Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Mito e seduzione nell’antica Grecia Mostra a Vicenza
Un giovane Eros, dotato di grandi ali, tiene stretta nella mano una bacchetta intento a insegnare i giochi della seduzione alla fanciulla posta davanti a lui. La donna regge uno specchio, ammira la sua bellezza dopo una lunga toilette. Sul dorso della mano destra si appoggia un uccellino, animale sacro ad Afrodite che rimanda ai piaceri dell’amore. È questa una delle tante storie dipinte su statue, vasi, specchi in bronzo, contenitori per oli, trucchi e gioielli che compongono l’esposizione «La seduzione. Mito e arte nell’antica Grecia», aperta da oggi al 13 gennaio 2019 alle Gallerie d’Italia-Palazzo Leoni Montanari a Vicenza. La mostra, curata da Federica Giacobello, è il quinto capitolo de «Il Tempo dell’Antico», progetto espositivo dedicato alla valorizzazione della raccolta Intesa Sanpaolo di ceramiche attiche e magnogreche. E se Aristofane sosteneva che l’essere umano è portato naturalmente alla seduzione e alla ricerca dell’amore in quanto mosso da un bisogno metafisico, le 40 opere archeologiche esposte guidano il visitatore in un viaggio nel mondo della bellezza e della sensualità nell’antica Grecia attraverso straordinari reperti che testimoniano momenti di vita quotidiana del VI e V secolo a.C. Come il «Cratere a campana apulo» del 360340 a.C., un vaso realizzato con la tecnica detta di Gnathia dalla località nel brindisino, che consisteva nell’applicare sulla superficie nera, ottenuta da uno strato di argilla cotta, la raffigurazione a pennello con particolari graffiti. La scena è metafora dell’inseguimento erotico e amoroso, con Eros, dal corpo candido e chioma bionda, che rincorre a grandi falcate una lepre. Oltre al nucleo della collezione Intesa Sanpaolo, arricchiscono la mostra preziosi manufatti giunti dai Musei Archeologici Nazionali di Napoli e Reggio Calabria. Da quest’ultimo proviene una conchiglia portatrucco che conserva ancora al suo interno gessetti colorati, con cui le donne dell’élite magnogreca s’imbellettavano per conquistare gli uomini. «Le strade della seduzione - marca la curatrice – sono le stesse allora come oggi».