Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Reddito d’inclusione, i primi cinquemila
Donne sole con figli e disoccupati hanno ricevuto gli assegni mensili: distribuito un milione nel solo Veneto
VENEZIA Già cinquemila veneti hanno ricevuto il Reddito di inclusione sociale, ovvero un assegno mensile di 252 euro, per 18 mesi, rinnovabili di altri 12, per un totale di 1,2 milioni di euro. Si tratta di un sostegno alla povertà del quale stanno usufruendo tante donne sole con figli minori, coppie giovani con bimbi, disoccupati e famiglie con disabili.
VENEZIA In attesa del «Reddito di cittadinanza» promesso dal M5S come sostegno economico a single (fino a 780 euro) e a famiglie senza lavoro o con entrate molto basse (una coppia con due figli sotto i 14 anni e zero stipendi prenderebbe 1638 euro), già 4998 veneti (2046 nuclei) hanno ottenuto il «Reddito di inclusione» (Rei). Ovvero una misura di contrasto alla povertà dal primo gennaio scorso finanziata con 2 miliardi e 59 milioni dalla legge di Bilancio, che per il 2019 prevede un aumento a 2 miliardi e 454 milioni e per il 2020 un ulteriore rialzo a 2 miliardi e 745 milioni di euro. Tradotto: gli aventi diritto nella nostra regione percepiscono un assegno mensile in media di 252,43 euro, contro un importo nazionale di riferimento di 297, perché la cifra varia a seconda dei componenti della famiglia, della presenza di minori, disabili, donne in gravidanza e disoccupati over 55 anni e di eventuali trattamenti assistenziali correlati. Il contributo cambia dai 177 euro per i single ai 429 concessi alle famiglie con sei o più componenti. Finora nella nostra regione sono stati corrisposti 1,2 milioni di euro.
L’assegno mensile erogato per 18 mesi e rinnovabile per altri 12 a italiani o stranieri con permesso di soggiorno lungo e residenti nel nostro Paese da almeno due anni continuativi al momento della presentazione della domanda e con reddito Isee non superiore a 6mila euro, un patrimonio immobiliare non maggiore a 20mila (casa esclusa) e un patrimonio mobiliare (depositi, conti correnti) non oltre i 10mila euro (ridotto a 8mila euro per la coppia e a 6mila euro per la persona sola), può sembrare poca cosa. Soprattutto rispetto ai 14 miliardi annunciati dai grillini per il «Reddito di cittadinanza» e di fronte ai 7 miliardi di euro secondo «Alleanza contro la povertà» necessari ad aiutare tutti i 7,2 milioni di indigenti in Italia (dati Istat). E infatti sono già state segnalate famiglie venete per le quali il contributo è troppo esiguo. Ma è un inizio. «E infatti nei Comuni c’è la coda per fissare un appuntamento e cominciare le procedure — rivela Mirella Zambello, presidente dell’Ordine degli assistenti sociali del Veneto —. Il Rei non è un sostegno assistenzialistico: accanto al contributo economico prevede un percorso di rein-
serimento sociale o professionale personalizzato e finalizzato a riattivare le risorse delle persone. E’ un lavoro che noi portiamo avanti con i Comuni, i Centri per l’impiego, le cooperative sociali, il Terzo settore, le Usl, i Sert, i Centri di igiene mentale, a seconda della situazione. Sono previsti anche corsi di formazione e riqualificazione, oltre a iniziative solidali».
Il Rei ha portato alla luce condizioni di bisogno prima sconosciute: fra le famiglie che hanno presentato domanda, molte, soprattutto coppie giovani con figli minori, non erano già seguite dai Servizi sociali. E poi ci sono tante madri sole con figli minori a carico e disoccupati sopra i 55 anni, anche italiani. «Insomma, è una misura che va nella giusta direzione — aggiunge Zambello — ma la sua applicazione è frenata dalla carenza di organico che grava sui Servizi sociali dei Comuni, sui Centri per l’impiego e sulla nostra stessa categoria». Il Piano nazionale degli interventi di contrasto alla povertà presentato dal ministero del Lavoro nei giorni scorsi individua in 1 ogni 5mila abitanti il rapporto minimo fra assistenti sociali e residenti per poter garantire l’efficacia dell’applicazione del Rei. Però a livello nazionale la proporzione si assesta a 1 per 7mila e nel Veneto gli assistenti sociali sono solo 2850. «Siamo ancora lontani dall’obiettivo — conviene la presidente — anche perché al sottorganico si somma l’aumento dei contratti a tempo determinato e dei piccoli Comuni nei quali le cooperative sociali assumono i colleghi a ore. Abbiamo avviato un dialogo con l’Anci, proprio per arrivare a un potenziamento di questi servizi».
Per ottenere il Rei bisogna presentare domanda in Comune e possedere i requisiti descritti, ai quali si aggiunge l’obbligo per le famiglie della presenza di un minorenne o di un disabile o di una donna incinta oppure di una persona di età pari o superiore a 55 anni che si trovi in stato di disoccupazione. In più si deve dimostrare di non percepire altri ammortizzatori sociali.
Dai dati del primo trimestre 2018 emerge che i single sono il 23% dei destinatari del Reddito di inclusione, le famiglie con 2/4 componenti rappresentano il 20% e per il resto si tratta di nuclei con più di sei persone. Il 52% delle famiglie comprende minori e il 20% disabili.
Mirella Zambello
Il Rei ha il merito di aver portato alla luce molte situazioni, soprattutto relative a coppie con figli, sfuggite ai Servizi sociali