Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Camera di Commercio, lite in casa Doglioni: «Trascurati da Treviso»
L’ex presidente all’attacco. L’attuale leader Pozza: ora soldi e progetti, prima nulla
BELLUNO Secondo il presidente della Confcommercio provinciale, Paolo Doglioni, in Camera di Commercio, dopo la fusione con Treviso, va così: «Manca una strategia territoriale bellunese, per il territorio». Invece per il presidente della Camera di commercio di Treviso e Belluno Mario Pozza, le cose stanno così: «Ora ci sono soldi e iniziative. Prima non c’erano nemmeno le risorse per pagare i dipendenti». Al centro della polemica, l’ente guidato da Pozza. Sarebbe troppo orientato verso Treviso e poco verso Belluno. «Fin nel nome — afferma Doglioni — La “b” non viene prima della “t”, nell’alfabeto? Perché non è la Camera di Belluno e Treviso?».
Come si ricorderà, la fusione tra le Camere di Commercio delle due province era stata deliberata, per la parte bellunese, nel febbraio 2015, al termine di un processo piuttosto breve, per gli standard italici. Secondo l’ex presidente dell’ente bellunese, Luigi Curto, non si poteva fare altrimenti. «Per il 2015 — affermò due anni e mezzo fa — il governo ha tagliato il 30% dei diritti commerciali; il 40% per il 2016 e il 50% per il 2017. Insomma, nel 2017, a regime, avremo un buco di 750 mila euro». Per evitar guai, ci si fidanzò con Treviso, provincia che, dal punto di vista economico, ha le spalle larghe.
Secondo Doglioni, però, le cose non sono andate nel verso giusto. La relazione mostrerebbe crepe vistose. «Il nostro impegno attuale — afferma Doglioni — dev’essere mirato a far sì che la sede di piazza Santo Stefano a Belluno non sia la succursale di Piazza Borsa a Treviso, ma un luogo vivo e autorevole di confronto e sintesi di programmi capaci di far crescere il sistema territoriale bellunese in rapporto stretto, sinergico, ma non ancillare, con la Marca Trevigiana».
Insomma, per Doglioni ora tutto ruota attorno a Treviso e non si è tenuto conto della «specificità» bellunese. Ci vorrebbero invece politiche territoriali mirate. Per Doglioni «l’accorpamento delle Camere è stato un percorso forse obbligato dalla normativa, di certo sofferto ed ancora non perfettamente metabolizzato dalle imprese e dalle loro associazioni di rappresentanza. È un percorso ormai alle nostre spalle, anche se – è mia convinzione – la politica avrebbe potuto fare di più per evitare di giungere alla necessità di un’unione dettata più dal bisogno di consentire la sostenibilità economica del sistema che dalla condivisione di precise strategie».
Sempre per Doglioni, «così come sta cambiando la società e l’economia, anche i sistemi di rappresentanza devono accettare la sfida del cambiamento, senza subirlo ma, al contrario, precorrendolo e distinguendosi per qualità propositiva». L’idea è che Belluno stia subendo la trasformazione.
Pozza, però, non la vede così. «Abbiamo intrapreso iniziative sul territorio bellunese, anche di concerto con la Provincia — afferma — Secondo me i bellunesi non devono pensare che sia tempo di chiudersi a riccio: è casomai tempo di aprirsi al mondo. Certo, come tutti i matrimoni, anche quello tra Treviso e Belluno può sperimentare qualche momento di difficoltà, ma questo è nell’ordine delle cose. La verità, però, è che le due Camere si sono unite per opportunità, soprattutto da parte bellunese, visto che non c’erano le risorse per l’autonomia. E mancavano pure quelle per pagare i dipendenti. Ora è diverso: la progettualità per Belluno c’è, i consiglieri bellunesi fanno la loro parte, così come quelli trevigiani».