Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Veneto Banca, processo a Treviso» La difesa di Consoli chiede il trasferime­nto. E quella di Trinca costringe i Pm a riscrivere l’accusa

- Federico Nicoletti

VENEZIA Veneto Banca, Vincenzo Consoli vuole il processo a Treviso. Mentre la difesa di Flavio Trinca porta a casa il primo round, visto che il pm dovrà riscrivere l’imputazion­e, chiarendo quali sono i fatti per cui è accusato di aggiotaggi­o e ostacolo alla vigilanza. «Io non ho ancora capito cosa avrei fatto». A chi lo cercava, l’ex presidente di Veneto Banca, invariabil­mente a mezza voce, rispondeva così. Non una frase buttata lì, perché non si sa che dire. Visto che da ieri è una strategia processual­e, con l’eccezione sollevata nella udienza preliminar­e a Roma, dal suo difensore Fabio Pinelli. E che il giudice per l’udienza preliminar­e ha accolto, invitando i pubblici ministeri a indicare i fatti di cui Trinca è accusato.

Questo perché, è la linea di Pinelli, nella richiesta di rinvio a giudizio si dice solo che Trinca comunicava dati falsi in concorso con Consoli. Solo che i reati contestati sono reati propri di gestione commessi da amministra­tori delegati o da altri dirigenti. Ma non dal presidente in quanto tale, che non ha competenze di gestione: l’essere presidente, di suo, non basta; e non a caso il successore di Trinca, Francesco Favotto, non è a processo con le stesse accuse. Ma allora bisogna indicare i fatti specifici per cui si accusa anche Trinca. Che mancano.

I Pm avranno ora venti giorni per riscrivere l’imputazion­e, in vista della nuova udienza del 27 marzo. Che dovrà decidere su questa così come sull’altra eccezione, sollevata dai difensori di Consoli, Alessandro Moscatelli ed Ermenegild­o Costabile, a cui si sono accodate altre difese, di trasferire il processo a Treviso. E questo perché i luoghi dove si formano le comunicazi­oni false che formano i reati contestati avvengono non a Roma, ma nella sede di Veneto Banca a Montebellu­na. O al più, a voler dar retta alla line a che sia decisivo il luogo di partenza o di arrivo delle lettere, i tribunali di Padova o Velletri, dove si trovano i server della Sec che serviva la banca o quelli del centro informatic­o della Banca d’Italia, che sta a Frascati. Una linea che non è piaciuta ai legali dei soci, come l’avvocato Matteo Moschini, che temono un’ulteriore dilatazion­e dei tempi.

Sede del processo, imputabili­tà di Trinca. Ma la seduta del 27 marzo sarà decisiva anche per l’aspetto molto atteso della chiamata in causa di Intesa Sanpaolo, che aveva assunto la parte buona di Veneto Banca, a rispondere dei danni civili. Il giudice Lorenzo Ferri, dopo aver ammesso con una decisione clamorosa la possibilit­à, dovrà ora decidere sulla richiesta di esclusione dell’avvocato di Intesa, l’ex ministro Paola Severino. «O Intesa resta fuori dal processo, o salta il contratto di cessione», ha detto senza giri di parole la Severino.

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