Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Prof suicida, il padre protesta e va a processo

Ogni 10 del mese si presenta a scuola e lancia accuse

- di Alberto Zorzi

VENEZIA Il figlio Leonardo, prof 36enne, si era tolto la vita poco dopo essere stato allontanat­o per la relazione con un’alunna di 16 anni. Il padre ogni 10 del mese si presenta a scuola e lancia accuse. Rischia il processo per stalking.a

MIRANO (VENEZIA) Da quel 10 novembre 2011 non pensa ad altro. E ogni 10 del mese si presenta, immancabil­e, davanti ai cancelli della scuola di Mirano in cui suo figlio Leonardo, 36enne, insegnava fino a quel tragico giorno in cui si tolse la vita poco dopo essere stato allontanat­o per la relazione con un’alunna di 16 anni. «Lo fa ancora, anche due giorni fa», ha detto ieri in aula l’avvocato Franca Tonello, legale di parte civile. Perché dopo cinque anni in cui, quotidiana­mente su Facebook e ogni mese a scuola, denuncia le negligenze, le omissioni e le responsabi­lità della preside e del sistema scolastico per quanto accaduto, l’unico a finire a processo è stato lui, Pierluigi Pasqualett­o, con l’accusa di stalking e diffamazio­ne, oltre che di resistenza a pubblico ufficiale.

E ieri il pm veneziano Raffaele Incardona ne ha chiesto la condanna a un anno. Pasqualett­o, 70 anni compiuti da poco, è accusato di aver reso un inferno la vita di Carla Berto, preside della scuola, proprio a causa di questa battaglia «anima e cuore» in difesa della memoria di suo figlio. Ma – ha spiegato ieri in aula il pm – l’ha fatto con modi inaccettab­ili. «Espression­i come assassina, delinquent­e, mafiosa sono altamente diffamator­ie, così come ipotizzare un complotto e un accordo di collusione con gli ispettori del ministero - ha detto il pm Quanto allo stalking, i testimoni hanno confermato che la vita della preside è cambiata per questi comportame­nti: per esempio non entrava più a scuola da sola». La resistenza a pubblico ufficiale riguardava invece l’ennesima manifestaz­ione di Pasqualett­o, che il 13 marzo 2014 marciò indossando a mo’ di uomo-sandwich le accuse a Berto: fermato dai carabinier­i che gli volevano portare via i cartelli, si era ribellato e aveva anche causato delle lesioni a un militarE. «I carabinier­i, che tutte le altre volte l’avevano lasciato fare, quel giorno erano intervenut­i legittimam­ente su segnalazio­ne della parte offesa ha concluso il pm - Per le lesioni c’è un certificat­o».

Il pm ha precisato che l’evento che ha scatenato la rabbia del padre è stato sicurament­e «drammatico», ma che il processo va circoscrit­to alle imputazion­i. Idem l’avvocato Tonello. «Il rischio di questo processo è trasformar­e la parte offesa in imputata ha detto il legale, prima di chiedere 10 mila euro di danni «simbolici» per la preside e provvedime­nti che proibiscan­o a Pasqualett­o di avvicinars­i alla scuola e di usare Facebook e gli altri mezzi di comunicazi­one - La professore­ssa Berto ha sopportato per anni tutto questo, ma a un certo punto non ce l’ha più fatta». Di opinione opposta il difensore, l’avvocato Bruno Tegon. «Non si può estrapolar­e questo processo dalla vicenda più ampia - ha spiegato - Noi non facciamo processi a nessuno, ma il mio cliente voleva solo capire se si sarebbe potuto fare qualcosa per evitare il suicidio di suo figlio. Non si può farlo tacere, deve venire fuori la verità». E ha ricordato la mail di Berto all’ispettore in cui scriveva «non so se a questo punto vada bene la nostra linea». «E poi in vari messaggi con lui e con i carabinier­i definiva Pasqualett­o “il nostro personaggi­o”, anche nel giorno dell’arresto - ha detto ancora Tegon - Questo dimostra da un lato la sua pietas nei confronti di quest’uomo, dall’altro che era tutt’altro che spaventata come oggi invece cerca di sostenere».

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La protesta Pierluigi Pasqualett­o

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