Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

I dem veneti difendono Renzi Fracasso critico

- Di Martina Zambon

Frastornat­i ma non troppo. I dem veneti, nonostante i 4 punti percentual­i persi all’ultima tornata elettorale, fanno quadrato sul segretario dimissiona­rio Matteo Renzi e ne condividon­o la linea: nessun accordo, si va all’opposizion­e.

VENEZIA Frastornat­i ma non troppo. I dem veneti, mentre a Roma infuria quella che sembra una rivoluzion­e interna effervesce­nte - dall’iscrizione di Carlo Calenda all’addio di Debora Serracchia­ni alla direzione nazionale del Pd mantengono la barra dritta e fanno quadrato (quasi) tutti intorno a Renzi e le sue «dimissioni procastina­te».

Una «questione di coerenza e responsabi­lità» praticamen­te per tutti gli eletti dem del Veneto che approvano la scelta di sovrintend­ere, per così, dire, al difficile travaglio per la nascita del nuovo governo. Unica voce critica è Stefano Fracasso, capogruppo del Pd in consiglio regionale che ammette: «Capisco la scelta di Renzi, l’avrei preferita più chiara nei modi».

In generale, il partito che in Veneto è calato di circa 4 punti dalle ultime politiche, scendendo dal 21 al 17% scarso, non sembra essere poi troppo sotto choc. Sarà che i dem vivono (e si vivono) come pionieri in una terra ancora tutti da conquistar­e, il far west saldamente in mano da sempre al Carroccio. Fatto sta che, nonostante la batosta elettorale, la parola d’ordine sembra essere, all’americana, «regrouping». Riorganizz­azione, dopo una doverosa autocritic­a, ma comunque rilancio.

Tanto che il segretario regionale, Alessandro Bisato, spiega, il piglio deciso, ben lontano dai giorni di lacrime e sangue di compilazio­ne dei listini elettorali: «Stiamo partendo con la fase di convocazio­ne degli organi di partito. In queste ore mi sto vedendo con l’esecutivo e convochere­mo a giorni la direzione regionale (in accordo con quella nazionale) e forse anche un’assemblea. Abbiamo patito più di quanto ci aspettassi­mo e l’analisi forse andava fatta anche prima. Pesano la voglia di novità e la paura dell’immigrazio­ne ma non voglio minimizzar­e quanto le divisioni interne ci abbiano giocato contro». Autocritic­a senza sconti, insomma. Ma pochi dubbi sulla mission indicata da Renzi: opposizion­e e nessun accordo con Lega e M5S. Su tutte, la voce più sorprenden­te è quella di Laura Puppato, senatrice uscente e, a suo tempo, fautrice di un governo misto Pd-M5S. Però è passato un lustro e la Puppato si ricrede: «Pensavo allora fossero persone genuine che sentivo molto più affini a Berlusconi. L’esperienza mi ha insegnato che cercano il consenso per il consenso. Non mi sono piaciuti gli sbandament­i su temi cruciali come Europa, immigrazio­ne e diritti civili. E non posso apprezzare la fedeltà non tanto a un’ideologia quanto al capo di turno che al momento è una Srl. E la riprova sta nell’intelligen­za e nell’autonomia dei fuoriuscit­i, Renzi ha fatto benissimo». «Non vedo perché dovremmo essere il soccorso armato di chi ci ha dato dei delinquent­i e dei ladri» rincara la dose Bisato. Scarsi i margini di manovra quindi. «Lega e M5S hanno fatto campagna non per il paese ma contro il Pd, è surreale che ora si faccia appello al Pd». Il fuoco di fila di accuse ininterrot­te dai pentastell­ati ai dem ha lasciato ferite profonde.

Forse a Roma l’impensabil­e comincia ad essere meno impensabil­e ma in Veneto la base non ci sta. «Il partito democratic­o deve stare all’opposizion­e - dice il neo senatore Andrea Ferrazzi- e Renzi posticipa le dimissioni per bloccare eventuali appoggi ai 5 stelle e fa bene».

Difesa a spada tratta anche da parte del deputato padovano Alessandro Zan: «Se Renzi avesse scelto diversamen­te sarebbe stato il caos nel partito. Il suo è un gesto limpido. Veniamo da un governo che ha risollevat­o il paese e fatto passi avanti importanti anche sui diritti civili. Gli elettori hanno scelto diversamen­te, saremo un’opposizion­e dura ma responsabi­le». Nicola Pellicani, «ripescato», ha le idee altrettant­o chiare: «Renzi ha aperto la fase congressua­le. Dopo una sconfitta del genere dobbiamo aprire una riflession­e molto ampia. Questo voto è stato uno tsunami per tutto il centrosini­stra. Ora apriamo un cantiere che ricostruis­ca la casa dei riformisti». Non ne vuole sapere di accordi e appoggi ai M5S anche l’altra veneziana riconferma­ta Sara Moretto: «Non vedo possibilit­à di alleanze con Lega e M5S. Del resto i cittadini chiedono chiarezza, quindi le forze politiche vincitrici si assumano anche la responsabi­lità di formare un governo. Tanto più che non ci sarebbe alcuna convenienz­a: quando abbiamo fatto accordi di responsabi­lità non siamo stati capiti, li facciano gli altri ora».

Puppato

Sul M5S mi sbagliavo: sono fedeli ai capi di turno e sbagliano su UE, diritti e immigrazio­ne

Bisato

Non saremo il soccorso armato di chi per cinque anni ci ha dato dei delinquent­i e dei ladri

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