Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Acc, la resa dei conti al summit sui part-time
Domani vertice sindacati -azienda: si saprà chi deve «lasciare» l’azienda. Intanto arrivano gli stipendi
MEL (BELLUNO) Giornata critica, domani a Mel in Wanbao Acc Italia. Si tireranno le somme quanto ad adesioni al part-time, con numeri che incideranno direttamente su altri numeri, quelli relativi a chi è destinato a lasciare l’azienda. Perché le cose stanno così: un mese e mezzo fa la società cinese di compressori per frigoriferi aveva reso noto ai rappresentanti dei circa 400 lavoratori il numero degli esuberi. Esattamente, 130. Una sostanziale riduzione delle posizioni critiche, scese di 40 unità.
L’azienda aveva peraltro sottolineato di essere disponibile a trattare una ulteriore diminuzione, puntando su una larga adesione part-time orizzontale di 4 ore al giorno e sull’esodo volontario (incentivato) di lavoratori ai quali basterebbero due anni di Naspi, più un anno finanziato dall’azienda. Qualche giorno dopo, una prima riunione tra azienda e sindacati. Questi ultimi portavano in dote una lista di aderenti al part-time, raccolta dalle Rsu. Questa era stata giudicata «insufficiente» dai rappresentanti dell’azienda. Luciano Zaurito di Uilm Uil aveva chiarito che comunque la lista rappresentava «una base di partenza importante». A fronte di 130 esuberi, occorrerebbero 260 part-time, nel caso in cui nessuno lasciasse l’azienda.
C’è poi la questione dello scivolo. Quello presentato dall’azienda non era stato considerato sufficiente dai sindacati. Per Zaurito si trattava «di rivedere l’importo». In pratica, tra azienda e rappresentanti dei lavoratori era iniziato il dialogo su come uscire da una difficile situazione. Il tempo corre: la cassa straordinaria, concessa utilizzando un po’ di artifici legali, termina a settembre, e siccome la procedura di mobilità va aperta 75 giorni prima, il problema va risolto entro luglio. E chi ha avuto a che fare con vicende come questa, sa che i mesi volano velocemente. Dunque il vertice di domani tra le parti, sindacati e azienda, è senz’altro determinante. I sindacati non si sbilanciano: «È una discussione ampia: vediamo da che parte cominciare». Perché si tratta, in buona sostanza, di trovare un doppio equilibrio, sia sugli esuberi che sugli scivoli. Comunque sia, ci sono anche buone notizie: l’Inps, dopo aver regolato la questione delle indennità di cassa integrazione per il mese di novembre, ha provveduto a farlo per i mesi di dicembre e di gennaio. L’ultima mensilità è stata pagata qualche giorno fa. Come si ricorderà, per un qualche motivo il meccanismo si era inceppato. Secondo Luca Zuccolotto, di Fiom Cgil, le cose erano andate così: «Pare che dipenda dal fatto che, quando una posizione risulta per qualche motivo irregolare, l’Inps blocca il pagamento per tutti. La cosa migliore sarebbe segnalare i casi fuori norma, che per la verità possono dipendere dal semplice cambiamento di Iban. Si pagano gli altri e poi si risolvono i casi specifici».
Apparentemente, questioni burocratiche. L’azienda avrebbe voluto metterci una pezza ma il tipo di cassa, un modello finanziato da un decreto interministeriale, impedisce l’intervento dell’impresa. Comunque sia, ai primi di febbraio i lavoratori non avevano visto un soldo e si erano parecchio arrabbiati. Poi, la situazione si è sbloccata, e attualmente sembra diretta a normalizzarsi.