Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Solo un piccolo sconto, per i giudici Galan deve restituire 5,2 milioni
del Veneto, arrestato per corruzione nell’ambito dell’inchiesta Mose e poi uscitone con un patteggiamento a 2 anni e 10 mesi.
Galan ha sempre sostenuto che la decisione di patteggiare non è stata un’ammissione di colpa, ma una scelta personale. E anche di fronte alla Corte dei Conti aveva negato di essere mai stato «a libro paga» dell’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati. Ma i giudici non gli hanno creduto. «La prospettazione difensiva non trova alcun suffragio negli atti in possesso del Collegio», scrivono i magistrati contabili, osservando che anche il tentativo di screditare i suoi accusatori si scontra con le decisioni non solo del gip che l’ha arrestato e di quello che ha accolto il patteggiamento, ma anche del tribunale del Riesame e della Cassazione stessa. D’altra parte anche le motivazioni della recente sentenza Mose hanno confermato l’«accordo corruttivo» tra
Galan e l’ex presidente di Mantovani Piergiorgio Baita sui lavori di villa Rodella, che erano un altro dei capi d’accusa. La Corte ha poi confermato la tesi della procura regionale, con il capo Paolo Evangelista e il suo vice Alberto Mingarelli, che aveva quantificato il danno all’immagine nel doppio di quei 2,6 milioni di euro confiscati in sede penale, cioè appunto i 5,2 milioni. Non sono stati d’accordo – così come già nel caso dell’ex presidente del Magistrato alle Acque Patrizio Cuccioletta, la cui sentenza è uscita nei giorni scorsi – sul «danno da disservizio», che toglie una parte dello stipendio (per Galan il 60 per cento) ritenendo che invece di essere a servizio dell’ente pubblico, il corrotto abbia fatto i propri interessi.
Ora, quando la sentenza sarà passata in giudicato, si aprirà la partita del recupero delle somme. Galan, ufficialmente, E’ stato arrestato il 22 luglio 2014 per corruzione, dopo il sì della Camera
Era accusato di aver ricevuto tangenti da Mantovani e Consorzio Venezia Nuova