Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Maxi evasione Arrestato imprenditore
Un fiume di carte per evadere l’Iva, cinese ai domiciliari e 41 indagati. Chiuso il «Milano Moda» di Fiera
Ha evaso centinaia di migliaia di euro di Iva tramite un fiume di fatture false: arrestato imprenditore cinese di Treviso, 41 indagati.
TREVISO Fatture false per 3 milioni di euro allo scopo di abbattere l’imponibile, e 500 mila euro di Iva evasa. Fatture emesse da società esistenti solo per produrre quelle carte totalmente false, senza nemmeno un ufficio e intestate a camerieri. Sarebbe stato questo il meccanismo utilizzato da un imprenditore 50enne cinese, residente a Paese, per frodare il Fisco.
L’uomo, proprietario di due empori in città, il più grande è il «Milano Moda» di via IV Novembre, nel complesso del «Centro Fiera», è stato arrestato dagli uomini della guardia di finanza del Gruppo di Treviso al termine dell’operazione «Dragone». I finanzieri hanno eseguito giovedì, un’ordinanza di misura cautelare agli arresti domiciliari firmata dal gip Angelo Mascolo con l’accusa di dichiarazione fraudolenta e utilizzo di fatture false. A richiederla è stato il sostituto procuratore Vincenzo Russo, che ha ottenuto anche un provvedimento di sequestro preventivo di 1,2 milioni di euro sui beni dell’uomo. Il provvedimento risulta eseguito, per ora, solo in parte, per un ammontare di circa 800 mila euro (700 mila per la merce trovata nei negozi e 130 mila di contanti trovati nella sua casa di Paese). Indagati per emissione di fatture false, 41 connazionali residenti tra le province di Padova, Venezia, Firenze e Milano.
«Quella ideata dal 50enne è la classica frode fiscale – spiega il tenente colonnello Andrea Leccese, comandante del Gruppo di Treviso -, attuata con le società “cartiere”, ossia esistenti solo sulla carta e costruite all’unico scopo di emettere fatture per operazioni inesistenti da inserire nelle dichiarazioni dei redditi, ridurre gli imponibili e quindi le tasse. L’indagine è partita con una verifica fiscale che ci ha portato alle fatture false emesse tra il 2013 e il 2016 da 42 società, tutte riferibili a soggetti cinesi, che di fatto non esistevano». Non c’erano, infatti, uffici, aziende e merce da vendere. E gli amministratori sono risultati talvolta irreperibili, in altri rintracciati in altre regioni dove lavorano come camerieri in ristoranti di connazionali. Da giovedì l’imprenditore si trova ai domiciliari. Alla porta del negozio, in via IV Novembre, un cartello annuncia la chiusura «per motivi tecnici». Dentro i nastri e i sigilli del sequestro su tutti gli espositori della merce (abbigliamento, accessori e articoli per la casa). Le fiamme gialle non hanno potuto sequestrare l’immobile, in quanto il negozio è in affitto. Questa mattina l’indagato, difeso dall’avvocato Federico Cappelletti, comparirà davanti al gip Mascolo per l’interrogatorio di garanzia.