Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Treviso, arriva solo una multa
Calcio: una sanzione da 90 euro del giudice sportivo per gli insulti all’arbitro Niente razzismo contro il giocatore del Portomansué Gnago, ex biancoceleste
TREVISO Nessun provvedimento per razzismo, nessuna squalifica del campo. Ieri pomeriggio il comunicato del giudice sportivo del Comitato regionale veneto sui fatti di domenica pomeriggio nel campionato di Promozione veneta durante la partita Portomansué-Treviso, terminata 2-0 con una serie di polemiche e di insulti rivolti dal settore riservato ai tifosi biancocelesti all’attaccante ivoriano Yves Gnago, ex di turno. L’accusa agli ultras del Treviso era quella di cori e offese razziste al giocatore. Gnago l’aveva ribadita in una dichiarazione dopo il match, mentre le due dirigenze hanno confermato gli insulti, negandone però la caratterizzazione razziale.
Il giudice sportivo non ha ravvisato, sulla base del referto arbitrale, elementi in tal senso, limitandosi a infliggere una multa di 90 euro al Treviso per «insulti insistiti e reiterati all’arbitro e alla terna arbitrale».
Nessun altro provvedimento è stato comminato nei confronti del club del presidente Luca Visentin né nei confronti di Gnago. «Non ci aspettavamo nulla di diverso — spiega il numero uno del Treviso — I fatti erano già stati spiegati e la nostra versione non cambia. Anzi, è inutile strumentalizzare ulteriormente l’episodio, l’arbitro era lì e ha visto tutto, per cui la verità è solo quella contenuta nel comunicato. Il resto per me è spazzatura».
Restano differenti versioni sull’accaduto, in merito al quale divergono le versioni persino all’interno del Portomansué. Il direttore sportivo Ermanno Amadio ha smentito gli insulti razzisti, suscitando la reazione dell’allenatore Stefano Lombardi, che si è espresso in toni diametralmente opposti. «Mi dissocio totalmente dalle parole di Amadio — ha detto Lombardi — Non potrei mai mentire a me stesso. Le 600 persone presenti la pensano come me».
Non è chiaro se il gesto dell’attaccante del Portomansué, che a fine partita ha esultato rabbiosamente sotto il settore ospiti, sia stato una conseguenza delle offese ricevute durante la partita o abbia lui stesso acceso la miccia che poi lo ha costretto ad uscire da una finestra dello spogliatoio per evitare guai peggiori.
«C’ero alla partita — chiude Visentin — dopo cinque minuti gli ultras se n’erano già andati e chiunque ha giocato a calcio sa che, per farsi una doccia, asciugarsi i capelli e vestirsi 40 minuti sono un tempo normalissimo». I trascorsi fra le parti non erano buoni: in altre occasioni, come nella partita di andata, episodi di analogo tenore si erano verificati, acuendo i pessimi rapporti fra giocatore e ultras.