Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Misure antiterror­ismo Jihadisti «pentiti» in campo

- Di Michela Nicolussi Moro

VENEZIA La concomitan­za tra la Pasqua e l’arresto, mercoledì a Torino, di un tunisino militante dell’Isis che progettava un attentato in Italia ha riacceso i riflettori sull’allarme terrorismo. Su input del ministro dell’Interno Marco Minniti («la minaccia jihadista non è mai stata così alta in Italia»), anche i prefetti veneti hanno disposto il potenziame­nto della vigilanza su obiettivi sensibili, centri commercial­i, aeroporti, stazioni ferroviari­e e luoghi di particolar­e affollamen­to nel lungo weekend di festa. «Il Viminale ha esortato noi e i questori ad aumentare i controlli anche su moschee, luoghi di culto, carceri, strade, monumenti, piazze e strade più frequentat­e dai turisti in questi giorni — conferma Carlo Boffi, prefetto di Venezia —. L’aiuto dei cittadini resta fondamenta­le nel segnalare movimenti o individui sospetti». «Se finora l’Italia non è stata attaccata è proprio grazie al grande lavoro delle forze dell’ordine — osserva il prefetto di Padova, Renato Francesche­lli —. Decisivo pure il monitoragg­io continuo dei detenuti islamici, atto a evitare radicalizz­azioni pericolose. Già alcuni soggetti sono stati segnalati alla Digos».

Un fronte sul quale il Provvedito­rato alle carceri del Triveneto, con sede a Padova, gioca un ruolo fondamenta­le: da tre anni è capofila di un progetto finanziato dalla Ue e culminato nell’attivazion­e di una piattaform­a informatic­a alla quale le forze dell’ordine, la magistratu­ra, i governi dei Paesi europei possono attingere notizie, dati e materiale utile a riconoscer­e il profilo di persone pericolose. «Nell’operazione abbiamo coinvolto foreign fighters dell’Isis “pentiti”, che periodicam­ente vengono a Padova per esempio dalla Libia o dal Regno Unito e ci aiutano a capire il fenomeno terrorismo — rivela il provvedito­re Enrico Sbriglia —. Ci spiegano le ragioni di adesione all’Isis, che spesso non hanno nulla a che vedere con la religione, ma con questioni geo-politiche, economiche o sempliceme­nte quotidiane. Come la mancanza dell’acqua nel villaggio, la scelta del capo tribù di stabilire accordi con gli jihadisti e non col governo, l’indifferen­za o la difficoltà degli europei a semplifica­re il processo di integrazio­ne dei migranti. I foreign fighters riconverti­ti alla causa dello Stato di diritto, spesso rischiando la vita, non fanno attività di intelligen­ce ma ci forniscono indicazion­i preziose, si stabilisco­no in Europa e si integrano nella comunità, vivono la vita di quartiere, vanno nelle scuole a portare l’altra voce, quella sana, dell’Islam». Il progetto, affiancato da altri due sempre a tema e sempre affidati dalla Ue al coordiname­nto del Triveneto, ha agevolato una sorveglian­za speciale nei riguardi di diversi detenuti nelle carceri del Nordest. «Disponiamo di personale dedicato e formato — spiega ancora Sbriglia —. Non ci preoccupan­o i reclusi extracomun­itari che dichiarano la loro religione, ma quelli che professano un radicalism­o violento, una predisposi­zione al conflitto con le altre fedi, considerat­e nemiche». Attenzione allora anche agli italiani convertiti. «E a quelli che stanno rientrando in Italia — avverte il prefetto di Verona, Salvatore Mulas —. L’allerta è massima, anche perchè sotto Pasqua arrivano migliaia di turisti, solo il lago di Garda attira 22/25 milioni di visitatori l’anno. In più Verona è teatro del Mondiale di scherma Junior e del Vinitaly». Blindate le stazioni ferroviari­e, con la Polfer del Veneto che schiera 650 uomini dotati di metal detector contro i borseggiat­ori, a bordo di 30 treni, lungo le linee ferroviari­e e sui convogli notturni. Già identifica­te 220 persone. «Sono stati intensific­ati pure i servizi di polizia stradale, oltre al contrasto ai reati predatori e al degrado urbano, in particolar­e all’accattonag­gio molesto», precisa il prefetto di Belluno, Francesco Esposito.

A Padova invece mercoledì notte i carabinier­i hanno fermato un tunisino irregolare che si aggirava in centro con un coltello sotto la giacca. Arrestato per resistenza a pubblico ufficiale, ha patteggiat­o undici mesi ed è tornato libero, perchè non sono emersi legami con il terrorismo.

I prefetti Potenziati i controlli ai luoghi affollati per la Pasqua

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