Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Erostrato, Aquini a Morzanch nel giorno di un incendio
Lo ha raccontato Nemesio in tv: «Visti da un’anziana»
BELLUNO «Excusatio non petita, accusatio manifesta». La famiglia indagata sul caso Erostrato, il persecutore dei comuni di Cesiomaggiore e Santa Giustina, si è chiusa nel silenzio. Il 22 febbraio scorso il figlio Samuele Aquini, durante l’interrogatorio che lui stesso aveva chiesto alla Procura, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Eppure quando erano usciti i nomi dei tre indagati, padre e figlio non si erano sottratti ai microfoni e avevano anzi offerto spontaneamente la loro versione dei fatti. In alcuni casi sono andati oltre ed è per questo che la Procura analizzerà tutte le giustificazioni implicite. Una su tutte quella sull’incendio di Morzanch. «Brancolavano nel buio e si sono appigliati a un evento – aveva spiegato Nemesio Aquini –. Quel giorno avevano bruciato un deposito. Io e Samuele passeggiavamo come sempre in una parallela di Morzanch che va verso Cergnai. Abbiamo incontrato una signora con un cane. Mi sono fermato e l’ho accarezzato ma la donna mi ha guardato storto. Ha messo in rapporto in modo idiota il sottoscritto con un incendio che era in cima al bosco».
Secondo la Procura però la signora li avrebbe incontrati molto vicini all’incendio. Un’altra volta i due hanno messo di aver cercato il nome Erostrato con il computer. «È possibile – avevano raccontato – Forse anche prima che accadesse tutto questo». Infine Samuele ha esposto dei dubbi sul fatto che una svastica attribuita ad Erostrato fosse stata effettivamente disegnata dal mitomane.