Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Genty in campo, la Lega tira dritto «Con lui avremmo perso più voti»
Pochi rimpianti per la spaccatura. Le sue liste un favore al Pd? Silenzio dai Dem
TREVISO Il ruggito del leone che spacca la Lega ha riflessi che vanno oltre la tenuta (trevigiana) di un partito. È il segno di una rottura che aveva dato i primi segnali nel 2013 e che cinque anni dopo diventa insanabile, in una campagna elettorale che ancora non è decollata ma si profila agguerrita soprattutto fra gli ex. La notizia è fresca: Giancarlo Gentilini rinuncia alla tessera dopo 24 anni di leghismo e lo seguiranno a ruota i suoi fedelissimi, pronti a riconsegnarla anticipando la probabile espulsione. La Lista Gentilini infatti correrà contro la Lega alle comunali (eccolo, il motivo dell’espulsione) con almeno altre due liste: Fratelli d’Italia - o quel che ne resta - e il Popolo della Famiglia, la compagine ultracattolica di Lorenzo Damiano; sono già pronti alle armi anche Vittorio Zanini ed Enrico Renosto. Il candidato sindaco sarebbe Sandro Zampese, corteggiato però anche dalla stessa Lega: la decisione sarà presa a giorni, o al massimo dopo le politiche.
Su questa vicenda la maggioranza del Carroccio, guidata dai vertici «ortodossi» Coin, Gobbo e Da Re, non cede alle provocazioni anche se qualcuno cerca compromessi. «Non ci sono matrimoni che funzionano a tutti i costi – scuotono la testa al K3 -, se non c’è più voglia di stare insieme è meglio lasciarsi». Il «gran rifiuto» della proposta di alleanza a sostegno di Mario Conte, con due posti in giunta per i gentiliniani, non è stato digerito. Ma soprattutto rifiutano una sottrazione matematica in termini di voti: «Non c’è nulla di automatico. Il saldo fra i consensi che Gentilini avrebbe portato e quelli che avrebbe fatto perdere pende più verso questi ultimi. A conti fatti, meglio così».
Non tutti però tagliano così in fretta il cordone ombelicale e uno storico militante, passeggiando per Treviso, riflette: «Gentilini è la storia della Lega, nove su dieci dei nostri sindaci hanno vinto grazie a quello che Genty ha fatto per il capoluogo. Gli sarebbe bastata una pacca sulla spalla, ha dato tanto. Sarà una grossa perdita contro un sindaco uscente e moderato come Giovanni Manildo». Ma basta la riconoscenza? Questo si chiedono al K3 dopo la sfuriata di un anno fa che fece precipitare la situazione, in cui Gentilini sparò a zero sulla segreteria e sullo stesso Conte: i tosiani erano appena stati relegati in un angolo, l’ala «bossiana» si era ripresa il partito; Gentilini (ma soprattutto i suoi uomini) aveva spalleggiato la rivolta dell’ex sindaco di Verona e adesso i nodi vengono tutti al pettine, con vendette servite fredde.
Chi potrebbe giovare della rottura e nel centrodestra è il centrosinistra ma Gentilini nega: «Non mi presento per far vincere Manildo, non ha amministrato bene, non sarà rieletto. Conte è un bravo ragazzo ma digiuno di amministrazione. Zampese invece ha imparato da me». Nel Pd la lite leghista è vista con curiosità: significa indebolire i principali rivali, ma meglio non guardare ai guai in casa d’altri prima di aver affrontato i propri. E neanche il Movimento 5 Stelle si scompone: «Per noi è solo un avversario in più, non ci interessa. Se porterà benefici o svantaggi a qualcuno lo diranno solo i cittadini al momento del voto».
Le amministrative
Il candidato del vecchio leone sarebbe Zampese, che piace anche al Carroccio
Chi lo rimpiange
Ma qualche vecchio militante si rammarica: «E’ la storia, gli bastava una pacca sulla spalla»