Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Vicenza, la scuola porta gli studenti a sparare

Polemiche sull’iniziativa del Da Schio. La diocesi: «Sorpresi e perplessi»

- Alba

VICENZA Studenti portati a lezioni di tiro a segno «per potenziare comportame­nti ispirati ad uno stile di vita sano». Accade all’Istituto tecnico commercial­e Almerico da Schio. Alunni al poligono durante l’ora di ginnastica. Scoppia la bufera.

VICENZA Tiro a segno della discordia. Quattro lezioni al poligono in un anno, appena un’infarinatu­ra: tanto basta perché il suo inseriment­o tra le discipline sportive all’interno dell’istituto profession­ale e tecnico Da Schio di Vicenza abbia fatto scoppiare un caso con relative polemiche politiche.

A dare il «la» e a chiedere la rimozione del ciclo di lezioni è il consiglier­e regionale del Pd Andrea Zanoni, fervente anticaccia: dopo la segnalazio­ne della mamma di uno studente del Da Schio, ha chiesto al presidente della Regione Luca Zaia di «bandire dal Veneto ogni tipo di attività scolastica che preveda l’uso di armi, anche se ad aria compressa». Critica anche la diocesi di Vicenza: «La scuola ha fatto una scelta strana e discutibil­e», fa sapere l’ufficio della pastorale all’educazione. Difendono invece il progetto il preside della scuola Giuseppe Sozzo, ma anche il consiglier­e regionale Sergio Berlato (FdI) e l’assessore alla Formazione del Veneto Elena Donazzan.

Nella città di Palladio è ancora «fumante» la polemica sul binomio fra armi e minori insorta lo scorso fine settimana per la fiera della caccia Hit Show. Il sindaco Achille Variati ha scagliato il suo anatema, impegnando­si a far sì che Hit Show d’ora in poi sia vietata ai minori di 16 anni. Il dibattito sulle armi – presente tanto più dopo la strage di mercoledì in un liceo della Florida, con 17 vittime – continua con il nuovo caso evidenziat­o da Zanoni, critico sul far impugnare ai ragazzi del primo anno del Da Schio una pistola ad aria compressa per sparare a bersagli a dieci metri di distanza. «Posso capire che il tiro a segno sia una disciplina sportiva che, come tutte, punta a creare vivai e promuove la diffusione tra i giovani – dichiara il consiglier­e dem – ma ritengo che l’utilizzo di pistole ed armi, seppur ad uso sportivo, non debba essere promosso in alcun modo dalla scuola pubblica». Ieri ha parlato anche la madre di uno studente di prima: «Un giorno mio figlio è venuto a casa portando un foglio con il quale dovevo dare l’autorizzaz­ione a partecipar­e alle lezioni al poligono - racconta la donna - pagando anche una quota che comprendev­a l’assicurazi­one». Pur dicendosi fermamente contraria alle armi, la mamma ha firmato: «Ero assolutame­nte contraria che mio figlio partecipas­se, ma non potevo rischiare che avesse un giudizio negativo in pagella».

Il preside dell’istituto, Giuseppe Sozzo, è stupito della polemica. «Facciamo questi corsi da quattro anni per tutti i ragazzi di prima del tecnicocom­merciale – dichiara – fanno ginnastica in una palestra piuttosto lontana, così abbiamo ampliato l’offerta formativa con l’alternativ­a, a volte, di attività extracurri­colari: lezioni di tiro a segno ma anche di rugby e pugilato. I genitori non hanno mai manifestat­o contrariet­à, anzi».

Sozzo precisa che «per il tiro a segno si tratta in tutto di quattro lezioni, la prima di teoria, la seconda e terza di dimostrazi­one pratica, la quarta di simulazion­e di gara. Sempre con armi ad aria compressa e con istruttori federali. Abbiamo avuto ragazzi che, partendo da queste lezioni, sono diventati rappresent­anti veneti nei campionati nazionali. Del resto non è il tiro al cinghiale: ricordiamo­ci che il tiro a segno è disciplina olimpica, atleti italiani hanno vinto medaglie d’oro».

Anche per l’assessore veneto alla Formazione «questo clamore è incomprens­ibile – osserva Donazzan –. Il Da Schio fa bene a promuovere il tiro a segno, auspichiam­o porti dei giovani a diventare campioni italiani. E’ una disciplina atipica rispetto agli sport tradiziona­li, ma permette ai ragazzi di conoscere meglio sé stessi, i propri limiti e virtù». Condanna la posizione di Zanoni pure il consiglier­e «cacciatore», Sergio Berlato: «La sua è una posizione ideologica, vede sempre in un’arma un pericolo per la comunità. Invece è uno strumento, come un coltello da cucina. Chi accede ai poligoni impara ad usare queste armi, sportive, nel modo corretto e nel rispetto delle regole. Il Pd si preoccupi piuttosto di far disarmare i criminali che comprano armi sul mercato nero».Per contro, il direttore dell’ufficio pastorale per educazione e scuola della diocesi vicentina la pensa in modo simile a Zanoni. «Sono sorpreso e perplesso di questa proposta del Da Schio – osserva Fernando Cerchiaro -. L’istituzion­e scolastica ha un compito educativo primario e deve avere una forte caratteriz­zazione sociale: vorrei capire meglio le ragioni della scuola, ma in un progetto educativo non metterei il tiro a segno fra le priorità da trasmetter­e».

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 ??  ?? Hit Show Il salone dedicato alla caccia a Vicenza che, la scorsa settimana, ha suscitato polemiche per la presenza di minori che imbracciav­ano le armi
Hit Show Il salone dedicato alla caccia a Vicenza che, la scorsa settimana, ha suscitato polemiche per la presenza di minori che imbracciav­ano le armi

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