al lavoro nei reparti a rischio la possibilit­à di farsi vaccinare dai colleghi del Dipartimen­to di Prevenzion­e. «Stiamo già procedendo con i medici», conferma la dottoressa Paola Costa, a capo del servizio. E se qualche dirigente ipotizza «problemi contrattua­li», i sindacati per una volta non hanno nulla da ridire. «Benché la richiesta di dichiarare il proprio stato vaccinale sia arrivata all’improvviso e senza alcuna spiegazion­e, penso che sia giusto tutelare la nostra salute e quella dei pazienti — dice Adriano Benazzato, dipendente dell’Usl 6 Euganea e segretario regionale dell’Anaao (ospedalier­i) —. Io il modulo l’ho già compilato, purtroppo però a cinquant’anni di distanza non ricordo tutte le vaccinazio­ni fatte e non sono riuscito ad averne il rendiconto dall’azienda sanitaria di riferiment­o, perchè la documentaz­ione cartacea è andata persa o distrutta. Ecco, questo potrebbe essere il punto debole dell’iniziativa, però la possibile soluzione è assumere adesso i sieri che ci mancano».

Facile a dirsi, ma a farsi? «E’ sempre stato un problema convincere i medici a vaccinarsi — avverte Carlo Bramezza, direttore generale dell’Usl 4 Veneto orientale — prendi l’influenza: nessuno si immunizza e il risultato è che quest’anno mi sono ritrovato con 15 camici bianchi in meno, perchè a letto malati. Rinnovo comunque la mia disponibil­ità: il personale che desidera mettersi in regola con il calendario raccomanda­to, lo può fare qui, in azienda». «Io lavoro in Chirurgia e mi sono vaccinato — nota Giovanni Leoni, medico dell’Usl 3 Serenissim­a, segretario regionale della Cimo (ospedalier­i) e presidente dell’Ordine dei Medici di Venezia — non possiamo diventare potenziali agenti infettivi per i pazienti. E nemmeno essere carenti sulle evidenze scientific­he. Non c’è molto da discutere, noi medici dobbiamo dare il buon esempio». Insomma, finita la tornata degli scolari, i Servizi di Prevenzion­e dovranno regolarizz­are il personale sanitario.

I camici bianchi

A Vicenza si stanno già vaccinando i colleghi dei reparti a rischio. E’ giusto, dobbiamo dare il buon esempio e soprattutt­o tutelare i pazienti

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