Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Lo Stabile declassato Il ministero: bocciati per il livello artistico Ongaro: no, penalizzati
Il Teatro veneto perde lo status, ma al nord lo ottiene invece Genova. Pronta la disdetta degli integrativi
VENEZIA Fosse stata una pagella di fine anno, la bocciatura sarebbe stata sonora e netta. Ieri il Teatro Stabile del Veneto ha perso il riconoscimento dello status di Teatro Nazionale. Una doccia gelata che, nel day after, secondo i vertici dello Stabile va capita e spiegata. Intanto l’assessore regionale alla Cultura, il leghista Cristiano Corazzari si inalbera gridando al «giudizio politico». Eppure, su 7 teatri che avevano lo status, sono tutte riconferme, ad eccezione del Piccolo di Milano che fa storia a sé conquistando quello di Teatro Europeo. Il Veneto, di fatto, viene scalzato dall’avanzamento concesso a un altro teatro del nord, quello di Genova. Corazzari, però, è intenzionato a ottenere una spiegazione a Roma chiedendo un incontro urgente con Dario Franceschini ormai oltre la soglia del dicastero per i Beni e le Attività Culturali.
Tornando alla pagella, però, i voti assegnati dalla commissione ministeriale guidata dal docente di Storia del Teatro alla Sapienza, Guido Di Palma, lasciano sbigottiti. Impietosi in ciascuna delle nove voci di valutazione. La direzione artistica di Massimo Ongaro totalizza 2 su 5, per il resto, è tutta una sfilza di uno e, a tratti, di 0,5 come nel caso dei rapporti con università e scuole. Spicca, fra tutti, un uno su otto per la qualità artistica del progetto. In buona sostanza, al teatro veneto sono stati assegnati 9 punti su 35 totali. Tre anni fa, quando lo status di Teatro Nazionale era stato conquistato, erano 18,5. Sotto accusa, per molti, il relativo appeal delle produzioni.
«La spiegazione che ci siamo dati - commenta Ongaro - è che si sia voluto penalizzare un progetto nato sulla base di aggregazione fra Padova-Venezia e Verona. Un sodalizio, quello con Verona, poi fallito per la sopraggiunta incompatibilità». E il «divorzio», lo scorso autunno, dal Teatro Nuovo di Verona guidato da Paolo Valerio si lascia dietro una scia di contenziosi giudiziari e reciproche accuse. Certo, non un presupposto positivo per presentarsi a Roma che avrà pesato, ma, spiega ancora Ongaro, «Riteniamo ci siano stati elementi non appartenenti a una valutazione del progetto». Insomma, qualcosa in quei voti tanto striminziti non torna secondo il direttore dello Stabile che continua: «Due su tre sono produzioni proprie. Sulla qualità il giudizio è sempre opinabile ma siamo difficilmente attaccabili su questo versante. Se è cambiato qualcosa rispetto a una struttura che fino all’anno scorso andava bene, vogliamo capire cosa. Chiederemo un’audizione alla commissione e incontreremo il direttore generale del ministero Onofrio Cutaia».
Un po’ orgoglio, un po’ pregiudizio nel pasticciaccio brutto fra Venezia e Roma, insomma. Nervo scoperto, poi è il vil denaro. A rischio ci sarebbero 400 mila euro, soldi che nel bilancio di un teatro fanno la differenza. Dovesse materializzarsi lo scenario più fosco, lo Stabile, non potrebbe far altro che volgersi al socio Regione chiedendo qualcosa in più della difesa, per quanto appassionata, d’ufficio. «La Regione ha già preso posizione, - dice Ongaro scegliendo con cura le parole - ci auguriamo che questa vicenda dia un nuovo impulso a una progettualità condivisa con i soci». E si tratta di una bizzarra coincidenza ma giusto ieri ai lavoratori dello Stabile è stata comunicata la disdetta degli integrativi aziendali. «Parliamo di un corpus di integrativi affastellati dagli anni ‘80 in poi. Era un altro mondo, vanno decisamente riordinati - spiegano allo Stabile - certo è che il nuovo orizzonte dei finanziamenti potrebbe non aiutare».
Intanto, lo Stabile procederà con la richiesta di inserimento nella categoria meno prestigiosa dei Teatri di rilevanza nazionale. E si dovrà fare in fretta visto che la commissione si riunisce per valutare le richieste a metà aprile. A fine aprile, poi, è già in agenda un’assemblea dei soci per approvazione del bilancio consuntivo 2017 che si attesta sui 9 milioni di fatturato. «Di cui il 53% arriva da entrate proprie, - specifica Ongaro - dato su cui non abbiamo rivali in Italia». Non manca una diffusa presa di posizione in difesa dello Stabile dal mondo del teatro veneto, dai registi Giuseppe Emiliani ed Enrico Castellani, agli attori Andrea Pennacchi e Ottavia Piccolo, passando per il sovrintendente della Fenice Fortunato Ortombina. J’accuse, infine, del consigliere regionale di Leu Pietro Ruzante contro la giunta regionale: «In due anni i soldi per la Cultura sono crollati da 49 a 22 milioni».
Ruzzante (Pd)
Miope Roma ma negli ultimi due anni la giunta Zaia ha dimezzato i fondi per la cultura