Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Bpvi, chiesta l’insolvenza I pm puntano alla bancarotta
VICENZA Bpvi verso il fallimento. I titolari dell’inchiesta sul tracollo di Popolare Vicenza, i pm Gianni Pipeschi e Luigi Salvadori (come già anticipato domenica) hanno depositato al tribunale civile la richiesta di stato d’insolvenza della banca, da giugno 2017 in liquidazione. Insolvenza per la procura verificata - stando all’istanza di una decina di pagine - nel giorno di messa in liquidazione, il 25 giugno 2017. A quella data Bpvi, secondo quanto emerso dalle indagini della Finanza ma anche dagli stessi indici d’insolvenza rilevati da Banca d’Italia e Bce, aveva già evidenziato deficit di liquidità e patrimoniali, anche per i molti risparmiatori che avevano ritirato i depositi. Problemi già evidenti con la richiesta allo Stato avanzata da Bpvi di garantire per 3 miliardi crediti finanziari e bond per 500 milioni.
Ora, a decidere se ci sia o meno l’insolvenza, una volta sentiti gli ultimi cda e Bankitalia come stabilisce la legge, sarà il tribunale civile. Che potrebbe anche interpellare Bce e, se necessario, disporre una perizia. Probabilmente l’istanza della procura finirà sulla scrivania del giudice Giuseppe Limitone a cui i risparmiatori avevano già presentato la stessa richiesta, senza però ancora ottenere pronunciamenti. Risparmiatori secondo cui, si legge nella richiesta presentata dall’avvocato Luigi Fadalti, «era palese alla data del decreto-legge e della decisione della Banca centrale europea lo stato d’insolvenza di Bpvi, incapace di far fronte con mezzi ordinari alle proprie obbligazioni».
Di sicuro la dichiarazione di fallimento della banca rappresenterebbe un presupposto per risalire nel tempo e analizzare le varie gestioni bilanci e operazioni che hanno compromesso la «salute» dell’istituto, con le varie responsabilità. Un nuovo fronte quindi: un’inchiesta per bancarotta, con tanto di indagati. Ma questo non prima che il tribunale dichiari lo stato d’insolvenza.
Intanto ieri sono scaduti i termini, per Zonin e gli altri imputati del crac della banca, per farsi interrogare o depositare memorie difensive sul secondo filone d’indagine relativo all’ostacolo all’attività di vigilanza di Bankitalia e Bce, durante le ispezioni 2014, e di Consob, sull’aumento di capitale 2014. La procura già in questi giorni potrebbe chiedere i rinvii a giudizio. E sempre a breve il Tribunale del riesame fisserà le udienze per rispondere a circa un centinaio di richieste di annullamento dei sequestri sui beni degli imputati (primo tra tutti l’ex presidente Gianni Zonin). Sequestri – per circa 250 milioni - disposti dal giudice Roberto Venditti che aveva accolto (parzialmente) le richieste delle parti civili.