Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Padova, indagati 19 ultrà: in casa nascondevano mazze e svastiche
Saluti fascisti e scontri al derby contro il Vicenza Nei guai il figlio dell’ex presidente dei biancoscudati
PADOVA 19 ultrà del Padova sono indagati per gli scontri del 27 gennaio all’esterno dello stadio «Menti» di Vicenza, prima del derby tra biancorossi e biancoscudati. In casa nascondevano svastiche e tirapugni. Nei guai il figlio dell’ex presidente dei biancoscudati.
Le perquisizioni sono scattate all’alba di ieri e hanno portato la polizia a indagare 19 ultrà del Padova per gli scontri del 27 gennaio all’esterno dello stadio «Menti» di Vicenza, prima del derby tra biancorossi e biancoscudati, ma anche dentro l’impianto, per il saluto fascista, rivolto anche alla propria squadra, per il lancio di fumogeni e petardi in campo e per il cartello dai contenuti antisemiti scoperto a fine partita. Per tutti loro - «persone vicine ai movimenti della destra radicale» - nei prossimi giorni scatterà il Daspo - il divieto di accesso alle manifestazioni sportive - che potrebbe durare anche fino a 8 anni per i recidivi (sono dodici quelli con «precedenti»). Tra loro ci sarebbe anche il figlio dell’ex presidente del Calcio Padova Giuseppe Bergamin e una 40enne, diventata mamma da poco, compagna di un noto ultrà biancoscudato.
La Digos di Vicenza e quella di Padova hanno contestato a vario titolo i reati di travisamento in occasione di manifestazioni sportive, possesso di oggetti pericolosi, lancio di materiale, violenza e resistenza a pubblico ufficiale aggravata e manifestazione del disciolto partito fascista. A incastrare il gruppo di tifosi sono state le immagini della videosorveglianza che hanno raccolto tutti i frame dei tafferugli avvenuti a circa un’ora dall’inizio della partita.
Quella sera, da uno dei pullman che aveva scortato i tifosi biancoscudati dal casello autostradale allo stadio erano scesi un centinaio di ultrà col volto travisato che avevano cercato di uscire dal settore riservato per raggiungere la tifoseria rivale. Trovato lo sbarramento delle forze dell’ordine, si erano scagliati contro la polizia. Ad avere la peggio erano stati un dirigente con due costole rotte e un poliziotto dei cinofili colpito alla mano con un’asta di bandiera. E già quella sera era stato denunciato un padovano.
Le perquisizioni, ieri, hanno riguardato le abitazioni di sedici persone tra i 22 e i 43 anni, quattro residenti nel capoluogo euganeo, due a Mestrino, tre a Camposampiero, due a Ponte San Nicolò, due a Vigonza, gli altri a Saonara, Rubano, Maserà, Albignasego e Limena. Un ultrà è residente a Oderzo nel Trevigiano. Per altri tre è scattato l’avviso di daspo. Mentre due tifosi hanno già ricevuto il provvedimento per aver scavalcato il tornello sabato scorso durante il match tra Padova e Teramo.
Nel corso della perquisizione la polizia ha sequestrato felpe e uno striscione del gruppo «Educazione Padovana», un tirapugni, un manganello telescopico, una mazza, l’autobiografia dell’ex ufficiale delle Ss Erich Priebke, un dvd con canzoni commemorative del fascismo, una bandiera con la svastica nazista oltre a telefonini e computer.
Risponde del reato di «manifestazioni esteriori del disciolto partito fascista» anche un 40enne istruttore di arti marziali di Limena, che ha aggredito un funzionario di polizia mandandolo in ospedale con due costole rotte e che ha più volte fatto il saluto romano dagli spalti. È lo stesso che, a fine partita, si era travisato e aveva esposto lo stendardo non a caso nella Giornata della memoria - con il titolo del libro di Primo Levi sull’Olocausto - «Se questo è un uomo» - e il disegno di un uomo con la maglia del Vicenza che si mangia un gatto. Immagine che si trova anche su internet e viene usata per rappresentare un ebreo: la polizia è convinta di trovarla anche nei supporti informatici sequestrati al 40enne.
«Questa è una reazione tempestiva agli atti inaccettabili verificatisi quel giorno spiega il questore di Padova, Paolo Fassari- è il compendio di un’attività che le due questure hanno svolto lavorando giorno e notte. Una ferma risposta a chi si mette in testa di agire con violenza nei nostri stadi». Il presidente del Padova, Roberto Bonetto, ha espresso solidarietà alle forze dell’ordine: «Come società comunichiamo il nostro rifiuto verso ogni forma di violenza e discriminazione, e ribadiamo la solidarietà a chi è stato coinvolto negli scontri nell’esercizio delle proprie funzioni».