Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Mose, nessuna banca anticipa i soldi: il bando va deserto
Sfiducia nello Stato? Appalto disonorevole? Nuovo caso al Consorzio Venezia Nuova
VENEZIA «Gara deserta», è lo sconfortante esito del bando numero 47, con cui il Consorzio Venezia Nuova aveva messo sul mercato sia il finanziamento dell’opera fino a 150 milioni di euro che l’incarico di tesoreria. «Non è una bella notizia» ammette il commissario del Cvn Giuseppe Fiengo.
VENEZIA In un periodo di grave crisi di liquidità del Consorzio Venezia Nuova, quei 150 milioni avrebbero fatto comodo. Perché se è vero che i soldi «di competenza» per finire il Mose ci sono tutti, la «cassa» langue mentre si aspettano gli stanziamenti «cash» da Roma, non solo quelli scritti nelle leggi di bilancio. Ma in tutto il continente, visto che il bando era europeo, non si è trovata una sola banca con la volontà di candidarsi a finanziare le dighe mobili che salveranno Venezia dall’acqua alta. «Gara deserta», è lo sconfortante esito del bando numero 47, con cui il Consorzio Venezia Nuova aveva messo sul mercato sia il finanziamento dell’opera fino a 150 milioni di euro che l’incarico di tesoreria: il termine per la presentazione delle candidature è scaduto ieri, a cinque settimane dalla pubblicazione, e non si è presentato nessuno. «Non è una bella notizia», ammette il commissario del Cvn Giuseppe Fiengo, che nella divisione dei compiti con il collega Francesco Ossola si occupa degli aspetti contabili e finanziari. «E’ una questione seria, faremo i dovuti approfondimenti», aggiunge il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, veneziano.
Anche perché la domanda che balza subito all’occhio è proprio perché nessuno voglia finanziare il Mose. Non si fidano dello Stato e dei suoi pagamenti? Hanno paura di legare la propria immagine a quella di un’opera così contestata? Oppure ci sono altre questioni, magari più «nascoste»? Al Consorzio cercano di nascondere il disappunto, ma il fastidio è evidente. Anche perché il commissariamento va avanti da più di tre anni e i tecnici nominati dalla prefettura di Roma su richiesta dell’Anac di Raffaele Cantone speravano che fosse ormai superato il pregiudizio nei confronti del «vecchio» Cvn, quello degli scandali e delle mazzette dell’epoca di Giovanni Mazzacurati. I commissari non si sentono una «bad company» e questo lo dicono da tempo. E se le banche non avessero trovato soddisfacente il bando – che però, rispetto a quello andato deserto la scorsa estate per il solo mutuo (e fino a 50-60 milioni, quindi meno della metà di quello attuale), è stato migliorato anche con la consulenza di un esperto dell’Abi – si sarebbero aspettati delle domande, delle richieste, qualcosa che permettesse di arrivare ad alcune candidature. Non si è candidata nemmeno la Bnl, che gestisce l’attuale servizio di tesoreria del Cvn.
In realtà i tecnici del settore respingono le dietrologie su Stato e dubbi sul Mose. Chi se ne intende spiega infatti che le banche hanno «in pancia» miliardi di euro di titoli pubblici e dunque non hanno certo paura di impegnarsi in questo senso. Piuttosto sarebbe stata la gara stessa a non essere appetibile, visto che le banche ormai, in tempi di crisi, passano i bandi al microscopio. E, per esempio, potrebbero non aver gradito quel riferimento al fatto che – com’è scritto nel preliminare – «i tempi e le modalità del pagamento da parte dell’amministrazione concedente variano da un periodo di tre mesi ad un periodo di diciotto mesi, essendo determinati dalle procedure di controllo preventivo della spesa statale e di assegnazione e/o riassegnazione di residui passivi e somme perente».
Resta però sullo sfondo il sospetto di una sorta di «accordo non scritto» per mettere in difficoltà il Cvn. Ora in realtà ci sono due ipotesi: quella di un nuovo bando a condizioni diverse oppure di una trattativa privata, visto che due gare sono andate deserte. I commissari stanno cercando in tutti i modi di superare lo stallo di questi mesi, anche migliorando il rapporto con il Provveditorato, con cui effettivamente non era mancato qualche scontro, ma aspettano la conclusione dei lavori del terzetto di tecnici nominato da ministero delle Infrastrutture, Anac e prefettura di Roma proprio per dirimere alcune diversità di vedute tra concedente e concessionario. L’obiettivo è consegnare i lavori del Mose entro fine anno, ma non sarà facile.