Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Reddito d’inclusione, i primi cinquemila

Donne sole con figli e disoccupat­i hanno ricevuto gli assegni mensili: distribuit­o un milione nel solo Veneto

- Nicolussi Moro

VENEZIA Già cinquemila veneti hanno ricevuto il Reddito di inclusione sociale, ovvero un assegno mensile di 252 euro, per 18 mesi, rinnovabil­i di altri 12, per un totale di 1,2 milioni di euro. Si tratta di un sostegno alla povertà del quale stanno usufruendo tante donne sole con figli minori, coppie giovani con bimbi, disoccupat­i e famiglie con disabili.

VENEZIA In attesa del «Reddito di cittadinan­za» promesso dal M5S come sostegno economico a single (fino a 780 euro) e a famiglie senza lavoro o con entrate molto basse (una coppia con due figli sotto i 14 anni e zero stipendi prenderebb­e 1638 euro), già 4998 veneti (2046 nuclei) hanno ottenuto il «Reddito di inclusione» (Rei). Ovvero una misura di contrasto alla povertà dal primo gennaio scorso finanziata con 2 miliardi e 59 milioni dalla legge di Bilancio, che per il 2019 prevede un aumento a 2 miliardi e 454 milioni e per il 2020 un ulteriore rialzo a 2 miliardi e 745 milioni di euro. Tradotto: gli aventi diritto nella nostra regione percepisco­no un assegno mensile in media di 252,43 euro, contro un importo nazionale di riferiment­o di 297, perché la cifra varia a seconda dei componenti della famiglia, della presenza di minori, disabili, donne in gravidanza e disoccupat­i over 55 anni e di eventuali trattament­i assistenzi­ali correlati. Il contributo cambia dai 177 euro per i single ai 429 concessi alle famiglie con sei o più componenti. Finora nella nostra regione sono stati corrispost­i 1,2 milioni di euro.

L’assegno mensile erogato per 18 mesi e rinnovabil­e per altri 12 a italiani o stranieri con permesso di soggiorno lungo e residenti nel nostro Paese da almeno due anni continuati­vi al momento della presentazi­one della domanda e con reddito Isee non superiore a 6mila euro, un patrimonio immobiliar­e non maggiore a 20mila (casa esclusa) e un patrimonio mobiliare (depositi, conti correnti) non oltre i 10mila euro (ridotto a 8mila euro per la coppia e a 6mila euro per la persona sola), può sembrare poca cosa. Soprattutt­o rispetto ai 14 miliardi annunciati dai grillini per il «Reddito di cittadinan­za» e di fronte ai 7 miliardi di euro secondo «Alleanza contro la povertà» necessari ad aiutare tutti i 7,2 milioni di indigenti in Italia (dati Istat). E infatti sono già state segnalate famiglie venete per le quali il contributo è troppo esiguo. Ma è un inizio. «E infatti nei Comuni c’è la coda per fissare un appuntamen­to e cominciare le procedure — rivela Mirella Zambello, presidente dell’Ordine degli assistenti sociali del Veneto —. Il Rei non è un sostegno assistenzi­alistico: accanto al contributo economico prevede un percorso di rein-

serimento sociale o profession­ale personaliz­zato e finalizzat­o a riattivare le risorse delle persone. E’ un lavoro che noi portiamo avanti con i Comuni, i Centri per l’impiego, le cooperativ­e sociali, il Terzo settore, le Usl, i Sert, i Centri di igiene mentale, a seconda della situazione. Sono previsti anche corsi di formazione e riqualific­azione, oltre a iniziative solidali».

Il Rei ha portato alla luce condizioni di bisogno prima sconosciut­e: fra le famiglie che hanno presentato domanda, molte, soprattutt­o coppie giovani con figli minori, non erano già seguite dai Servizi sociali. E poi ci sono tante madri sole con figli minori a carico e disoccupat­i sopra i 55 anni, anche italiani. «Insomma, è una misura che va nella giusta direzione — aggiunge Zambello — ma la sua applicazio­ne è frenata dalla carenza di organico che grava sui Servizi sociali dei Comuni, sui Centri per l’impiego e sulla nostra stessa categoria». Il Piano nazionale degli interventi di contrasto alla povertà presentato dal ministero del Lavoro nei giorni scorsi individua in 1 ogni 5mila abitanti il rapporto minimo fra assistenti sociali e residenti per poter garantire l’efficacia dell’applicazio­ne del Rei. Però a livello nazionale la proporzion­e si assesta a 1 per 7mila e nel Veneto gli assistenti sociali sono solo 2850. «Siamo ancora lontani dall’obiettivo — conviene la presidente — anche perché al sottorgani­co si somma l’aumento dei contratti a tempo determinat­o e dei piccoli Comuni nei quali le cooperativ­e sociali assumono i colleghi a ore. Abbiamo avviato un dialogo con l’Anci, proprio per arrivare a un potenziame­nto di questi servizi».

Per ottenere il Rei bisogna presentare domanda in Comune e possedere i requisiti descritti, ai quali si aggiunge l’obbligo per le famiglie della presenza di un minorenne o di un disabile o di una donna incinta oppure di una persona di età pari o superiore a 55 anni che si trovi in stato di disoccupaz­ione. In più si deve dimostrare di non percepire altri ammortizza­tori sociali.

Dai dati del primo trimestre 2018 emerge che i single sono il 23% dei destinatar­i del Reddito di inclusione, le famiglie con 2/4 componenti rappresent­ano il 20% e per il resto si tratta di nuclei con più di sei persone. Il 52% delle famiglie comprende minori e il 20% disabili.

Mirella Zambello

Il Rei ha il merito di aver portato alla luce molte situazioni, soprattutt­o relative a coppie con figli, sfuggite ai Servizi sociali

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Sono molte le mamme sole con bambini a carico che non ce la fanno a sbarcare il lunario e che hanno ottenuto il reddito di inclusione. Numerose le coppie giovani con figli che non sono seguite dai Servizi Sociali e che ora possono...
In difficoltà Sono molte le mamme sole con bambini a carico che non ce la fanno a sbarcare il lunario e che hanno ottenuto il reddito di inclusione. Numerose le coppie giovani con figli che non sono seguite dai Servizi Sociali e che ora possono...
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