Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Veneto Strade all’Anas: lavori per 400 milioni
Cambia la governance. Intanto scoppia il caso Cortina
VENEZIA Un patto da quattrocento milioni che rivoluziona la governance di Veneto Strade, la società che gestisce le strade ex statali, provinciali e regionali del Veneto, e promette di riversare sul territorio, di qui al 2032, gli utili di Cav, la ricca concessionaria del Passante di Mestre. È quello firmato ieri, a Palazzo Balbi, dal presidente della Regione Luca Zaia e dall’amministratore delegato di Anas Gianni Vittorio Armani, punto finale di una trattativa che proseguiva da mesi, un po’ per scelta («Così intercetteremo meglio i bisogni del Veneto, mantenendo ferma l’identità regionale di Veneto Strade» assicura Zaia) e un po’ per condizione, visto che il venir meno dei finanziamenti delle Province, svuotate dalla legge Delrio, uniti a quelli mai pervenuti delle concessionarie autostradali, mettevano sulle spalle di Palazzo Balbi un carico finanziario non più sostenibile dopo gli emendamenti tampone delle ultime Leggi di Bilancio («Non navigheremo più a vista», la speranza).
Smentita seccamente sia da Zaia che da Armani qualunque ipotesi di riassetto in Cav, partecipata da Regione e Anas col 50% ciascuna («La ripartizione del capitale è stabilita da una legge, lo spostamento dell’1% a favore di Anas non è mai stato discusso»), ciò che invece cambierà, radicalmente, è la composizione societaria di Veneto Strade: oggi la Regione è al 30%, le Province al 7,14% e le concessionarie autostradali al 5%; Anas entrerà con 5,2 milioni, raddoppiando il capitale e assestandosi dunque al 51% (esprimerà sia il presidente che l’amministratore delegato), la Regione salirà al 37% mentre le Province scenderanno al 3,5% (Venezia, Padova e Treviso) e all’1% (Belluno; Verona, Vicenza e Rovigo hanno deciso di vendere le loro quote).
Il Partito Democratico sferza Zaia: «È questa l’autonomia a cui pensa? Cede il controllo di Veneto Strade per 10 milioni all’anno...» (è la cifra che Anas si impegna a investire qui nella manutenzione). Il governatore ribatte: «Autonomia non significa suicidarsi, Anas entra in una società regionale, investirà qui di tasca sua e gestirà le strade insieme a noi, proprio come accade in Provincia di Bolzano». Anche Armani smorza le polemiche: «È sbagliato leggere questa operazione come la calata centralista della società ministeriale, noi siamo per la Regione un partner industriale, che sta sul mercato. Il controllo al 51% è un aspetto prettamente tecnico che ci consentirà di assumere iniziative che viceversa, in minoranza, non avremmo potuto attivare».
In pratica, dei 1.386 chilometri oggi gestiti da Veneto Strade, circa 700 resteranno a carico della Regione mentre i restanti 700 passeranno (o meglio, torneranno) sotto Anas, che oltre ai 10 milioni di investimenti di cui si diceva spenderà 21 milioni l’anno per la gestione (per uno stanziamento complessivo fino al 2022 di oltre 100 milioni), promettendo risparmi del 10% grazie a sinergie sulla progettazione, la costruzione e la manutenzione.
Entrambe, promettono poi di investire sulla rete 300 dei 600 milioni che saranno incassati da Cav tra il 2020 e il 2032, quando la società del Passante avrà estinto i suoi debiti.
Anas, in particolare, intende trasformare i principali assi di collegamento tra i capoluoghi, oltre 400 chilometri, in «smart road» con fibra ottica, connessioni wi-fi, pali multifunzione per la circolazione delle nuove auto intelligenti. «Una delle prima smart road sarà l’Alemagna» dice Armani, che si lascia poi andare ad uno sfogo sulla lentezza con cui stanno procedendo i lavori in vista dei Mondiali di sci di Cortina del 2021: «Dobbiamo colmare in poco tempo un gap creato da cinquant’anni di mancati investimenti, in un contesto ambientale delicatissimo. Noi siamo pronti: abbiamo progetti e cantieri per quaranta milioni. Però se il territorio fa il tifo contro, perché le opere non si facciano... Poi c’è la burocrazia, e qui ne va della competitività dell’Italia: non possiamo aspettare due anni un’autorizzazione, perché ci vogliono due anni e mezzo per costruire una galleria e basta fare due conti per capire che entro il 2021 non ce la possiamo fare. Vi assicuro che non servono due anni per valutare un progetto, le stesse identiche verifiche si possono chiudere in sei mesi. Basta solo volerlo».
Gianni Armani (Anas)
Le strade per i mondiali? Siamo pronti: abbiamo progetti e cantieri ma se il territorio rema contro e la burocrazia chiede anni per un’autorizzazione si mette male