Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

David, da pizze e computer al potere di Rousseau Il declino iniziato in Europa

- Silvia Madiotto

David Borrelli nel 2008

Sento più Grillo e Casaleggio della mia famiglia, si fidano di me, vogliono sapere come funziona la macchina di un consiglio comunale da dentro

TREVISO Faceva l’informatic­o di giorno e le pizze di sera, David Borrelli, quando decise di candidarsi a sindaco di Treviso: aveva 37 anni e per la sua campagna elettorale arrivò Beppe Grillo in persona, in una piazza che inneggiava ai «vaffa» prima – molto prima che la gente si riunisse sotto il grande cappello del Movimento 5 Stelle.

Era il 2008, a Treviso vinse di nuovo la Lega ma Borrelli ce la fece a lasciare il segno: con uno storico quattro per cento e poco più di duemila voti, divenne il primo grillino eletto nel consiglio comunale di un capoluogo. Era la faccia pulita che serviva per cominciare: uno che si era fatto da solo, mai una tessera in tasca, lavorava sodo e vedeva nella rete lo strumento e il mezzo per emergere. Era un perfetto sconosciut­o con la voglia di sfondare e di trasformar­e una folla arrabbiata in qualcosa di più strutturat­o, che portasse risultati.

Il primo a congratula­rsi con lui fu Gian Paolo Gobbo, segretario della Liga Veneta, uno di quelli a cui non si può negare fiuto politico: «Il ragazzo farà strada, mi ricorda la Lega dei primi tempi» aveva detto incrociand­olo in municipio. E ci aveva visto lungo. Giovane e sorridente ma concreto e attento, mai eccessivo nei toni, moderato e convincent­e ma risoluto e rigido con i rivali interni, Borrelli divenne subito un punto di riferiment­o per il comico genovese: «Sento più lui e Gianrobert­o Casaleggio della mia famiglia, sono l’unico eletto, si fidano di me, vogliono capire come funziona la macchina da dentro» ripeteva agli amici, sempre con quel cellulare in mano per condivider­e esperienze e progetti da esportare negli altri Comuni: «Scusa, è Beppe» sussurrava allontanan­dosi per rispondere. Gli piaceva, tanto, essere al centro di quel mondo.

Borrelli è stato per dieci anni «il» Movimento 5 Stelle di Treviso e del Veneto, padre nobile, il reclutator­e degli imprendito­ri (primo fra tutti Massimo Colomban, ex Permasteel­isa, poi assessore a Roma nella giunta Raggi, fino a Franco Storer, presidente di Casartigia­ni, scelto per l’uninominal­e al Senato). Ha fatto un passo alla volta, partendo con umiltà dalla sua San Pelajo, popoloso quartiere fuori Treviso: appena entrato in Consiglio, Borrelli si preoccupò di fognature, asfaltatur­e, marciapied­i: «Cose di cui la gente ha bisogno, siamo i cittadini che entrano nelle istituzion­i» arringava, introducen­do per primo le dirette streaming delle sedute. La sua naturale predisposi­zione alla mediazione lo aveva aiutato molto: la stessa Lega, che con l’opposizion­e non era mai stata molto tenera, gli diceva sempre sì. Aveva proposto e portato in città il «Festival dell’acqua» per contrastar­e la tanto odiata Ombralonga, mentre i suoi progetti sull’utilizzo delle risorse naturali sul potenziame­nto della rete informatic­a erano passati direttamen­te in giunta, a firma Carroccio: «A me non serve metterci il nome, mi basta che siano approvati». Funzionava così la testa di David Borrelli, il braccio destro di Grillo e Casaleggio a Nordest. Candidato presidente alle regionali contro Luca Zaia nel 2010 (nonostante ottantamil­a mila voti non era riuscito ad entrare a palazzo) si era rifatto nel 2014, eletto in Europa con 25.924 preferenze: da lì continuava a monitorare la sua Treviso, nella quale continuava a intrecciar­e ottimi rapporti personali e politici. Anche l’azienda cresceva, si era messo in proprio nel 2011 con due soci e le cose andavano bene; aveva messo su peso e se lo rimprovera­va sempre, ripromette­ndosi una dieta appena possibile.

Nel 2016 era entrato a far parte del triumvirat­o che ha fondato la piattaform­a Rousseau, lo strumento di gestione e sviluppo del Movimento, che organizza le consultazi­oni e funge da centrale operativa: «Faremo ordine dove c’era confusione, sarà il nostro passo per crescere ancora». Ne andava orgoglioso come un

padre della propria creatura. Da queste parti comandava lui, gli avversari non duravano a lungo perché o venivano espulsi o se ne andavano spontaneam­ente e se lo ricordano bene quelli che adesso, a vederlo sparire dai radar pentastell­ati, gongolano. Ha comandato fino a gennaio dello scorso anno quando quella che doveva essere la svolta è diventata la sconfitta: era stato lui lo stratega del tentativo fallito dei Cinque stelle di uscire dal gruppo euroscetti­co e trattare con i liberali di Alde. Oltre a perdere l’incarico di capogruppo, Borrelli aveva perso un pezzo non irrilevant­e del suo potere.

Continuava­no a proteggerl­o Grillo e Casaleggio junior ma in Veneto gli anti-Borrelli sono diventati sempre più agguerriti. Così quando a ottobre la compagna è stata assunta nello staff di un’eurodeputa­ta del Movimento Cinque stelle, lo scandalo «parentopol­i» è esploso fragoroso senza alcun cuscinetto: nessuno ha speso mezza parola per difenderlo. Poi Grillo si è fatto da parte, lasciando il partito in mano a Luigi Di Maio, ed è lì, dicono, che per il trevigiano è cambiato tutto.

Borrelli non era soddisfatt­o della selezione per le candidatur­e alle politiche, se ne era lamentato con gli attivisti: gli erano indigesti il metodo, i nomi e quella «macchina del fango» scatenata dal coordinato­re della campagna elettorale, alla ricerca delle «nefandezze» sui rivali. Sembra strano scriverne al passato perché da ieri mattina il padre fondatore (il braccio destro, il primo grillino) non è più un attivista del Movimento. Isolato nella sua splendida Bruxelles, ha lasciato senza dare spiegazion­i.

 ??  ?? Dieci anni fa A sinistra Beppe Grillo a Treviso con l’euro parlamenta­re David Borrelli che nel 2008 guidava una lista civica. A destra, dall’alto in basso, Silvia Benedetti, Emanuele Cozzolino e lo stesso David Borrelli
Dieci anni fa A sinistra Beppe Grillo a Treviso con l’euro parlamenta­re David Borrelli che nel 2008 guidava una lista civica. A destra, dall’alto in basso, Silvia Benedetti, Emanuele Cozzolino e lo stesso David Borrelli
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