Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Gentilini e l’addio alla Lega, Da Re: «Torna con noi»
Ma Tosi attacca: «Da Salvini purghe staliniste»
«Gentiliniè una figura importante della Lega». Il segretario riapre la porta allo Sceriffo che ha detto addio al Carroccio.
VENEZIA La staffilata più feroce arriva da un altro «ex» di peso, Flavio Tosi: «Questo è il metodo Salvini, lui che viene dal pensiero stalinista attua le purghe contro chiunque non si allinei».
Il riferimento è al grande strappo dello «sceriffo» Giancarlo Gentilini. L’ex sindaco che ha segnato un’era a Treviso e non solo sotto le insegne della Lega che graffiava senza pietà ha annunciato: «Non la rinnovo la tessera di questa Lega e non gliela do la soddisfazione di cacciarmi, me ne vado io e non la voto più». Scene da un matrimonio naufragato in un mare d’amarezza per l’ex sindaco. È storia degli ultimi mesi la frizione, poi diventata frattura insanabile, soprattutto con il segretario provinciale di Treviso, il giovane Dimitri Coin. La fatidica goccia, però, è legata alla scelta del candidato per le imminenti amministrative nel capoluogo della Marca. Maurizio Conte non era un nome gradito allo sceriffo che, ieri assicurava: «Se riesco a mettere insieme una compagine valida alle prossime amministrative...». Ecco, il Gentilini inedito, quello che dichiara: «Non voterò più Lega» fa un passo in più, pensa di mettere su una lista contro la Lega. Eppure c’è chi lascia ancora una porta aperta al «Genty» nazionale come lo chiamano ancora tutti, quello che si è indignato dopo essere stato «buttato fuori da casa sua, dal K3 che è la sede della Lega a Treviso». «Il K3 è ancora la sua casa - dice conciliante Toni Da Re, segretario nathional della Lega - ma deve capire che fa parte di una squadra che ha avuto risultati eccezionali e anche sconfitte. Noi lo riconosciamo come personaggio importante della Lega e gli siamo vicini però deve smetterla di dire che siamo solo “poltronari”. A me che non sono neppure candidato alle politiche non lo può dire. Se vuole lavorare insieme, per riconquistare Treviso, siamo disponibili e lui avrà il ruolo che merita. Però serve rispetto reciproco». Preferisce trincerarsi dietro un «no comment» Coin che si limita ad osservare: «Con lui di politica a quattrocchi non ho mai avuto l’occasione di parlare». Fra gli esponenti storici del Carroccio, Gianpaolo Gobbo osserva: «Il movimento non è più quello del ’94, ora ci sono molte più teste e giustamente bisogna fare andare avanti i giovani, passare il testimone. Lui ha sempre il suo carattere...una grande forza. Certo, dispiace enormemente ma bisogna capire che i tempi sono cambiati». È il tempo che passa, bellezza, e pure lo sceriffo pare doversene fare una ragione. Eppure da Verona,, Tosi, non legge così l’allontanamento di «Genty»: «Lui resta lo sceriffo, io ero un suo “sceriffino” e ci ha accomunato lo stesso trattamento: lo stile Salvini - e si fa per dire “stile” è il nuovo corso: chiunque non sia ossequioso al nuovo credo viene epurato. è successo a me, a Maroni e ora a Genty. Un modo assolutamente irrispettoso, scorretto verso chi ha combattuto più di vent’anni con te. Disgustoso».