Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Treviso, arriva solo una multa

Calcio: una sanzione da 90 euro del giudice sportivo per gli insulti all’arbitro Niente razzismo contro il giocatore del Portomansu­é Gnago, ex biancocele­ste

- Dimitri Canello

TREVISO Nessun provvedime­nto per razzismo, nessuna squalifica del campo. Ieri pomeriggio il comunicato del giudice sportivo del Comitato regionale veneto sui fatti di domenica pomeriggio nel campionato di Promozione veneta durante la partita Portomansu­é-Treviso, terminata 2-0 con una serie di polemiche e di insulti rivolti dal settore riservato ai tifosi biancocele­sti all’attaccante ivoriano Yves Gnago, ex di turno. L’accusa agli ultras del Treviso era quella di cori e offese razziste al giocatore. Gnago l’aveva ribadita in una dichiarazi­one dopo il match, mentre le due dirigenze hanno confermato gli insulti, negandone però la caratteriz­zazione razziale.

Il giudice sportivo non ha ravvisato, sulla base del referto arbitrale, elementi in tal senso, limitandos­i a infliggere una multa di 90 euro al Treviso per «insulti insistiti e reiterati all’arbitro e alla terna arbitrale».

Nessun altro provvedime­nto è stato comminato nei confronti del club del presidente Luca Visentin né nei confronti di Gnago. «Non ci aspettavam­o nulla di diverso — spiega il numero uno del Treviso — I fatti erano già stati spiegati e la nostra versione non cambia. Anzi, è inutile strumental­izzare ulteriorme­nte l’episodio, l’arbitro era lì e ha visto tutto, per cui la verità è solo quella contenuta nel comunicato. Il resto per me è spazzatura».

Restano differenti versioni sull’accaduto, in merito al quale divergono le versioni persino all’interno del Portomansu­é. Il direttore sportivo Ermanno Amadio ha smentito gli insulti razzisti, suscitando la reazione dell’allenatore Stefano Lombardi, che si è espresso in toni diametralm­ente opposti. «Mi dissocio totalmente dalle parole di Amadio — ha detto Lombardi — Non potrei mai mentire a me stesso. Le 600 persone presenti la pensano come me».

Non è chiaro se il gesto dell’attaccante del Portomansu­é, che a fine partita ha esultato rabbiosame­nte sotto il settore ospiti, sia stato una conseguenz­a delle offese ricevute durante la partita o abbia lui stesso acceso la miccia che poi lo ha costretto ad uscire da una finestra dello spogliatoi­o per evitare guai peggiori.

«C’ero alla partita — chiude Visentin — dopo cinque minuti gli ultras se n’erano già andati e chiunque ha giocato a calcio sa che, per farsi una doccia, asciugarsi i capelli e vestirsi 40 minuti sono un tempo normalissi­mo». I trascorsi fra le parti non erano buoni: in altre occasioni, come nella partita di andata, episodi di analogo tenore si erano verificati, acuendo i pessimi rapporti fra giocatore e ultras.

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