Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
L’odissea di Fassa in Sicilia «Investimento di 25 milioni paralizzato dai burocrati»
SPRESIANO Cerca di avviare un insediamento produttivo restituendo efficienza ad una cava dismessa da 30 anni ad Agira, in provincia di Enna, investendo 25 milioni, ma da oltre quattro anni non riesce a far partire i lavori. Colpa di «una burocrazia organizzata in modo tale che la colpa non è mai di nessuno».
La denuncia è di Paolo Fassa, patron della Fassa Bortolo, colosso di Spresiano dei materiali per l’edilizia, il quale non fa mistero di aver ormai maturato l’intenzione di abbandonare il progetto. «Siamo disposti a investire e ad assumere lavoratori in questa regione ma ce lo impediscono. Questa assurda babele di norme trasforma l’entusiasmo e la voglia di lavorare in una odissea senza fine. Se la situazione non si sbloccherà in tempi brevi – dice Fassa lasceremo sull’isola solo gli avvocati perché faremo causa». Ad interferire con il rilascio delle autorizzazioni pare vi sia un vincolo legato alla natura archeologica di una parte dell’area interessata, nonostante l’azienda trevigiana si sia resa disponibile a trasferire in un luogo adatto gli eventuali reperti di valore storico. L’appello di Fassa, in ogni caso, non pare essere caduto nel vuoto. Il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, poco dopo la diffusione del messaggio ai media ha annunciato di voler «convocare a giorni il responsabile della Soprintendenza per avere una relazione sul ritardo nel rilascio del parere paesaggistico» necessario alla riapertura della cava.
Lo sfogo e la replica «Sbloccate tutto o lasciamo l’isola». Il governatore convoca la Soprintendenza