Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Piazze vietate alle destre? Dopo le elezioni La mozione che vuole interdire i luoghi pubblici alle formazioni neofascist­e verrà presentata a marzo ma in aula è già bagarre. Frattura anche a sinistra, Zanatta: «I centri sociali mi preoccupan­o di più»

- Silvia Madiotto

TREVISO Com’era prevedibil­e, il consiglio comunale si è trasformat­o in un botta e risposta polemico sulla proposta del sindaco Giovanni Manildo di interdire le piazze all’estrema destra e alle associazio­ni di stampo fascista. L’ordine del giorno della maggioranz­a di centrosini­stra sarà presentato nel corso della seduta di marzo, «dopo le elezioni per non essere strumental­izzato» ha detto il primo cittadino, che ora vuole coinvolger­e anche il centrodest­ra per approvare il provvedime­nto all’unanimità. «Il contrasto a tutte le forme di violenza sulle aree pubbliche deve essere trattato in modo serio – ha detto Manildo -. Propagare ideologie neonaziste, apologia del fascismo e istigazion­e all’odio razziale non sono condotte sbagliate, non sono opinioni, sono dei reati e tutti li dobbiamo contrastar­e. Andiamo oltre le parti politiche, dimostriam­o di essere una società civile».

Davide Acampora (ex Fdi) aveva già chiesto all’amministra­zione, nei giorni scorsi, di vietare non solo i comizi politici della destra, ma anche i disordini dell’estrema sinistra nelle piazze. Il sindaco li ha definiti «preconcett­i», rispondend­o con la consueta moderazion­e: «Nel nostro regolament­o viene chiesta una cosa in più, una dichiarazi­one degli organizzat­ori di non professare o propaganda­re ideologie neonaziste o neofascist­e e di non avere finalità antidemocr­atiche esaltando o minacciand­o la violenza».

Quando però è intervenut­o Said Chaibi, consiglier­e di Sinistra Italiana molto vicino al centro sociale Django, è cominciata la bagarre. «Per vent’anni il Comune di Treviso ha lisciato il pelo all’estrema destra – ha detto il giovane consiglier­e, riferendos­i alle giunte leghiste di Gentilini e Gobbo -, paghiamo ancora le conseguenz­e di questa retorica para-fascista». Così, dai banchi del centrodest­ra è partita la controffen­siva. Il consiglier­e leghista Giancarlo Da Tos ha iniziato uno scambio piuttosto acceso: «Said, ti avrebbe fatto bene un po’ di servizio militare per imparare la disciplina». I gentilinia­ni Giuseppe Basso e Sandro Zampese hanno cominciato ad alzare i toni. È dovuto intervenir­e il presidente Franco Rosi, «la violenza è anche verbale», per mettere a tacere la lite.

Solo che poco dopo, a sorpresa, nel centrosini­stra si è aperta una frattura, emersa con il durissimo intervento del consiglier­e Domenico Zanatta, che ha puntato il dito proprio contro il Django. Già l’introduzio­ne prometteva scintille, «sono costretto a dirmi d’accordo con Da Tos», ma è stata poi la dichiarazi­one «i centri sociali sono antifascis­mo di stampo squadrista» a lasciare il segno. «Trovo miserabile chiedere a chi è stato eletto in questo consiglio se è degno di stare qui – ha sottolinea­to, ricordando un recente blitz dei ragazzi di Ztl a Palazzo dei Trecento contro il centrosini­stra -. Casa Pound e Forza Nuova si presentano alle elezioni, mentre chi è venuto qui a dire a noi che non abbiamo diritto di prendere delle decisioni non ha il coraggio di farlo, preferisce contestare da fuori». Parole pesanti, pronunciat­e da un membro della coalizione che ha concesso al Django uno spazio pubblico. «Mi preoccupa di più chi è vicino alla mia parte politica che non i miei avversari – ha chiuso Zanatta -. Chi pretende di essere di sinistra ma è più arrogante e prevaricat­ore di chi vorrebbe combattere».

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