Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Vince la causa troppo tardi, via azienda svedese
Pirogassificatore, la Corte boccia Regione (e comitati)
«Non nel mio cortile». Ci risiamo. Il caso è quello della svedese Cortus, che voleva realizzare nel Trevigiano due pirogassificatori. Regione e comitati le hanno fatto la guerra. E a nulla è servita la sentenza della Corte che le dava ragione.
TREVISO «Non nel mio cortile». E ci risiamo. Il caso è quello della svedese Cortus Energy, azienda che realizza impianti di energia green per il proprio Paese e per altri, che aveva in animo di costruirne due nella Marca, uno a Paese e l’altro a Gaiarine. E ciò in partnership con la Greenova di Pordenone. Si trattava di trasformare le potature delle viti in corrente elettrica e in acqua calda. Pochi anni fa la società scandinava ha «venduto» strutture del genere in California. Perché dunque, non piazzare esemplari simili nella terra del Prosecco, visto che ogni anno i filari della Marca lasciano a marcire 75mila tonnellate (i conti li fa il Sole 24 Ore) fra fusti, germogli, fogliame, e tralci? Ma niente, ecco subito spuntare il comitatone Nimby (acronimo inglese per Not in my back yard, appunto «Non nel mio cortile») che muove le fila della politica tanto da conseguire l’appoggio della Regione. Questa si mobilita e scrive una legge ad hoc per bloccare tutto (prescrivendo distanze particolari da singole case abitate e da centri abitati); e sebbene la norma venga ora silurata dalla Corte Costituzionale, il comitatone porta a casa la vittoria: gli Svedesi, vedendo la malaparata dal punto di vista dell’apprezzamento sociale, se la sono svignata. Saltano investimenti, in Veneto, pari a 33 milioni di euro. Il progetto era stato seguito vicino anche da Confindustria — come quello, per altro, dei termovalorizzatori del Trevigiano, anch’essi falliti — , che oggi, benché i suoi rappresentanti non intendano commentare ufficialmente — fa trapelare un certo sconforto per l’epilogo della vicenda.
Il muro degli oppositori, tuttavia, è stato granitico. «Ma per carità — sbotta l’assessore regionale all’ambiente Gianpaolo Bottacin —: è tutta un’altra storia. Gli svedesi se ne sono andati perché avevo portato una apposita delibera in giunta, per bocciare il progetto. Che è quindi stato affossato con un atto amministrativo. La faccenda della legge è un’altra. Al contempo, si era pensato di scrivere una normativa regionale in materia. Ora, la Corte Costituzionale ha detto che noi non abbiamo il potere di determinare la distanza di quel genere di impianti dalle abitazioni. È una delle facoltà che chiediamo allo Stato, a proposito della trattativa in corso con Roma per ottenere più autonomia. Da una parte l’Unione europea favorisce l’installazione di pirogassificatori (che trasformano materiale organico in gas, e questo viene utilizzato per produrre energia); dall’altra lo Stato non ci consente di decidere dove piazzarli. Ed è questo il punto».
Ma qual è la ragione del diniego amministrativo? Non si tratta di ottenere energia pulita? «Ho presentato la delibera in giunta — continua Bottacin — non perché gli Svedesi mi stessero antipatici, o perché ce l’abbia contro progetti di questo tipo. Il fatto è che si era riunita la “Commissione tecnica ambiente” – di cui non fa parte solo la Regione, ma anche l’Arpav (l’agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale), i Comuni interessati, le Ulss, e altri. Una delegazione tecnica, che aveva detto di no. E lo aveva fatto a ragion veduta, numeri alla mano. Particolarmente compromessa sembrava la situazione di Paese». Ma come sarebbe andata, a Paese? Secondo il primo cittadino, Francesco Pietrobon, le cose stanno così: «La contrarietà non era sull’impianto in sé, ma su dove si trattava di piazzarlo. Una struttura simile, sulle coste ventose bagnate dal Mare del Nord, fa solo del bene. Da noi è un po’ diverso. D’inverno l’aria stagna, e il Pmi schizza verso l’alto. Quindi, la scelta del sito specifico è di per sé strategica». E quello scelto a Paese non andava bene? «La struttura — continua Pietrobon — doveva essere realizzata a 100 metri dal borgo principale del comune, che fa 11mila abitanti; e più o meno alla stessa distanza dalla maggiore frazione, Castagnole, che fa 4.500 abitanti. Decisamente, non era il posto giusto». C’erano altre ragioni per dire di no al progetto? «Direi proprio di sì — continua Pietrobon —: mancavano valutazioni sul beneficio ambientale ed energetico. Facciamo un esempio: invece di utilizzare il gasolio, utilizziamo l’energia del pirogassificatore. Ma se per far funzionare quest’ultimo dobbiamo mobilitare centinaia di camion che portano i resti delle vigne... Per noi, comunque, è una faccenda passata». Sta di fatto che l’investimento è sfumato e gli svedesi di Cortus Energy se ne sono andati altrove.
L’assessore Bottacin
Da una parte l’Europa favorisce l’installazione di pirogassificatori, dall’altra lo Stato non ci consente di decidere dove piazzarli. Noi avevamo bocciato quel progetto