Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Trovate chi è stato, vogliamo giustizia»

La sorella di Loris Nicolasi: «Non erano ricchi, nessun conto in sospeso» Il racconto della figlia delle vittime: «Ho visto il corpo di papà a terra»

- di Andrea Priante

NERVESA DELLA BATTAGLIA (TREVISO) «Voglio che li trovino. E voglio che paghino fino in fondo per ciò che hanno fatto a mio fratello».

Liliana Nicolasi parla con un filo di voce, la testa bassa. È la sorella di Loris, il 72enne massacrato a coltellate assieme alla moglie Annamaria giovedì mattina, nel cortile della loro casa a Cison di Valmarino, nel Trevigiano.

Accanto a lei c’è Elio, il marito. E anche lui si tormenta. «Non riesco neppure a immaginare chi possa aver fatto una cosa del genere. In giro si sente di tutto: tossici, delinquent­i, bande dell’Est... Ma un ladro, se viene sorpreso a rubare, scappa, mica uccide in quel modo i padroni di casa».

In quella casa da 24 ore non si parla d’altro. Liliana, il marito e il figlio si interrogan­o su cosa possa essere accaduto e, soprattutt­o, chiedono giustizia. «Non so se siano gente del posto, italiani o stranieri - aggiunge la sorella della vittima - e francament­e non mi importa. Ma se li trovano, spero almeno che non siano rimessi in libertà il giorno dopo: devono restare in carcere».

Parla al plurale, come se una massacro del genere non possa essere compiuto da una sola mano. «Un criminale solitario, una banda... Non lo sappiamo», ribatte il marito. «Posso dire che mio cognato era un tipo tranquillo, che non mi ha mai dato l’impression­e di poter essere violento. Ma non escludo che, se avesse sorpreso qualcuno in casa, potrebbe aver reagito, anche solo per difendersi. Anche Annamaria era una brava persona, aveva lavorato come segretaria, poi in alcuni locali della zona...».

Quella dei Nicolasi era una famiglia come tante. Così la descrivono i parenti: il lavoro, la quotidiani­tà, i sacrifici. Ma anche qualche litigio. «Molti anni fa c’erano stati dei dissidi con Eddi, uno dei loro figli, ma da quanto ne so avevano ricucito il loro rapporto», ricorda Elio. «Loris era un uomo socievole, che si dava da fare e si divertiva a fare dei lavoretti. Anche la vecchia casa di fronte alla quale sono stati ammazzati, era un rudere che lui in questi anni stava sistemando un pezzetto alla volta per lasciarlo, un giorno, all’altra figlia, Katiuscia».

È quest’ultima, che viveva con i genitori, ad aver scoperto l’omicidio quando è tornata dal lavoro, nel primo pomeriggio di giovedì. Agli zii ha raccontato: «Ho visto il corpo di papà a terra, e dopo non ho più capito niente».

La donna ha telefonato ai carabinier­i per dare l’allarme, poi alla sorella della madre. «È sconvolta, povera ragazza. Gli investigat­ori l’hanno interrogat­a fino a notte fonda, quando ha finito era stravolta», spiega Liliana Nicolasi.

E ieri Katiuscia è stata sentita di nuovo, nella caserma di Cison. All’uscita ha solo detto di voler essere lasciata in pace. «Sono sfinita...». Nient’altro.

Da lei gli inquirenti vogliono capire se qualcuno avesse dei conti in sospeso con i suoi genitori, se dietro a questo duplice omicidio si nascondano vecchi rancori. All’ipotesi della rapina finita male, sembrano crederci in pochi. Anche perché, come spiega la stessa Liliana, «mio fratello non era ricco e per quanto ne so non c’erano questioni di soldi rimaste in sospeso».

Eddi Nicolasi, l’altro figlio della coppia, vive in Germania dove gestisce una gelateria. Al telefono, spiega che tornerà oggi a Cison di Valmarino. «Ho parlato con mia sorella, mi ha solo detto di aver trovato il cadavere di nostro padre. Il resto l’ho letto sui giornali italiani. Non le ho chiesto altri dettagli, è davvero molto scossa...».

Neppure lui sa spiegarsi chi possa aver ucciso i suoi genitori. «So che i carabinier­i stanno lavorando, spero ne vengano a capo. L’unica consideraz­ione che mi sento di fare è che quello in cui viviamo è un mondo pieno di violenza e di cattiveria. E ciò che è capitato, il modo in cui li hanno ammazzati, lo dimostra».

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