Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Piazze vietate alle destre? Dopo le elezioni La mozione che vuole interdire i luoghi pubblici alle formazioni neofasciste verrà presentata a marzo ma in aula è già bagarre. Frattura anche a sinistra, Zanatta: «I centri sociali mi preoccupano di più»
TREVISO Com’era prevedibile, il consiglio comunale si è trasformato in un botta e risposta polemico sulla proposta del sindaco Giovanni Manildo di interdire le piazze all’estrema destra e alle associazioni di stampo fascista. L’ordine del giorno della maggioranza di centrosinistra sarà presentato nel corso della seduta di marzo, «dopo le elezioni per non essere strumentalizzato» ha detto il primo cittadino, che ora vuole coinvolgere anche il centrodestra per approvare il provvedimento all’unanimità. «Il contrasto a tutte le forme di violenza sulle aree pubbliche deve essere trattato in modo serio – ha detto Manildo -. Propagare ideologie neonaziste, apologia del fascismo e istigazione all’odio razziale non sono condotte sbagliate, non sono opinioni, sono dei reati e tutti li dobbiamo contrastare. Andiamo oltre le parti politiche, dimostriamo di essere una società civile».
Davide Acampora (ex Fdi) aveva già chiesto all’amministrazione, nei giorni scorsi, di vietare non solo i comizi politici della destra, ma anche i disordini dell’estrema sinistra nelle piazze. Il sindaco li ha definiti «preconcetti», rispondendo con la consueta moderazione: «Nel nostro regolamento viene chiesta una cosa in più, una dichiarazione degli organizzatori di non professare o propagandare ideologie neonaziste o neofasciste e di non avere finalità antidemocratiche esaltando o minacciando la violenza».
Quando però è intervenuto Said Chaibi, consigliere di Sinistra Italiana molto vicino al centro sociale Django, è cominciata la bagarre. «Per vent’anni il Comune di Treviso ha lisciato il pelo all’estrema destra – ha detto il giovane consigliere, riferendosi alle giunte leghiste di Gentilini e Gobbo -, paghiamo ancora le conseguenze di questa retorica para-fascista». Così, dai banchi del centrodestra è partita la controffensiva. Il consigliere leghista Giancarlo Da Tos ha iniziato uno scambio piuttosto acceso: «Said, ti avrebbe fatto bene un po’ di servizio militare per imparare la disciplina». I gentiliniani Giuseppe Basso e Sandro Zampese hanno cominciato ad alzare i toni. È dovuto intervenire il presidente Franco Rosi, «la violenza è anche verbale», per mettere a tacere la lite.
Solo che poco dopo, a sorpresa, nel centrosinistra si è aperta una frattura, emersa con il durissimo intervento del consigliere Domenico Zanatta, che ha puntato il dito proprio contro il Django. Già l’introduzione prometteva scintille, «sono costretto a dirmi d’accordo con Da Tos», ma è stata poi la dichiarazione «i centri sociali sono antifascismo di stampo squadrista» a lasciare il segno. «Trovo miserabile chiedere a chi è stato eletto in questo consiglio se è degno di stare qui – ha sottolineato, ricordando un recente blitz dei ragazzi di Ztl a Palazzo dei Trecento contro il centrosinistra -. Casa Pound e Forza Nuova si presentano alle elezioni, mentre chi è venuto qui a dire a noi che non abbiamo diritto di prendere delle decisioni non ha il coraggio di farlo, preferisce contestare da fuori». Parole pesanti, pronunciate da un membro della coalizione che ha concesso al Django uno spazio pubblico. «Mi preoccupa di più chi è vicino alla mia parte politica che non i miei avversari – ha chiuso Zanatta -. Chi pretende di essere di sinistra ma è più arrogante e prevaricatore di chi vorrebbe combattere».