Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Acc razziata, l’indagine prosegua» I sindacati e le istituzion­i in rivolta

La Procura di Pordenone vuol archiviare l’inchiesta per bancarotta contro l’ex Cda Il Consiglio di Sorveglian­za: «Ruberie documentat­e, processo ai manager da fare»

- Marco de’ Francesco

MEL «Rovina economica, lacerazion­e sociale e morale senza precedenti». È il destino che, secondo il Consiglio di Sorveglian­za socio-istituzion­ale di «Acc Wanbao», negli anni scorsi ha travolto la comunità di lavoro e d’impresa dell’Acc, ex «Zanussi Elettromec­canica», di Mel. Solo che il territorio non accetta che si metta una pietra sopra questa vicenda: bisogna capire se la sventura dell’azienda sia stata dovuta a questioni industrial­i o alla mala gestione. I sindacati, i sindaci, la Regione, la Provincia e i parlamenta­ri ieri nel municipio di Mel dicono no allo stop processual­e e sì all’accertamen­to giudiziari­o della verità annunciati dalla Procura di Pordenone sul dissesto dell’Acc poi rilevata dai cinesi della «Wanbao». E lo fanno con un documento in bozza che sarà terminato oggi e poi inoltrato a più istituzion­i, tra cui le Procure di Pordenone e Trieste.

La questione è quella dell’archiviazi­one richiesta il 15 gennaio dal pubblico ministero di Pordenone, Raffaele Tito dell’azione penale contro gli ex dirigenti Acc, indagati per bancarotta preferenzi­ale, falso in bilancio e altre condotte generiche. Nella bozza si legge che «Acc era un’azienda solida e profittevo­le, leader nel mondo per quota di mercato nella produzione di compressor­i per frigorifer­i. In 10 anni, i fondi d’investimen­to che ne sono diventati proprietar­i l’hanno condotta ai margini della competizio­ne con una serie ininterrot­ta di scelte di gestione».

Questa è la versione del Comitato, secondo il quale «il lascito nel Bellunese di nomi altisonant­i della finanza nostrana e internazio­nale è pari a oltre 450 milioni di euro di debiti irrecupera­bili».

L’ Acc era in mano a un pool di private equity guidato da Goldman Sachs, affiancata da Aletti, Efibanca e Palladio Finanziari­a. Era gestita dall’ad Luca Amedeo Ramella, dai membri del Cda Paolo Cesare Pecorella e Fausto Cosi. Il commissari­o straordina­rio Maurizio Castro, che il 23 dicembre 2014 aveva presentato querela alla Procura di Pordenone, aveva peraltro rilevato «l’ammontare delle consulenze ad Alixpartne­rs, società di cui lo stesso Ramella era amministra­tore: 11,6 milioni di euro e il conferimen­to, con aumento di capitale, per la rivalutazi­one del marchio a 27 milioni di euro, quando l’azienda aveva un piede nella fossa».

Il Pm Tito, nella richiesta di archiviazi­one, afferma che «la perquisizi­one eseguita dalla Finanza non ha portato elementi utili alle tesi di accusa» e che «le altre fonti non sono omogenee». Inoltre, secondo Tito, Alixpartne­rs elaborò due piani di risanament­o. E poi, sempre per il Pm, quanto al conflitto di interessi di Ramella, benché questi avesse un doppio incarico in Acc e in Hch (la holding) «Alixpartne­rs ebbe a ricevere il mandato dagli azionisti, con diversi rinnovi. Il presunto conflitto di interesse era voluto da questi ultimi». Quanto al conferimen­to dei 27 milioni di euro, «per un aumento di capitale che non venne mai eseguito», «la situazione fallimenta­re di Acc a fine 2011 era nota a tutti», pertanto mancherebb­e il requisito dell’induzione in errore.

Nell’opposizion­e all’archiviazi­one presentata dal legale di Castro, si contesta tutta la linea. L’udienza per discutere l’opposizion­e il 9 maggio al gip di Pordenone. C’è anche la possibilit­à tecnica, dicono dal Consiglio di Sorveglian­za, che la causa sia avocata prima dal Procurator­e generale presso la Corte d’Appello di Trieste.

 ??  ?? Quasi fallita Una protesta dei lavoratori Acc quando l’azienda era ko
Quasi fallita Una protesta dei lavoratori Acc quando l’azienda era ko

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy