Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Caso Olimpias, pressing su Benetton «Reintegri i 40 dipendenti in Cassa»
VILLORBA E adesso che (forse) Olimpias tornerà ad essere integrata nel Gruppo Benetton i 40 lavoratori oggi in cassa integrazione straordinaria, e che di Benetton erano dipendenti prima della tripartizione del 2015, potranno o meno essere ricompresi in organico? È la domanda che pongono Nicola Brancher, segretario della Femca Cisl BellunoTreviso, e Rosario Martines, leader della Uiltec-Uil chiedendo che sull’insegna tessile di Castrette si ponga fine alle ambiguità. Olimpias, che conta 110 dipendenti, tre anni fa fu divisa dal gruppo di Ponzano come conseguenza della scissione in tre parti degli asset prima riuniti sotto lo stesso logo (produttivo, commerciale e immobiliare) decisa dopo il delisting di Benetton da Borsa Italiana, l’abbandono della presidenza da parte di Luciano Benetton e l’avvio di un percorso di riorganizzazione affidato ai manager. Un progetto con esiti profondamente diversi da quelli sperati terminato lo scorso autunno quando Luciano annunciò il suo ritorno alla guida con il licenziamento dei precedenti amministratori esterni ed il recupero, da stratega della comunicazione, di Oliviero Toscani. Nelle stesse settimane si iniziò a parlare di un ripristino degli assetti originari e, dunque, anche di un riassorbimento della acciaccata Olimpias. Ma con tutti i lavoratori che c’erano prima o con soli 40 addetti? «Il passaggio da Benetton a Olimpias di questi dipendenti – fanno presente i sindacati – è avvenuto con impegni e garanzie di continuità e parità di trattamento. Le assicurazioni sono state disattese. È evidente che oggi chi si vede penalizzato del posto di lavoro nel passaggio da Benetton a Olimpias chiede che la propria posizione possa essere rivalutata. Riteniamo corrette le domande dei lavoratori, e le sosterremo con forza».
La divisione L’azienda conta 110 lavoratori: i tagli tre anni fa, dopo l’uscita del gruppo dalla Borsa
Le richieste
Cisl e Uil: «Disattese le promesse di parità di trattamento e le garanzie di continuità»