Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Marghera, l’ex feudo Pci parla grillino. «Siamo stufi»

- Di Francesco Bottazzo

MESTRE «Senta, sono stato 35 anni, dico 35, dirigente della Cgil, ho ancora la tessera in tasca, sono una persona di sinistra io, ma questa volta mi sono stufato proprio. Perché avrei dovuto votarli ancora? Me lo dia lei un motivo». Nemmeno il tempo di abbozzare una qualsiasi risposta che Giuseppe, appoggia la mano sulla spalla. «I Cinque stelle sono gente onesta, non hanno rubato — ecco la risposta che voleva, ndr — quando ruberanno anche loro nascerà un nuovo partito». Piove, le terrazze e le tende dei negozi servono per ripararsi dall’acqua. La valanga di voti a cinque stelle è caduta ieri su Marghera. Piazzale Martiri delle foibe, scuola Mario e Licio Visintini, tra le fabbriche e i centri commercial­i, è qui che Di Maio ha battuto tutti i record nel comune di Venezia.

Le percentual­i raggiunte sembrano quelle del Pci di una volta, delle lotte operaie, quando ancora Marghera parlava sinistra: 39 per cento. «O savevimo da giorni, a gente xe stufa». Due nonni giocano a carte (Cossa xe? Scopa, no ti vedi? dicono), altri tre pensionati sono in piedi, aspettano il loro turno. «Sono tutti comunisti, ma hanno cambiato anche loro, io voto Lega da anni», dice sorridendo un sessantenn­e mentre butta i gettoni dentro la slot machine. Scuotono la testa: «No xe vero». Sì, no, mezze risposte, è il rebus del Bar di piazzale Martiri Giuliani e Dalmati. Eppure solo due anni fa nelle stesse sezioni della scuola Visintini il centrosini­stra arrivava al 28 per cento quando i fucsia (di Luigi Brugnaro) preparavan­o il «cappotto». Allora i Cinque stelle si fermarono al 18, la Lega al 13. «Ma a Marghera è normale — spiega il presidente della Municipali­tà Gianfranco Bettin — succede da trent’anni, da quando si sono frantumate le antiche ideologie. Qui l’elettorato è pragmatico, pensa con la propria testa e sceglie di volta in volta, cambiando tranquilla­mente partito e schieramen­to. Ha vinto alla grande la Lega, ha vinto alla grande Forza Italia, anche i Verdi una volta sono arrivati al 20 per cento, e ha vinto più volte il centrosini­stra».

Marghera non è Stalingrad­o, da quando è finita la guerra fredda. Anche nel 2015 nello stesso giorno gli elettori hanno votato per Luca Zaia presidente della Regione, Brugnaro sindaco e Bettin presidente della Municipali­tà. «Magari la prossima volta dove oggi hanno vinto i Cinque stelle trionfa la sinistra — precisa Bettin — Qui una cosa è vera: la crisi ha morso forte e c’era un forte bisogno di cambiament­o».

Giuseppe lo spiega a modo suo: «Ogni mattina vado a prendere il pane con un amico, quando eravamo più giovani andavamo ad attaccare i manifesti e alla sera ci trovavamo insieme a cena: lui comunista, io socialista. “Sono stanco, voto grillino”, mi ha detto l’altro giorno. “No, anca ti, no ghe credo”, ghe go ditto. Ha capito come sono andate le cose? Solo voi vi sorprendet­e che l’isola rossa sia diventata a cinque stelle, noi che viviamo qui no». Ecco che il 18 è diventato 39 senza troppi sforzi. Anche alla Cesco Baseggio dove i decimali sono pochi meno (38,4), e dall’altra parte del Comune ai Giardini di Castello dove la sezione 11 della Giorgio Cini i Cinque stelle hanno sfiorato il cielo con un dito fermandosi anche qui poco sopra il 38. «Abbiamo sbagliato qualcosa, è chiaro che chi votava noi si è rivolto ai grillini — riflette il segretario dem di Marghera Marco Rizzetto — E’ una zona molto popolare». Parrocchia di San Michele Arcangelo, don Roberto Berton spalanca gli occhi: «I Cinque stelle qui hanno preso così tanto? Non mi faccia dire niente perché altrimenti perdo anche quei pochi parrocchia­ni che ho», dice. Duemila, molti meno quelli che vanno a messa, una volta erano quasi cinquemila. «Alcune case sono state chiuse, ci sono molti anziani soli, dove sono in tanti sono stranieri, e loro sono musulmani».

Le case... Al bar di piazzale delle foibe parlano anche di questo. «Senta — si avvicina uno — qui vicino stanno sistemando quaranta case del Comune, dieci vanno agli italiani, trenta agli stranieri. Allora, io non dico “Prima gli italiani” come la Lega, però .... ». «Mica viviamo sugli alberi, se venivano qui non

Il sindacalis­ta «Ho la tessera Cgil da 35 anni ma perché avrei dovuto votare ancora per loro?»

avrebbero avuto troppe sorprese».

Nevio, la barra l’ha sempre tenuta dritta: «Io non ho mai cambiato anche se non approvo tutto quello che fa il mio partito. Il 4 dicembre c’è stato un referendum, la legge elettorale sarebbe stata diversa, forse ora ci sarebbe stata una maggioranz­a. Non vogliono fare inciuci ma non si capisce come riescano a governare». Lui non è di certo uno di quel 39 per cento.

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Bandiera a 5 stelle Il vessillo del movimento fondato da Grillo sventola davanti a Venezia

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