Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Massaro e la crisi del Pd «Con la gente, come noi»
Il sindaco ex dem: Destra e M5S alle Comunali li ho battuti così
BELLUNO «Il Pd? Non ha vinto per la grande arroganza che ha dimostrato». Jacopo Massaro, primo cittadino del capoluogo, è stato eletto per ben due volte con liste civiche. Lui che ha iniziato con il Pd, diventandone il capogruppo in consiglio comunale per poi abbandonarlo senza rimorso qualche anno dopo, tira ora una steccata direttamente al partito e a tutto il centrosinistra. E propone una sua ricetta per uscire da una crisi che coinvolge, secondo lui, in realtà tutte le forze politiche.
Intanto gli Industriali hanno chiesto con forza che i sei nuovi parlamentari bellunesi (cinque alla Camera e uno al Senato) si impegnino a favore del territorio. «I nodi da affrontare sono molti, primo tra tutti quello di infrastrutture e collegamenti. Ma anche la difesa dei servizi essenziali: è di questi giorni, ad esempio, la notizia del previsto trasferimento della materia fallimentare dal Tribunale di Belluno a quello di Treviso, con tutti i disagi che questo provocherebbe per le nostre imprese» ha commentato il presidente di Confindustria Belluno Dolomiti Luca Barbini.
Sindaco Massaro, finita l’era-Renzi?
«Il problema non è Renzi. La crisi è del Pd e in generale del centrosinistra».
In cosa hanno sbagliato?
«Si sono ritenuti superiori alle altre forze politiche. Non c’è qualcuno più bravo dell’altro. Ci sono soluzioni diverse agli stessi problemi. Ognuno deve portare avanti la propria idea sapendo di non essere infallibile. Questo riguarda tutti i partiti. Gli esponenti di Leu (Liberi e Uguali, transfughi del Pd, Ndr), che non sono stati sconfitti, ma umiliati, hanno commentato il voto dicendo che non sono stati capiti. È quest’arroganza che allontana gli elettori dai politici».
Come ricucire il rapporto?
«La ricetta ce l’abbiamo sotto gli occhi. È nata a Belluno con le elezioni comunali del 2012. Poi replicata e rafforzata nel 2017. Abbiamo lavorato a un progetto politico che mettesse l’interesse generale davanti all’interesse di parte. Quello che tutti hanno notato in queste elezioni è che i candidati si sono mostrati preoccupati solo dell’interesse del loro partito».
Si spieghi meglio...
«Il M5s ha ottenuto a Belluno il 20% delle preferenze. Otto mesi fa, alle comunali, non sono arrivati neanche al 4%. Quando c’è un’alternativa credibile come il nostro progetto i grandi partiti spariscono. Stesso discorso per tutti gli altri. Alle Comunali il Pd aveva preso il 9% dei voti. Ora il 24%».
Qual è la soluzione?
«Bisogna rinnovare approccio e metodo. Scendere dal piedistallo e metterci chi non c’è mai salito. Partendo, ad esempio, dagli amministratori comunali che sono abituati a confrontarsi con i problemi reali. Oggi non ci sono alternative. Belluno è stato il laboratorio che ha predetto quanto sarebbe accaduto a livello nazionale. Ma non è stato l’unico».
I difetti Troppa arroganza nel ceto politico, serve più attenzione ai problemi reali
Dove ancora?
«Situazioni simili a Cuneo e a Parma. Perché quando c’è un’alternativa valida, questa mette alle corde i partiti tradizionali facendoli sparire? La chiave di volta ce l’abbiamo sotto gli occhi e vede sconfitta la supponenza dei partiti. Però ci vuole umiltà per leggerla. È da queste città che si può riflettere sul modo in cui impostare il domani».
Ha mai pensato di candidarsi alle Politiche?
«No e non lo farò neanche in futuro».