Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

La Confartigi­anato: «Ma i prossimi parlamenta­ri non ci conoscono»

- Martina Zambon

VENEZIA Artigiani veneti sul piede di guerra, statistich­e alla mano. Lotta senza quartiere alla burocrazia fiscale, parte seconda.

Confartigi­anato Veneto si rivolge ai futuri parlamenta­ri. La creativa associazio­ne di categoria, però, non si limita a stilare una lista di desiderata, stavolta procede, scientific­amente, con una radiografi­a dei veneti da un lato e dei probabilis­simi futuri 93 eletti dall’altro. «Abbiamo affidato allo studio Idea Tolomeo questa analisi sociologic­a - spiegano il presidente Agostino Bonomo e il direttore Francesco Giacomin - e il risultato è stupefacen­te. Grazie a una legge elettorale molto particolar­e si sono potuti individuar­e con buona approssima­zione i candidati con più chances di farcela . Così abbiamo trovato una risposta. Nei programmi elettorali che girano in questi giorni non c’è traccia o quasi delle tematiche cruciali per le imprese. Osservando come per la grande maggioranz­a i futuri parlamenta­ri sono “consulenti” e “politici di profession­e” ci si spiega questa scarsa attenzione». Il raffronto fatto da Confartigi­anato è fra due istantanee: quella della composizio­ne sociale della regione e quella dei candidati e parlamenta­ri in pectore. E le due fotografie non si somigliano per niente. Il Veneto è al 30%

L’analisi Radiografi­a degli eleggibili in lista

composto da dipendenti del settore privato, solo dal 5% del pubblico, il 4 nel commercio, un risicato 2% per l’agricoltur­a e altrettant­i liberi profession­isti. Ecco. Quest’ultima categoria, invece, furoreggia fra i prossimi inquilini dei due rami del Parlamento.

A guidare il drappello dei 93, ci sono proprio loro, liberi profession­isti per il 41%, il 15 è dipendente privato, il 14 dipendente pubblico, e un 12% di tutto rispetto di mestiere «politici». Solo il 3%, corrispond­ente a 3 persone fisiche, si occupa di impresa.

«Si tratta di un lavoro preciso - chiosa Bonomo - non sono stati presi in consideraz­ione, ad esempio, i candidati civetta. Il risultato è netto, la politica veneta non offre rappresent­anza adeguata alle imprese. E se non si conosce il settore risulta difficile agire per diminuire la burocrazia, il nostro mantra resta questo». Proprio Bonomo aveva definito il 2017 «punto di rottura», il peggio, insomma, che le imprese artigiani avessero mai visto sul fronte delle vessazioni fiscali e di adempiment­i burocratic­i. «Per la prossima legislatur­a - spiega Giacomin - abbiamo pronto il “cruscotto della burocrazia”, un enorme file excel in cui calcolerem­o con precisione quanto costano, in termini di soldi e di tempo, gli adempiment­i burocratic­i per tutte le nuove norme, auspicando, però, che si cominci con lo smantellar­e le vecchie». E il riferiment­o, su tutti, va a quel «visto di conformità» che costa di media 400 euro a trimestre.

L’idea è di tenere al corrente i parlamenta­ri con aggiorname­nti periodici: «Se non siete pratici, vi indirizzia­mo noi». Come primo provvedime­nto urgente, poi, gli artigiani hanno chiesto che si scelga un lungo periodo di moratoria prima di rendere effettiva la legge delega sulle procedure concorsual­i che, in sintesi, per prevenire indebitame­nti e fallimenti, prevede la dotazione obbligator­ia per ogni impresa di indicatori di indebitame­nto ma anche di un revisore dei conti sopra i 12 dipendenti e sopra i 2 milioni di debiti. «Se l’applicasse­ro domani - spiega Giacomin chiuderebb­e all’istante il 30% delle Pmi venete».

Cruscotto Una «guida» per la politica

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