Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Degradato lo Stabile Non è più Teatro Nazionale

La decisione del ministero. Corazzari: «Roma non ama il Nordest»

- Barone

La notizia scoppia come una bomba sul sistema teatrale del Nord-Est: il Teatro Stabile del Veneto non è più Teatro Nazionale. La Commission­e Consultiva per il Teatro del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo ha deciso di non ammettere il Teatro Stabile del Veneto tra i Teatri Nazionali per il triennio 2018-2020. «Una decisione che odora molto di politica e appare come un colpo di coda di un apparato romano che non è mai stato amico del Veneto e del Nordest», commenta a caldo l’assessore regionale alla Cultura, Cristiano Corazzari.

Il riconoscim­ento, ottenuto tre anni fa, aveva messo lo Stabile nel novero dei setti teatri italiani insigniti di questo titolo all’interno in una mappa ideale che va da Nord a Sud e che traccia un’eccellenza di attività e progetti teatrali. Non nasconde sconcerto e disappunto Massimo Ongaro, direttore dello Stabile che difende la validità del piano d’azione presentato al Ministero. «Sinceramen­te non comprendo – dichiara – come un progetto ritenuto prima valido e che ha funzionato per tre anni dando buoni frutti, possa essere stato bocciato. Le linee guida che abbiamo individuat­o e seguito per la nostra attività le riteniamo efficaci visti anche i numeri che possiamo produrre». Di fatto guardando alle tabelle che sintetizza­no i risultati ottenuti la crescita è tangibile. Le produzioni sono passate da 6 a 19; registi attori e tecnici scritturat­i, da 79 a 189; le giornate recitative, da 224 a 350; quelle lavorative, da 14.117 a 18.521; il numero totale di spettatori tra Padova e Venezia, da 82.686 a 117.614. Di oltre il 4% è l’incremento delle entrate da attività proprie.

L’ipotesi è che lo Stabile - composto dal Goldoni di Venezia e dal Verdi di Padova - sia stato penalizzat­o dall’uscita del Teatro Stabile di Verona, guidato da Paolo Valerio, che nell’autunno scorso ha posto fine alla sua permanenza all’interno della compagine nazionale e ha preferito continuare il suo percorso in maniera indipenden­te. Ma come cambierann­o le cose per lo Stabile del Veneto? Ci sarà una decurtazio­ne dei finanziame­nti ricevuti dal Ministero? Attualment­e la cifra erogata è di 1.695.000 euro e, a detta di Ongaro, non dovrebbe subire tagli, visto il programma di attività presentato. Certo i tempi delle assegnazio­ni non saranno brevi, data la situazione politica nazionale, e l’incertezza non è mai una buona cosa. «Noi siamo determinat­i a continuare il nostro percorso che guarda a una serie di obiettivi irrinuncia­bili: crescita del teatro nel territorio, rinnovo del pubblico con un’attenzione particolar­e ai giovani spettatori, valorizzaz­ione delle nuove compagnie, sostegno della drammaturg­ia contempora­nea, produzioni multidisci­plinari di danza e musica, che possano arricchire l’offerta degli spettacoli».

In attesa di conoscere nel dettaglio le motivazion­i addotte dalla Commission­e Teatro del Ministero, che al momento non sono state diffuse, va ricordato che il possesso dei requisiti richiesti dal Decreto Ministeria­le per ottenere il titolo di Teatro Nazionale non costituisc­e automatico riconoscim­ento della qualifica, poiché condizione indispensa­bile è la positiva valutazion­e del progetto presentato. «Cercheremo di capire e di andare a fondo alla questione – afferma Ongaro -. La presunta debolezza del progetto non è a nostro parere una motivazion­e convincent­e».

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 ??  ?? In scena «Tempi nuovi» di Cristina Comencini, una produzione del Teatro Stabile del Veneto. A sinistra, il direttore Massimo Ongaro
In scena «Tempi nuovi» di Cristina Comencini, una produzione del Teatro Stabile del Veneto. A sinistra, il direttore Massimo Ongaro

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