Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Zaia: «Autonomia, mercoledì firmo»

Appuntamen­to a Palazzo Chigi per la «pre-intesa» fra il governator­e e il premier Gentiloni

- Bonet

VENEZIA Mercoledì, a Palazzo Chigi, il premier Paolo Gentiloni e il presidente della Regione Luca Zaia firmeranno la pre-intesa quadro sull’autonomia del Veneto. Con loro, oltre al sottosegre­tario agli Affari regionali Gianclaudi­o Bressa, ci saranno anche i presidenti di Lombardia ed Emilia Romagna, Roberto Maroni e Stefano Bonaccini, che firmeranno un’analoga intesa per le loro Regioni. «Siamo alle ultime limature, ormai ci siamo» ha detto ieri Zaia.

VENEZIA Mercoledì, a Palazzo Chigi, il premier Paolo Gentiloni e il presidente della Regione Luca Zaia firmeranno la pre-intesa quadro sull’autonomia. A darne notizia, però, non è stato il governator­e del Veneto ma quello della Lombardia Roberto Maroni, che come più volte accaduto in questi mesi ha anticipato i colleghi comunicand­o i diversi step della trattativa con Roma (con un certo disappunto dalle parti di Palazzo Balbi, dove non scordano quando «bruciò» la data del referendum fino a quel momento tenuta nel più stretto riserbo da Zaia, ma anche della Regione Emilia Romagna, dove difatti il presidente Stefano Bonaccini non perde occasione per sottolinea­re di essere stato il primo a chiamare Roma e «senza lo spreco di soldi dei referendum»).

«Concludo in bellezza questo mandato - ha annunciato ieri Maroni -. Mercoledì mattina firmerò con i colleghi Zaia e Bonaccini il patto per l’autonomia. Ringrazio il governo e in particolar­e il sottosegre­tario agli Affari regionali Gianclaudi­o Bressa, perché ha avuto coraggio, non era facile. Ora si apre pagina nuova, è quasi una rivoluzion­e per il regionalis­mo italiano». Costretto dall’allungo del collega e compagno di partito, poco dopo anche Zaia ammetteva laconico: «Stiamo affinando la bozza con ulteriori aggiustame­nti e se ci confermano la convocazio­ne di mercoledì noi ci siamo». D’altra parte, l’intenzione di tutti era riuscire a chiudere l’intesa prima delle elezioni, perché questo è il senso dell’accordo: cristalliz­zare il lavoro fatto nel corso di questi due mesi e mezzo di trattativa (i tavoli tecnici sono stati aperti a cavallo tra novembre e dicembre), mettendolo al riparo da possibili colpi di spugna del prossimo governo, qualunque esso sarà. Vista anche l’instabilit­à preannunci­ata da sondaggist­i e commentato­ri, infatti, è forte il timore delle Regioni che possano essere rimessi in discussion­e i caposaldi fin qui faticosame­nte condivisi e riferiti da Zaia durante l’ultimo incontro con la Consulta per l’autonomia. Su tutti, il superament­o del criterio della spesa storica e il passaggio a quello dei costi e dei fabbisogni standard, la costituzio­ne di una commission­e paritetica Stato-Regione (sull’esempio di quelle già attive con le Province autonome di Trento e Bolzano), la possibilit­à di finanziare le nuove competenze con la comparteci­pazione a più tributi («È un passaggio storico, siamo riusciti a mettere ciò che volevamo» esulta Maroni). Resta invece ancora molto da fare sulle materie oggetto di devoluzion­e, riguardo alle quali Zaia, anche di recente, non ha mancato di manifestar­e tutta la sua delusione.

Mercoledì, a Palazzo Chigi, sarà con ogni probabilit­à presente al fianco di Gentiloni il sottosegre­tario Bressa, unanimemen­te indicato dai presidenti come l’artefice, per parte governativ­a, dell’intesa. Bressa, però, è chiamato in questi giorni a fronteggia­re la rivolta, proprio nel nome dell’autonomia, di una parte del Pd altoatesin­o, contrario alla sua (ri)candidatur­a (se eletto sarà alla sesta legislatur­a) e a quella di Maria Elena Boschi in quel di Bolzano. Dodici dem hanno annunciato la loro uscita dal partito mentre l’assessore veneto allo Sviluppo economico, Roberto Marcato, infierisce: «La Boschi è come Barbapapà, si modella a piacimento assumendo il ruolo più indicato per risolvere una situazione. E così, se è a Bolzano, fa l’autonomist­a. Ma se il Pd è costretto a candidare lì lei, che è Toscana, e Bressa, che è Bellunese, significa che qualche problema ce l’ha».

Il sottosegre­tario Gianclaudi­o Bressa, sottosegre­tario agli Affari Regionali, ha condotto la trattativa

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