Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
La Lega ai parlamentari «Tornate con la riforma o non tornate proprio»
VERONA Luca Zaia racconta di quando un Giosuè Carducci bambino consegnò alla maestra il tema richiesto sulla mamma, scrivendo semplicemente la frase lapalissiana «Mia madre è mia madre». Allo stesso modo, per il governatore del Veneto, «la Lega è la Lega». Non c’è insomma bisogno di molte parole per descrivere il rapporto con il suo partito: come con la mamma, niente può mai compromettere davvero quella relazione di affetto incondizionato.
Zaia è sceso ufficialmente nell’agone della campagna elettorale solo ieri, partecipando a Verona alla presentazione dei candidati leghisti al Parlamento. «Noi siamo rispettosi delle idee di tutti i veneti, ma è evidente che il mio azionista di riferimento è la Lega», dice con tono istituzionale, quasi a dire «scusate il ritardo». Negli ultimi giorni hanno fatto rumore le esclusioni dei suoi fedelissimi dalle liste elettorali. «Non ci sono gli “Zaia boys”? A me non risulta - sorride lui - E comunque le correnti non mi sono mai piaciute. In lista ci sono tutti militanti del movimento, che andranno a Roma e dovranno portare a casa l’autonomia, altrimenti è meglio che a casa non ci tornino loro». Già, perché al netto di un intervento quasi «salviniano» sui temi della sicurezza e dell’ordine pubblico («Diamo carta bianca alle forze dell’ordine»; «Inasprimento e certezza delle pene»; «Dobbiamo avere il diritto di difenderci») il tema su cui insiste Zaia è quello su cui, come sottolinea il segretario veneto Toni Da Re, «ci ha messo la faccia il 22 ottobre». «Con il referendum i veneti, non solo i leghisti, hanno detto: “adesso tocca a voi”», spiega Zaia. Ricorda la trattativa in corso con il governo, la sua volontà di firmare ma solo a certe condizioni (poi, in serata, si spingerà ancora più in là) nel poco tempo che rimane prima del voto («Tre settimane, ma bastano cinque minuti»). Comunque vada, avverte: «Non faremo sconti a nessuno, neanche a chi verrà dopo, anche se saranno i nostri». Nella mente di Zaia, per ottenere l'agognata autonomia occorrono una serie di fattori. Primo: in Veneto bisogna stravincere. «Ai candidati dico: non ci sono collegi sicuri anche perché il risultato deve essere eccezionale». Secondo: a Roma serve una truppa di soldati, con una missione. «Non ci possiamo permettere liberi pensatori», sottolinea il governatore che, non a caso, suggerisce al suo segretario Matteo Salvini di istituire per legge il vincolo di mandato (occorrerebbe però cambiare la Costituzione) o, nelle parole di Zaia, «per impedire il salto della quaglia».
«La battaglia fondamentale è quella dell’autonomia», garantisce Lorenzo Fontana, vicesindaco di Verona, europarlamentare, capolista al collegio Verona-Rovigo, vice di Matteo Salvini, insomma: il nuovo uomo forte della Lega in Veneto. Quello di un tempo, Flavio Tosi, candidato nella «quarta gamba» al proporzionale aleggia in una battuta di Da Re, che ringrazia pubblicamente il senatore uscente e ricandidato Paolo Tosato come «l’unico parlamentare a Verona che ha tenuta alta la bandiera della Lega», ovvero che non ha seguito l’ex sindaco. «A noi a Treviso è andata peggio, sono cicatrici che ti segnano», aggiunge.
La squadra dei veronesi, oltre a Fontana e Tosato, comprende due «giovani padani» (Vito Comencini e Vania Valbusa), due sindaci (Roberto Turri di Roncà, Cristiano Zuliani di Concamarise), il segretario provinciale (Paolo Paternoster) e una militante storica (Raika Marcazzan). Nessun «Zaia boy», ma a Verona non ce ne sono mai stati davvero. «La verità è che Zaia avrebbe potuto incidere di più sulle liste, ma non l’ha fatto - spiega un leghista di peso - Non ha mai voluto immischiarsi del partito e non l’ha fatto nemmeno questa volta». Solo l’autonomia, a quanto pare, è la partita che gli interessa davvero.
Da Re Ringrazio TOsato che a Verona ha tenuto alta la bandiera della Lega