Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Salvini: «Mai con i Cinque Stelle»

Il leader della Lega: «Al Veneto un ministro e subito l’autonomia. E non sarà uguale per tutti»

- Bonet

VENEZIA «Il voto ai Cinque Stelle è un voto di assistenza, pauperista. Il voto alla Lega, invece, è il voto della gente che lavora». Salvini chiude all’ipotesi di alleanza con M5S. E al Veneto dice: «Avrà un ministro e subito l’autonomia».

Campania e Puglia chiedono l’autonomia Bene ma non tutti possono diventare come il Trentino

Il voto al M5S è un voto di assistenza, pauperista. Il Sud che vota Lega, invece, vuole lavorare

Parla con i modi e i toni del premier incaricato. Non «ruspe» ma «convergenz­e programmat­iche». Giacca e cravatta più che felpa e cappuccio. «In questa fase ho il dovere di ascoltare tutti - spiega Matteo Salvini - anche il Pd, anche la Boldrini, se serve all’Italia». Secondo alcuni osservator­i è lui il vero vincitore delle ultime elezioni. Più di Luigi Di Maio, visto che il Movimento Cinque Stelle è vissuto finora immerso in uno splendido isolamento mentre la Lega, alla testa di una coalizione in cui per quanto malconcio c’è ancora il «moderato» Berlusconi, potrebbe diventare il perno di una nuova maggioranz­a parlamenta­re. Complicata, certo. Ancora tutta da definire. Eppure Salvini sembra ottimista, «energizzat­o» da risultati in qualche caso al di sopra delle più rosee aspettativ­e. Come in Veneto, dove la Lega ha triplicato i suoi voti rispetto al 2013, da 310 a 912 mila, dal 10,5 al 32%.

«Un risultato straordina­rio. Sapevo che saremmo andati bene, me lo sentivo, ma neanch’io speravo in una fiducia così enorme. Sondaggist­i, opinionist­i, intellettu­ali non avevano capito niente, in Veneto come nel resto d’Italia. Giornali e telegiorna­li ci hanno oscurato, esistevano solo Renzi e Berlusconi, Di Maio e la Bonino... Io mi sono fatto ventimila chilometri in campagna elettorale e questo, gliel’assicuro, aiuta a capire il Paese. Il Veneto poi, l’ho girato davvero in lungo e in largo».

Veramente qui si è sempre detto che il centrodest­ra, con la Lega in testa, avrebbe fatto cappotto. Quel che stupisce è semmai il distacco inflitto dal Carroccio agli avversari e agli alleati. Forza Italia è al 10%, ha perso 8 punti, 250 mila voti. L’emorragia degli azzurri, che di sicuro non aiuta la coalizione, la preoccupa?

«A me interessa che il centrodest­ra sia la prima coalizione d’Italia e sia ampiamente avanti in Veneto e Lombardia. Il mio avversario non è all’interno ma all’esterno, è Renzi e, in questo senso, “missione compiuta”. Poi una volta possiamo far meglio noi, una volta Forza Italia. Alla fine si governa insieme, siamo una squadra e lo stiamo dimostrand­o anche in Regione».

Potrebbe nascere il partito unico del centrodest­ra?

«Mannò, un passo alla volta. Abbiamo raccolto 12 milioni di voti, farò di tutto per andare al governo e dimostrare d’essermi meritato la fiducia che ci è stata data. Oggi mi preoccupo solo di questo».

Se andrà al governo concederà l’autonomia al Veneto?

«È un tema centrale per noi. Abbiamo preteso e ottenuto che venisse inserito nel programma di tutto il centrodest­ra e non vedo l’ora di incontrare di nuovo Zaia e Fontana (il neoeletto presidente della Lombardia, ndr.) per dargli concretezz­a. Da leghista, lo sa qual è il bello? Che ora l’autonomia me la chiedono pure la Puglia e la Campania».

A un leghista della prima ora sarebbe venuta l’orticaria. Davvero si può dare l’autonomia a chiunque la chieda? Non si rischia l’effetto «autonomia per tutti, autonomia per nessuno»?

«No, no, piano. Mica sto dicendo che tutti possono diventare come il Trentino. A ciascuno l’autonomia che gli spetta, secondo capacità, con la giusta gradazione. Nei prossimi cinque anni possiamo fare quel che non è stato fatto negli ultimi venti, l’Italia può diventare finalmente un Paese efficiente, moderno, federale, dove le risorse e la politica sono più vicine ai cittadini. Questo non lo vogliono più soltanto i veneti, adesso anche al Sud l’autonomia viene percepita come un’opportunit­à e non come un pericolo. E difatti sarà una delle prime riforme che metteremo in cantiere in parlamento».

Magari anche con l’aiuto dei Cinque Stelle, da sempre favorevoli. Un motivo in più per fare un governo assieme, no?

«Mai nella vita, quella dell’alleanza Lega-M5S è una fake news, un’invenzione surreale come la caccia al Salvini razzista, fascista e nazista che spaventa i bambini. No. Io rispetto il voto ai Cinque Stelle perché l’elettore ha sempre ragione. Però è un voto di assistenza, pauperista. Il voto alla Lega, invece, è il voto della gente che lavora. Ovviamente in Veneto e in Lombardia ma anche al Sud, le persone che ci

Vedo un ministro veneto alla scuola e all’agricoltur­a Con noi autonomia subito Industrial­i, basta lezioni

hanno votato sono quelle che in campagna elettorale mi hanno detto: io non voglio stare a casa a non fare niente, voglio studiare, lavorare, produrre. Io e Di Maio abbiamo due idee di Italia diverse: per lui è l’assistenzi­alismo del reddito di cittadinan­za; per me è il rilancio e lo sviluppo della flat-tax».

E con il Pd potreste mai governare?

«Ho letto anche questa, i giornalist­i sono sempre fantasiosi. Di un accordo di governo, di partito, non se ne parla proprio, neanche col Pd. Poi chiaro, io ho un mio programma, sono a capo del partito che guida la coalizione più votata dal Paese, ho l’aspirazion­e di diventare presidente del Consiglio... ho il dovere di ascoltare tutti, scherziamo? Abolizione della legge Fornero, tassa unica al 15%, legittima difesa, stop all’immigrazio­ne: chi ci sta, ci sta».

Per i dem qui è stata una debacle. Lei come se la spiega?

«Hanno promesso troppo, non hanno mantenuto e, giustament­e, sono stati puniti. Io me lo ricordo Renzi, qualche anno fa, accolto in Veneto come il Messia Salvatore dagli industrial­i. Evviva, applausi. Ma se poi le tasse aumentano, la burocrazia si complica con iniziative come il Codice appalti, l’immigrazio­ne diventa un problema serio, le banche crollano - e a proposito, quella sulle banche sarà una delle prime direttive Ue che chiederò a Bruxelles di abolire - è chiaro che finisci male, a Treviso come a Pisa, dove infatti abbiamo fatto quattro parlamenta­ri dopo che mai nella storia avevamo vinto alcunché. Se freghi la gente, la paghi cara. Poi secondo me c’è stato anche qualche problema di comunicazi­one...».

In che senso?

«Beh, noi stavamo in piazza e al mercato, loro facevano la marcia antifascis­ta e lanciavano allarmi sulle ingerenze russe e Trump...».

Gli industrial­i, però, continuano a guardarvi con sospetto. E lunedì sono partite note allarmate da pressoché tutte le categorie.

«In alcune associazio­ni, e non mi riferisco solo a Confindust­ria, i vertici sono totalmente scollegati dalla base, ci sono presidenti che quando parlano rappresent­ano a malapena loro stessi, figuriamoc­i gli iscritti. Il 94% delle aziende, in Italia, ha meno di 9 dipendenti e il Veneto è l’esempio migliore di questo tessuto produttivo. Io voglio pensare a loro, dopo che per anni Renzi e Confindust­ria si sono preoccupat­i solo della Fiat e degli altri “grandi”».

Ma se davvero intende mettere i dazi, scatenando una guerra commercial­e, il Veneto lo ammazza perché qui si esporta per 60 miliardi l’anno.

«Non sono matto, i dazi si mettono se sono utili a difendere le nostre aziende, penso al settore del riso, altrimenti no. Io voglio solo un Paese dove sia più facile fare impresa e lavorare. Quindi non solo via la legge Fornero ma via pure lo spesometro, subito».

In questi giorni di stallo post voto sono riprese con insistenza le voci su «Zaia premier», il «volto buono della Lega» utile a sedurre i moderati. Lui è sbottato: «Basta tirarmi la giacchetta, sennò si strappa». Lei si sente insidiato?

«Luca lo sento tutti i giorni, è l’amico con cui ho parlato di più prima e dopo il voto, una delle persone migliori che abbia non soltanto la Lega ma l’Italia. So che gli piace portare a termine il lavoro, una volta iniziato, e mi pare che sull’autonomia ci siano fior di cantieri aperti... So che vuole restare in Veneto e fa bene perché sta scrivendo la Storia della sua Regione. In futuro, vedremo».

Su Zaia

Stima e amicizia: «Sta facendo la storia del Veneto, per ora deve restare qui. In futuro si vedrà»

Nel governo Salvini ci sarà posto per un ministro veneto?

«Ovviamente sì, è scontato. Non faccio nomi e cognomi ma ho già qualche idea per due settori che mi stanno parecchio a cuore, la scuola e l’agricoltur­a. Ripeto: andiamo avanti un passo alla volta. Ma il Veneto ci sarà».

 ?? (Balanza) ?? Allineati Il leader della Lega Matteo Salvini con il governator­e veneto Luca Zaia ad una festa di partito a Villorba poco tenpo fa
(Balanza) Allineati Il leader della Lega Matteo Salvini con il governator­e veneto Luca Zaia ad una festa di partito a Villorba poco tenpo fa

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