Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Piovesana striglia i partiti: «Nessuna idea cercate solo voti facili»
La leader di Unindustria: «Vedo tanta immaturità»
TREVISO La fotografia scattata dalle imprese a dieci giorni dalle urne è quella di una classe politica immatura, così come la società che si appresta al voto del 4 marzo; una campagna elettorale fatta di risposte velleitarie e interessi singoli piuttosto che programmi ispirati al bene comune; lusinghe per attirare facili consensi che non considerano la fattibilità dell’offerta; «non un’idea di società, non un’idea di economia sulla quale coinvolgere e guidare la nazione». Affermazioni nette e quasi feroci quelle di Maria Cristina Piovesana, presidente degli industriali trevigiani, che ha rivolto il suo appello (e di tutta la categoria) ai partiti in corsa per il Parlamento italiano: «Le imprese sono pronte, con senso di responsabilità, a valorizzare il territorio e il capitale umano di cui dispone, ma chi si candida deve riconoscerne il valore e creare le condizioni perché questo avvenga».
L’impatto emotivo delle elezioni nazionali è meno immediato di un voto amministrativo ma per le imprese una seria politica industriale, che punti a sviluppo e competitività, richiede uno sforzo collettivo. Secondo l’economista Michael P. E. Porter, cita la presidente di Unindustria Treviso, «un contesto sociale e territoriale in salute dipende dalla presenza di imprese in grado di dare lavoro, offrire salari e stipendi adeguati, acquistare beni e servizi di qualità, pagare le tasse, proteggere l’ambiente»: la strada da percorrere, dunque, è quella di creare «valore economico condiviso». Piovesana usa quindi parole che trovano poco spazio in cima ai programmi elettorali: «Giovani, benessere e crescita culturale».
La riflessione della presidente si allarga quindi alla disaffezione al voto sollecitando la partecipazione e l’interesse per la promozione di una comunità che sia e si senta utile: «L’appiattimento del dibattito pubblico sull’offerta politica con le divisioni sociali che questo ingenera è l’indicatore, a mio avviso, di un difetto di maturità anche del corpo sociale, che non può autoassolversi, scaricando ogni responsabilità, come alibi, sull’inadeguatezza della classe politica e della classe dirigente più in generale».
Piovesana se la prende soprattutto con «i programmi, in buona sostanza un elenco di problemi con soluzioni improbabili», ma chiude con un impegno: «Alle imprese compete farsi carico – e noi ci faremo carico – della responsabilità e della consapevolezza di avere un ruolo sociale, offrendo opportunità e prospettive. A chi si candida al governo delle istituzioni e all’intera società civile, compete farsi carico di riconoscere questo valore e creare le condizioni affinché le imprese del territorio possano esprimersi in condizioni di legalità, efficienza e condivisione nell’interesse di tutta la comunità per ripartire con realismo, responsabilità e visione per il futuro».
Nei programmi tante soluzioni improbabili anche per le imprese. E pure gli elettori hanno le loro responsabilità