Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Investita sulle strisce, indagato il luminare Santo Davide Ferrara Verifiche sui medici
PADOVA L’incidente avviene il 22 settembre 2017: alle 11.30 circa una donna attraversa sulle strisce pedonali in Corso Milano quando una Smart la travolge. La vittima ferita gravemente viene portata in ospedale, dove resta ricoverata sette giorni. Le pratiche sono affidate ad un’infortunistica. La vicenda sembra chiudersi lì ma a distanza di sei mesi la procura indaga il conducente per lesioni gravissime: lui è Santo Davide Ferrara, tossicologo, ex direttore della scuola di medicina legale, luminare di fama internazionale. E nell’inchiesta c’è un giallo: inizialmente alla donna era stata data una prognosi di 35 giorni, appena sotto la «soglia» che consente alla procura di procedere l’ufficio per il reato di lesioni.
L’iscrizione nel registro degli indagati è avvenuta solo dopo che un dettagliato esposto anonimo giunto a palazzo di giustizia (e al Corriere del Veneto) ha convinto gli investigatori a fare gli opportuni accertamenti.
Qualche giorno fa è arrivata la conferma di quanto si sospettava: la donna, che non aveva fatto denuncia, non si è ancora ripresa. La procura ha pertanto deciso di indagare anche sulle ragioni che hanno spinto i medici a prevedere una guarigione più veloce del previsto.
Per ricostruire dettagliatamente l’accaduto sono state acquisite le immagini girate dalla telecamera di Corso Milano quella mattina, dove si vede la Smart del professor Ferrara che centra in pieno la 58enne sulle strisce: l’incidente è gravissimo, tanto che la vittima rimane incastrata sotto l’auto e per soccorrerla è necessario un carro attrezzi. Sul posto arriva prima una camionetta di militari dell’esercito, che era in zona, e poi una pattuglia di vigili urbani.
Prima di chiudere la denuncia i vigili attendono che la paziente venga visitata: se la prognosi supera i quaranta giorni sono tenuti a fare una segnalazione alla procura che d’ufficio indaga il conducente per lesioni gravi o gravissime, se la prognosi sta sotto i quaranta giorni è la vittima a dover fare denuncia in modo autonomo.
In pronto soccorso i medici che visitano la donna la giudicano guaribile in 35 giorni nonostante il quadro clinico sia molto grave: ci sono fratture costali multiple da entrambi i lati, frattura delle vertebre, una spalla rotta.
La paziente viene ricoverata sette giorni e dimessa, poi tutto tace per mesi. Ma a febbraio un dettagliato esposto denuncia l’accaduto: qualcuno sa di quell’incidente ed è ben informato, visto che spiega con dovizia di particolari lo stato di salute della paziente.
Gli accertamenti dimostrano che l’anonimo ha ragione: la donna non si è ancora ripresa da quell’incidente. Il professor Ferrara ha ricevuto la notifica di avviso della conclusione indagini, e ha affidato la sua difesa al penalista padovano Piero Longo. «L’incidente del professor Ferrara è una banalità – spiega - La prognosi bassa? Anche quella capita: una persona può sembrare che stia bene e invece poi torna in ospedale, a volte si fa anche a fini assicurativi». Tuttavia la procura sta indagando sulle visite fatte e su quella diagnosi ottimistica rispetto al reale stato di salute della vittima.
L’esposto Alla vittima prognosi di 35 giorni ma dopo sei mesi non si è ancora ripresa