Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
La vittima: «Non avrei mai pensato a un parente»
Lui: sapevo delle tensioni con papà, sono incredulo
MONFUMO «Posso solo dire che non me lo sarei mai aspettato. Che mi ha molto sorpreso scoprire chi è la persona accusata di aver compiuto quel gesto». A parlare è Simone Rech. Da ieri sa chi sono gli autori della bomba che, poco dopo la mezzanotte del 3 ottobre scorso, ha fatto saltare in aria la porta della sua casa. E venire a sapere che a ordinare il lancio dell’ordigno è stato un parente, è probabilmente la cosa peggiore per lui: «Sono sorpreso, perché è vero che siamo parenti ma non frequento quella persona da almeno 20 anni – spiega -. Ho sempre saputo che c’erano delle tensioni in famiglia, ma certo non così forti da indurmi qualche sospetto. Mai avrei immaginato che sarebbe potuto arrivare a tanto».
Simone Rech, secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbe una «vittima collaterale» dell’attentato che il prozio Attilio Bergamin avrebbe ordito con Primo Possamai. Il vero obiettivo, infatti, sarebbe stato il padre Emanuele, allevatore già noto alle cronache per essere stato imputato, e poi assolto, nel processo «Pascoli d’Oro», accusato di aver intascato indebitamente contributi europei per milioni. E finito in guai finanziari con le sue società immobiliari, tanto da lasciare la gestione delle attività di famiglia al giovane Simone, che ha avviato la Tenuta Amadio, produttrice del Prosecco Superiore Docg dei Colli Asolani, la cui sede si trova a venti metri dalla casa. «Non sono mai stato al corrente della strada presa dalle indagini. Il risultato mi ha sorpreso. Ringrazio i carabinieri per il lavoro fatto e per la rapidità con cui sono arrivati a scoprire i presunti responsabili. Io comunque sono sereno, perché ritengo di non aver mai fatto del male a nessuno».
Non frequento quell’uomo da almeno vent’anni