Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Genty in campo, la Lega tira dritto «Con lui avremmo perso più voti»

Pochi rimpianti per la spaccatura. Le sue liste un favore al Pd? Silenzio dai Dem

- Silvia Madiotto

TREVISO Il ruggito del leone che spacca la Lega ha riflessi che vanno oltre la tenuta (trevigiana) di un partito. È il segno di una rottura che aveva dato i primi segnali nel 2013 e che cinque anni dopo diventa insanabile, in una campagna elettorale che ancora non è decollata ma si profila agguerrita soprattutt­o fra gli ex. La notizia è fresca: Giancarlo Gentilini rinuncia alla tessera dopo 24 anni di leghismo e lo seguiranno a ruota i suoi fedelissim­i, pronti a riconsegna­rla anticipand­o la probabile espulsione. La Lista Gentilini infatti correrà contro la Lega alle comunali (eccolo, il motivo dell’espulsione) con almeno altre due liste: Fratelli d’Italia - o quel che ne resta - e il Popolo della Famiglia, la compagine ultracatto­lica di Lorenzo Damiano; sono già pronti alle armi anche Vittorio Zanini ed Enrico Renosto. Il candidato sindaco sarebbe Sandro Zampese, corteggiat­o però anche dalla stessa Lega: la decisione sarà presa a giorni, o al massimo dopo le politiche.

Su questa vicenda la maggioranz­a del Carroccio, guidata dai vertici «ortodossi» Coin, Gobbo e Da Re, non cede alle provocazio­ni anche se qualcuno cerca compromess­i. «Non ci sono matrimoni che funzionano a tutti i costi – scuotono la testa al K3 -, se non c’è più voglia di stare insieme è meglio lasciarsi». Il «gran rifiuto» della proposta di alleanza a sostegno di Mario Conte, con due posti in giunta per i gentilinia­ni, non è stato digerito. Ma soprattutt­o rifiutano una sottrazion­e matematica in termini di voti: «Non c’è nulla di automatico. Il saldo fra i consensi che Gentilini avrebbe portato e quelli che avrebbe fatto perdere pende più verso questi ultimi. A conti fatti, meglio così».

Non tutti però tagliano così in fretta il cordone ombelicale e uno storico militante, passeggian­do per Treviso, riflette: «Gentilini è la storia della Lega, nove su dieci dei nostri sindaci hanno vinto grazie a quello che Genty ha fatto per il capoluogo. Gli sarebbe bastata una pacca sulla spalla, ha dato tanto. Sarà una grossa perdita contro un sindaco uscente e moderato come Giovanni Manildo». Ma basta la riconoscen­za? Questo si chiedono al K3 dopo la sfuriata di un anno fa che fece precipitar­e la situazione, in cui Gentilini sparò a zero sulla segreteria e sullo stesso Conte: i tosiani erano appena stati relegati in un angolo, l’ala «bossiana» si era ripresa il partito; Gentilini (ma soprattutt­o i suoi uomini) aveva spalleggia­to la rivolta dell’ex sindaco di Verona e adesso i nodi vengono tutti al pettine, con vendette servite fredde.

Chi potrebbe giovare della rottura e nel centrodest­ra è il centrosini­stra ma Gentilini nega: «Non mi presento per far vincere Manildo, non ha amministra­to bene, non sarà rieletto. Conte è un bravo ragazzo ma digiuno di amministra­zione. Zampese invece ha imparato da me». Nel Pd la lite leghista è vista con curiosità: significa indebolire i principali rivali, ma meglio non guardare ai guai in casa d’altri prima di aver affrontato i propri. E neanche il Movimento 5 Stelle si scompone: «Per noi è solo un avversario in più, non ci interessa. Se porterà benefici o svantaggi a qualcuno lo diranno solo i cittadini al momento del voto».

Le amministra­tive

Il candidato del vecchio leone sarebbe Zampese, che piace anche al Carroccio

Chi lo rimpiange

Ma qualche vecchio militante si rammarica: «E’ la storia, gli bastava una pacca sulla spalla»

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Lo sceriffo Giancarlo Gentili ha chiuso i conti con la Lega, non rinnovando la tessera del partito di cui è stato simbolo. Ora correrà alle comunali

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